Nascondino
In questo fine settimana Bergamo ospita il campionato del mondo di nascondino. Una notizia curiosa che mi ha fatto andare immediatamente all’infanzia, quando nei grandi cortili del paese o in piazza, bambini e ragazzi giocavano insieme. Certo, bisognava poi fare i conti con le mamme che a casa ci attendevano sudati e fuori orario. E non era sempre festa...
Vado con una punta di nostalgia a questi ricordi, anche quando vedo i figli di oggi soli, chiusi nei loro giochi virtuali, bravi al computer già dai primi anni, ma fragili nelle relazioni. E penso anche ai genitori, bravi pure loro a ficcare il naso in facebook e whatsapp ma a volte incapaci di guardare negli occhi i figli.
Nell’articolo de L’Eco che riportava la notizia, i vecchi giochi, i giochi da cortile, vengon definiti «ad alto profilo pedagogico». Giochi che aiutavano a crescere, a diventare adulti. Il nascondino fra quelli di gruppo, era dei più affascinanti. Insieme al toc, oggi ancora giocato nelle scuole come «Lupo», in diverse versioni a «palla prigioniera», «bandierina». C'erano poi i giochi i individuali, di cui una bella raccolta si trova nel museo del falegname di Tino Sana di Almenno San Bartolomeo: il «pirlì», la «lipp», la trottola, gli aquiloni, i rocchetti (tipo yoyo), la cerbottana, i cavalli a dondolo e via di seguito. Tutti questi giochi aiutavano a strutturare la dimensione sociale del bambino, l’identificazione di sé, ma anche il senso di gruppo e di appartenenza. Ad esempio nel nascondino ci sono ruoli definiti, si scelgono strategie, alleanze, complicità; esiste la dimensione della sfida e dell’antagonismo. Il gioco del nascondino, a pensarci bene, comincia molto presto, quando il bambino ha pochi mesi di vita.
Lo fanno tutti i genitori per esempio nel "bu bu settete" quando si nascondono la faccia con le mani. Il genitore scompare agli occhi del bambino, comunque cambia aspetto...e poi ritorna. Il bambino impara, comincia a farlo anche lui, aumenta il suo grado di autonomia e aumenta il senso del sé. Nel nascondino del cortile entra l'elemento della sfida, del dimostrare la propria abilità. Si insinua il senso di sfidare il pericolo perché talvolta per nascondersi bene si scelgono soluzioni anche un po' rischiose. E poi c'è la speranza di non venire trovato, di scegliere un nascondiglio che ti faccia scomparire e anche il rapporto con l'autorità, con la "guardia" che ti riporta all' «ovile».
Proprio un bel gioco da fare...