Terroristi e Papa: proprio uguali?
Charlie Hebdo è tornato in edicola, stampato in due milioni e mezzo di copie. Al suo riapparire non ha voluto smentirsi. La copertina rappresenta un cagnolino che fugge, disperatamente, da una muta che lo insegue... Ma, nella vignetta, il cagnolino in fuga porta in bocca una copia del settimanale. Chi sono gli inseguitori da cui il cagnolino sta fuggendo, terrorizzato? Sono molti, molto compatti, molto minacciosi. Ci sono tutti e si intravedono con discreta evidenza: Nicolas Sarkozy, Marine Le Pen, Papa Francesco e un jihadista, rappresentato come un grosso lupo nero con un kalashnikov in bocca. In realtà, tutto il gruppo degli inseguitori è in bilico fra fattezze umane e fattezze animalesche... I giornali, da quello che si è visto finora, hanno accolto con riverenza il nuovo numero del settimanale e si sono ben guardati dall'azzardare qualche critica.
Vorrei nel mio piccolo cercare di evitare un luogo comune: siccome il settimanale satirico francese è stato oggetto di quel terribile attacco terrorista, bisogna perdonargli tutto e accettare tutto quello ché dice come oro colato... Penso di dover dire che quella vignetta non è affatto oro colato. Intanto, anche il nuovo numero, conferma una costante. Charlie Hebdo deve aggredire, altrimenti non è Charlie Hebdo. Ma deve aggredire anche perché l’aggressione è stata la ragione della mattanza. E rinnegare l'aggressione vorrebbe dire non solo tradire la propria identità, ma tradire anche i martiri del sette gennaio. E così eccoci alla nuova copertina. Perché l’aggressione sia efficace, tutto è rigorosamente semplice. Il mondo è diviso in due: il perseguitato - Charlie - e i persecutori - tutti gli altri. Ma gli altri devono essere molti e devono essere tutti rigorosamente persecutori sennò il meccanismo non funziona. Quindi il jihadista lupo è accanto a un Papa Francesco (ma è proprio lui? Non gli assomiglia per nulla) che digrigna i denti, arrabbiatissimo. Papa Francesco è diventato un jihadista ed è perfettamente uguale a Marine Le Pen e Sarkozy...È il meccanismo classico del capro espiatorio, il tutti - rigorosamente tutti - contro uno solo - rigorosamente solo - colpevole...Charlie sta usando verso gli altri quello che gli altri hanno usato verso di lui.
Anche gli attentatori del sette gennaio hanno visto nel settimanale satirico il colpevole di tutto... Un tragico gesto che semplificava, metteva tutti sullo stesso piano e colpiva all'impazzata. Anche Charlie fa qualcosa di simile con i suoi nemici; tutti jihadisti, tutti nemici, tutti contro. Certo Charlie Hebdo non spara e, ovviamente, si tratta di differenza di non poco conto. Ma colpisce. Cambia l'arma, certo, ma lo stile della guerra è lo stesso. Un particolare impressiona soprattutto: che Papa Francesco sia messo accanto a un jihadista mi pare sufficiente per far indignare chiunque. Decisamente la libertà, anche quella di stampa e anche quella di satira, non si difende a questo modo.
E’ sempre così: la violenza non insegna mai i modi per uscirne. Al contrario, offre molti motivi per restarci. Per uscirne bisogna aver altri criteri e altri riferimenti. Chiaramente, non è il caso di Charlie Hebdo.
Alberto Carrara, L’Eco di Bergamo 26.02.15