letterina 20140510

"SELFIE"

Ai giorni nostri ci si interroga, e non senza motivo, sulla “convenienza” delle nostre azioni. E così la “convenienza” tende ad essere il termometro della società e delle nostre scelte. Conviene studiare? Conviene laurearsi? E dove conviene di più? Tutte domande legittime che, tuttavia, vanno trattate con cautela. All’estremo potremmo infatti chiederci se conviene nascere per poi dover morire? Se ci limitassimo a questo approccio dimenticheremmo la cultura del dono e la specialità della persona umana, che sta nella sua “consapevolezza”. Consapevolezza che la vita, per credenti e non, è un dono e che se vissuta consapevolmente fa scorgere la fine come la restituzione attesa del donato. E così si studia e si va all’Università, per essere più consapevoli, per avere più coscienza di sé e della relazione con gli altri. Anche questo conviene anche se non si misura.
I giorni nostri sono poi anche la manifestazione un po’ stentata del “consumo tecnologico” ed è bello interrogarsi sul ruolo delle nuove tecnologie, anche sulla loro “convenienza” per la nostra qualità della vita. L’auspicio qui è che le nuove tecnologie non portino filtri alla realtà ma ci aiutino a vederla e a capirla meglio.
Mi hanno impressionato, a riguardo, le persone intorno al Pontefice in occasione della santificazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II. Quando Papa Francesco varcava la folla questa era tutta intenta a fotografarlo. Certo, ognuno si portava un ricordo, ma l’incontro visivo veniva filtrato da iPad, iPhone e altri dispositivi fotografici. E, tuttavia, la profondità di uno sguardo diretto, non filtrato anche se breve, vale forse più del miglior “selfie”. Ti ricorderai allora di aver visto il Papa non di averlo fotografato per poterti rivedere con lui. Dietro vi è sempre la consapevolezza che trasforma positivamente ogni scoperta scientifica e tecnologica.
I giorni nostri sono anche quelli della perdita della “calligrafia”. Ecco, vorrei dire ai giovani, non perdete la vostra “calligrafia” è una parte della vostra identità, quella che vi siete costruiti. Facciamo attenzione al processo di omogenizzazione indotto dalle nuove forme di comunicazione. Certo indietro non si torna, ma l’auspicio è che almeno si riesca recuperare in altro modo la propria identità e il proprio modo d’essere, affinchè l’innovazione sia ricerca del meglio piuttosto che “nervosi culturale e sociale”. 

Stefano Paleari

 

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