La tratta
L’8 febbraio si celebra la prima giornata di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone, voluta da Papa Francesco e promossa dalle Unioni internazionali femminili e maschili dei Superiori e Superiore Generali e da Talitha Kum, la Rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di persone. Questo fenomeno «è una delle peggiori schiavitù del XXI secolo» e « riguarda il mondo intero»; circa 21 milioni di persone, spesso povere e vulnerabili, sono vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavoro forzato, espianto di organi, accattonaggio forzato, servitù domestica, matrimonio forzato, adozione illegale e altre forme di sfruttamento. Ogni anno, circa 2,5 milioni di persone sono vittime di traffico di esseri umani e riduzione in schiavitù; il 60 per cento sono donne e minori. Spesso subiscono abusi e violenze inaudite.
D’altro canto, per trafficanti e sfruttatori la tratta di esseri umani è una delle attività illegali più lucrative al mondo: rende complessivamente 32 miliardi di dollari l’anno ed è il terzo “business” più redditizio, dopo il traffico di droga e di armi». Da molti anni, «la Chiesa cattolica, e in particolare le congregazioni religiose femminili, operano in molte parti del mondo, per sensibilizzare su questo vergognoso fenomeno, prevenire il traffico di esseri umani, denunciare trafficanti e sfruttatori e soprattutto aiutare e proteggere le vittime. Ma perché, nella maggior parte dei casi, queste ragazze non si ribellano a chi le sfrutta? Perché non abbandonano la strada? "Sono quasi sempre sotto ricatto da parte dei loro sfruttatori", spiega sr. Valeria, missionaria comboniana che, dopo Etiopia, Sudan e Uganda, oggi lavora a Palermo accanto alle donne della tratta. "Poco tempo fa ho incontrato in ospedale una donna che aveva tentato di suicidarsi con dei farmaci. Mi ha raccontato che suo figlio era stato gettato dalla finestra perché da qualche tempo lei non portava più i soldi ai suoi sfruttatori. Essendo malata, infatti, non poteva lavorare". "Mi ha detto che per salvare suo figlio da nuove violenze aveva rinunciato a fare denuncia e a chiedere aiuto. E mi diceva che appena si sarebbe sentita meglio avrebbe ripreso ad andare sulla strada, per poter pagare i suoi sfruttatori: meglio che muoia io piuttosto che i miei bambini". "E' una tristezza - aggiunge sr. Valeria - sapere che queste ragazze-schiave hanno così tanti clienti, di tutte le età, che abusano di loro, le usano". "Quanta ignoranza e superficialità c'è in questi uomini!".