letterina 20150926

Cuba e dintorni

Papa a Cuba

Una folla immensa ha accolto il Papa in Placa de la Revolucion a l'Avana, la stessa delle grandi adunate, celebre per il ritratto di Che Guevara. Riprendiamo qui alcuni spunti dell'omelia, nella domenica in cui affidiamo il mandato agli operatori pastorali, a servizio della Comunità.
Il Pontefice ha invitato a capovolgere la logica del potere. "I discepoli discutevano su chi dovesse occupare il posto più importante, ma «Gesù sconvolge la loro logica dicendo loro semplicemente che la vita autentica si vive nell’impegno concreto con il prossimo, cioè servendo»".
Il Pontefice ha precisato: «Servire significa, in gran parte, avere cura della fragilità. Servire significa avere cura di coloro che sono fragili nelle nostre famiglie, nella nostra società, nel nostro popolo» che Gesù «invita concretamente ad amare. Amore che si concretizza in azioni e decisioni». Sono «persone in carne e ossa con la loro vita, la loro storia e specialmente la loro fragilità, che Gesù ci invita a difendere, ad assistere, a servire...Per questo, «il cristiano è sempre invitato a mettere da parte le sue esigenze, aspettative, i suoi desideri di onnipotenza davanti allo sguardo concreto dei più fragili».
C’è «un ‘servizio’ che serve gli altri; però dobbiamo guardarci dall’altro servizio, dalla tentazione del ‘servizio’ che ‘si’ serve degli altri». «Esiste una forma di esercizio del servizio che ha come interesse il beneficiare i ‘miei’, in nome del ‘nostro’. Questo servizio lascia sempre fuori i ‘tuoi’, generando una dinamica di esclusione», ha avvertito Francesco. Invece, «tutti siamo chiamati dalla vocazione cristiana al servizio che serve e ad aiutarci a vicenda a non cadere nelle tentazioni del ‘servizio che si serve’.
Tutti siamo invitati, stimolati da Gesù a farci carico gli uni degli altri per amore. E questo senza guardare accanto per vedere che cosa il vicino fa o non fa». In realtà, «questo farci carico per amore non punta verso un atteggiamento di servilismo, ma al contrario, pone al centro della questione il fratello: il servizio guarda sempre il volto del fratello, tocca la sua carne, sente la sua prossimità fino in alcuni casi a ‘soffrirla’, e cerca la promozione del fratello. Per tale ragione il servizio non è mai ideologico, dal momento che non serve idee, ma persone». «Non dimentichiamoci della Buona Notizia di oggi: la grandezza di un popolo e di una persona si basa sempre su come serve la fragilità dei suoi fratelli. E in questo troviamo uno dei frutti di una vera umanità. Perché, cari fratelli e sorelle, ‘chi non vive per servire, non serve per vivere’».

 

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