2 barra 3
Non so se vi siete accorti: è sempre più diffuso un modo di esprimersi : barra.
Vuoi essere snob, cool, in, trandy, easy? Allora non dire più: “ho 2 o 3 cose da fare” ma “ho 2 barra 3 cose da fare”; non si senta più: “ci vediamo tra 5 o 10 minuti” ma “tra 5 barra 10 minuti” e così tutto: 1 barra 2 figli, 2 barra 3 amanti, 3 barra 4 amici... Si direbbe che stare al computer molte ore digitando la barra, abbia influenzato il modo di parlare.
Normalmente, nel linguaggio verbale, si tende a semplificare le parole, tant’è vero che si abbreviano anche i nomi propri. Chiedetelo agli ado (che sta per adolescenti), se non è vero. Qui si assiste invece all’esatto contrario: li si allunga. E’ così bella quella O (una lettera) e invece oggi bisogna dire BARRA (cinque lettere). A forza di barra si corre il rischio di uniformare tutto, anche i numeri, con i quali sempre più abbiamo a che fare nei tiggì (telegiornali): del resto cosa cambia se i cristiani uccisi in Kenya sono 147 barra 150, se quelli buttati a mare sono 15 barra 20, se il carico umano stipato sui barconi era di 700 barra 900 profughi?
A forza di barra si perdono i volti, le storie. E ne basterebbe uno (neanche 1 barra 2) a far sussultare le coscienze intorpidite.
L’appello che si alza da queste storie è uno solo: non guardateci come numeri, non accorpateci come un mucchio indistinto, non fate di noi una statistica. Ciascuno di noi è un nome e una storia, una vita e dei sentimenti, delle speranze e delle relazioni. Del resto se in quella barra ci fosse tuo figlio, tua moglie, tuo marito..., come cambierebbe la storia? E ciascuno di noi vi rende presenti altri volti e altri nomi, altre storie, più vicine a voi, più simili al vostro quotidiano, volti e storie che magari non volete guardare in faccia. Non considerate mai l’altro come un numero o, peggio, come un soprannumero: l’altro è sempre una persona, una storia, un capolavoro. Sì, nel volto dell’altro, se accettiamo di guardarlo, c’è il nostro volto, perché l’altro siamo noi.
Chissà se tutti quelli che vengono in chiesa le pensano queste cose, magari anche quando fanno la Comunione...