Lungo la strada
La strada è fatta per camminarci sopra e per incontrare la gente. Per vedere passare il mondo e per andargli incontro. Sentiero, tratturo o viale alberato, la strada è sì luogo di passaggio, ma può divenire anche spazio concreto per soste piacevoli in cui riassaporare il gusto antico dell'amicizia, in cui sorprendersi a raccontare, dove prendersi cura. Peccato che noi non siamo più tanto abituati alle strade a "misura di persona" e abbiamo creato le autostrade in cui non l'uomo è al centro, ma le automobili e la loro velocità. Abbiamo fatto del mezzo (automezzo) il fine. Ricordo ancora con una certa emozione quella volta in cui mi recai a Fiumicino a ricevere tre preziosi ospiti, che per la prima volta uscivano dal loro lontano villaggio africano in Congo. Non avevano mai visto una casa di mattoni e ora erano scaraventati ai piedi di palazzoni alti alti, non avevano conosciuto l'asfalto e ora ne potevano vedere a perdita d'occhio. Mentre si procedeva in autostrada Arsen venne fuori con una domanda: "Ma su questa strada non c'è nessuno che cammini a piedi?". La mia risposta fu altrettanto pronta: "Non solo non c'è nessuno che cammini a piedi, ma è addirittura vietato!". Chiunque abbia conosciuto un poco d'Africa comprende bene il senso della domanda di Arsen. Chiunque sia stato nell'Africa scartata dagli itinerari turistici e ritagliata fuori dalle riserve esclusive dei club superorganizzati, conosce le file di persone che procedono lentamente a piedi per ore e ore per arrivare al mercato, al fiume, al pozzo, al villaggio vicino, al dispensario. Teoria composta di una umanità dolente eppure tanto più umana di quella inscatolata nelle automobili lanciate a freccia sull'asfalto. Ma sulle nostre strade qualcuno si prende cura?
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