letterina 20131102

Nuovissimi o Novissimi?

“Nuovissimi” è un aggettivo che si usa quando un prodotto viene lanciato sul mercato e sorprendentemente costituisce una qualità dell’oggetto stesso. Come se il solo fatto di essere ultima generazione fosse già una garanzia. La novità è un valore in sé. “Novissimi” invece non è un aggettivo, ma sostantivo. E riguarda le cose ultime, cioè quelle che stanno alla fine della vita: la Morte, il Giudizio, l’Inferno e il Paradiso. Tanti anni fa, nelle nostre chiese o durante le Quarantore, magari per le missioni popolari, i predicatori dai pulpiti tuonavano: la vita veniva raccontata come un grande duello tra vizi e virtù.
Le pecore da una parte e i caproni dall’altra e la fede era sperare di trovarsi dalla parte giusta al momento giusto.  Noi proviamo a pensare e a pregare sulle cose ultime, i Novissimi, perché abbiamo urgenza di far respirare le domande, di trovare per l’oggi un senso che vada oltre la rincorsa all’ultima novità, perché se la Novità vera ci ha raggiunti ad un certo punto della nostra vita, cioè la vita nuova in Cristo, avvertiamo nel profondo del cuore e della nostra coscienza che qualcosa in noi ha sapore di eternità. E anche chi non crede o crede a fatica, sicuramente nutre la segreta speranza di ritrovare un giorno le persone che ha amato. Qualcosa dentro noi non si piega all’idea di averle perse in eterno. Tutti amiamo. Almeno una volta nella vita. Ed è l’amore in sé che ci obbliga a credere che l’amore non perde nulla di ciò che ha amato. Gesù dice che questa è la volontà del Padre suo e nostro: non perdere nessuno di coloro che Egli ama. Tutto il mistero della nostra fede ruota intorno a questa promessa che nella Pasqua e divenuta certezza. Non vuole perdere nessuno di noi, perché l’Amore accetta di perdere la vita, ma non te. La ricorrenza liturgica dei defunti, che sono i morti, va insieme a quella dei santi per ricordarci proprio questo: che la morte non cancella la memoria. Perché l’Amore non dimentica. E l’Amore, quando ricorda, fa vivere. Nella Messa questo accade. Allora sapere e credere che ci sarà il Giudizio diventa per l’oggi fonte di speranza. Perché ci sarà davvero un momento nel quale saremo definitivamente aiutati a tenere ciò che vale e a liberarci delle cose inutili. Inutile e pesante è tutto ciò che su questa terra non è toccato dall’amore e giace nelle nostre giornate o nelle nostre case, tra le nostre cose o tra i ricordi come peso morto: magari è d’oro, ma è zavorra e fonte di divisione. Questo si chiama Inferno, ovvero tutto quello che si sottrae all’amore. L’amore solamente porta in salvo. Altrimenti va perduto. Per questo la Scrittura si chiude con un libro, l’Apocalisse, che è l’ultima rivelazione: al centro della città santa, la Gerusalemme celeste, sta ritto l’Agnello che come un condottiero guida le schiere dei redenti nella terra (Ap 14). L’agnello è il Cristo che è passato per la grande tribolazione: entrato nella sua passione dal giardino del Getzemani è uscito vivo e stigmatizzato dal giardino della resurrezione...Nel libro dei redenti c’è anche il tuo nome. Un posto preparato da sempre, conquistato per sempre. E vivere con questa prospettiva ci fa respirare: abbiamo la vita eterna! 

Suor Katia Roncalli

 

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Vicariato: Catechisti