letterina 20131026

Gioventù bevuta

“Ci sono figli che danno soddisfazioni e lavorano, altri invece che si sbronzano, si drogano e sono violenti. Ci sono figli affettuosi e solari e figli che non sanno che farsene del tuo amore. L’elenco sarebbe lungo. Un figlio, tuttavia, è ciò che di più grande e importante al mondo Dio ti possa dare e qualunque cosa te lo porti via è terribile. E’ ciò che di peggio ti possa capitare nella vita. Quando a portarti via un figlio è una malattia, anche un tragico incidente sul lavoro o sulla strada, accettare la disgrazia è difficilissimo. Ma accettare che un figlio ti sia strappato da un suo coetaneo ubriaco alla guida di un’auto è insopportabile.
Perché non pensare che sballare con l’alcool o drogarsi significa mettere a rischio la propria e altrui vita? Mio figlio Stefano era un ragazzo valido, una di quelle persone che non ti dicono mai la cosa sbagliata, non perdono mai la pazienza e sono amati da tutti. Mi guardava con quegli occhi buoni, con quel fondo di malinconia, quasi fosse un presagio di ciò che gli sarebbe successo. Sapere che chi ha creato questo danno, questo strazio costante che ci accompagna e ci accompagnerà per sempre, pare non avverta nemmeno il senso di colpa di fronte a una vita spezzata, fa male e aggrava il dolore di una famiglia. Quanta indifferenza, quanto egoismo in chi ha spezzato la vita di un giovane. Nessuno vuole “la testa” di un ragazzo, anche se colpevole, ma un sincero pentimento, una richiesta di perdono sì. E la legge che cosa fa? Sì, ci dovrebbe almeno in parte tutelare, anche se nessuno ci restituirà più nostro figlio e io prometto che, proprio per lui e per la sua memoria, non lascerò nulla di intentato. Diventerà lo scopo della mia vita far conoscere i rischi di chi si mette al volante ubriaco. Stefano non c’è più e io voglio gridare il mio no all’alcool, alle droghe perché non ci siano altre vittime. Tu che vivi con queste persone che si bevono il cervello, dimmi qualcosa. Grazie.”

Ciao Alessandra

 

E’ una lettera scritta da una mamma a don Chino (che con don Mario incontrerà ancora i genitori martedì prossimo, mentre i figli ascolteranno Claudio e Cinzia e alcune testimonianze di giovani) riportata in uno dei suoi libri: Come canne al vento).

 

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