letterina 20140927

Lo sballo dei giovani, il silenzio degli adulti

E’ di lunedì la notizia che nella Bassa il consumo di cannabis è aumentato del 30% rispetto al 2011.
La sostanza rientra nella categoria delle cosiddette «droghe leggere» e quindi che non genererebbero conseguenze sul fisico e la psiche di chi ne fa un uso abitudinario: proprio in virtù di questa etichetta, il consumo di cannabis lievita soprattutto tra i giovani. Eppure gli stessi ricercatori del «Negri» rilevano che prima dei 23 anni il ricorso a tali sostanze può causare danni al cervello. Ma nel dibattito sulla legalizzazione delle «droghe leggere» non c'è traccia di questa certezza scientifica e del fatto che queste sostanze sono spesso l'anticamera di quelle pesanti.
Non facciamo dell'allarmismo scrivendo che la «droga leggera» circola anche nelle scuole: lo sanno i presidi e gli insegnanti chiamati a vigilare pure su questa intrusione. Con la discrezione che richiede l'ambiente, collaborano con le forze dell'ordine.
I carabinieri hanno reso pubblico ieri l'arresto di 8 minorenni che spacciavano marijuana ai loro coetanei, anche all'interno di istituti superiori di Bergamo. Avevano una cinquantina di clienti e sono state accertate almeno 300 cessioni di dosi. Secondo una recente ricerca, il 23,4% dei bergamaschi tra i 15 e i 19 anni ha sperimentato il consumo di cannabis. Ma ancora una volta sarebbe un errore fermarsi ai numeri.
È assodato il ricorso a «droghe leggere» e alcol nella corsa allo sballo, il tentativo di sottrarsi ai limiti e alle fatiche della realtà. Succede tra gli adolescenti che vivono l'età fragile e critica della crescita e del distacco familiare ma guai a rifugiarsi nelle prediche malmostose. Perché succede anche a tanti adulti, che ricorrono a cocaina e gioco d'azzardo.
La dipendenza nelle sue varie forme infatti è oggi una malattia diffusa e trasversale a classi sociali e anagrafiche. II richiamo alla responsabilità dei comportamenti personali va da sé. «Una volta queste cose non accadevano» si usa dire in tali casi. Certo, ma queste sono le circostanze con le quali fare i conti: la droga è diventata una pessima medicina del male di vivere.
II punto è non rassegnarsi a quest'altra evidenza, come spesso invece fanno gli adulti, navigati nel cinismo imperante e silente. Siamo accerchiati da messaggi che in maniera subliminale inneggiano allo sballo, come se nella vita non ci fossero altre possibilità. Accorgersene è il primo passo per sottrarsi a queste sirene. Ma serve capacità di vigilanza. Quella che hanno avuto i genitori di due degli otto minorenni arrestati, quando con dolore e senza coprirli hanno permesso di svelare lo spaccio nel quale erano coinvolti i loro figli.

Andrea Valesini da L’Eco di Bergamo, 24 sett. 2014

 

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