L'affondo
Un piccolo animale
Chi non si commuove davanti ad un piccolo animale?
Da più parti, movimenti e associazioni si son mosse a far valere i diritti di chi non ha voce (ma chi l’ha detto che questi siano solo animali?), a trovare un tetto, delle cure, del cibo (ma vi pare di vedere tanta attenzione intorno all’”animale-uomo” di ogni colore, razza, cultura,…?).
Le nostre case si riempiono sempre più di piccoli animali (il 58% dice una pubblicità).
Dopo le cliniche specifiche, eccoti i necrologi, i cimiteri e le fotografie (avessero almeno il buon gusto di non metterci i volti dei loro padroncini sulle lapidi…).
Ma come la mettiamo quando il piccolo animale è in noi?
Di tanto in tanto le cronache vicine e lontane ci buttano in faccia le storie di gruppi di ragazzini che diventano stupratori, ladri, microcriminali.
E le reazioni della gente sempre le stesse: “ragazzi di buona famiglia”, “presi da soli non sono cattivi”, “i mie figli andavano alle loro feste di compleanno”,… . Eppure….
Eppure li ritroviamo sbattuti sulle pagine dei giornali, nei servizi dei TG, al centro dei salotti di psicologi e criminologi.
“Branco” il termine che va per la maggiore: è il branco che comanda, è il branco che spaccia, è il branco che violenta. Si parla, appunto, di una psicologia del branco. E li vedi scorrazzare dal parco al bar, dalle panchine allo stadio, dalla casa libera di uno di loro al campetto, … .
In mano sempre qualcosa: una birra, la sigaretta, la moto, una ragazza.
Il rischio è proprio questo, che tutto si appiattisca: come ti scolo la birra, così “ti faccio la tipa”… .
Sapete come lo chiamano questo stile gli addetti ai lavori? CONSUMISMO DEL PIACERE: in genere tocca i teenager che vogliono tutto quello che li attrae. E subito. Se non possono prendono lo stesso: un muro è subito scavalcato, una porta subito scassinata, un lucchetto presto saltato. E un no della tipa? Un po’ di forza, dei ricatti ed è subito fatta.
Fanno da loro leggi, regole e violenze. Vivono di velocità. Senza il tempo di educare il piccolo animale che c’è dentro. E poi, quando succede qualcosa, come piccoli animali feriti soffrono.
Ci credo a questa sofferenza.
Ci credo a queste lacrime.
Vorrei credere che non sia l’ultima parola ma che si imparasse ad educare… il piccolo animale che è in ciascuno… .
Da un articolo di don Giuseppe