Misericordia e volto
Riporto una pagina che mi ha fatto pensare e che allargo a voi:
Il padre Macario raccontò: «Camminando nel deserto, trovai il cranio di un morto gettato per terra. Appena lo toccai con il mio bastone di palma, il cranio cominciò a parlare. Gli dico: "Chi sei?". Il cranio mi rispose: "Ero un sacerdote degli idoli e dei greci che dimoravano in questo luogo. E tu sei Macario il pneumatoforo. Quando tu ti impietosisci e preghi per quelli che giacciono nel luogo del castigo, essi ne hanno un po' di consolazione". "Che consolazione e che castigo?", chiede l'anziano. Gli dice: "Quanto dista il cielo dalla terra, altrettanto è il fuoco sotto di noi. Siamo immersi nel fuoco dalla testa ai piedi e non è possibile guardarsi in volto, perché ciascuno ha le spalle attaccate alle spalle dell'altro. Ma quando tu preghi per noi, l'uno vede un po' il volto dell'altro: questa è la consolazione".
(Detti dei padri del deserto: Macario l'Egiziano 38).
Macario è un uomo che non mette confini alla sua misericordia.
È abitato dallo Spirito e questa presenza è come un fuoco in lui: gli dà il coraggio di forzare, con la sua intercessione, i limiti della giustizia di Dio e far emergere da essa la compassione.
Macario non pretende di cambiare il giudizio di Dio; semplicemente, «si impietosisce e prega per quelli che giacciono nel luogo del castigo», desiderando che negli inferi sia conservato un segno della compassione di Dio. In questo detto è nascosta una profonda verità: quando si ha il coraggio di assumere nella preghiera gli inferi dell'uomo, qualunque essi siano, e si ha il coraggio di guardarli con compassione, allora misteriosamente si porta in essi un po' di speranza.
Qualcuno, grazie alla nostra preghiera, avrà ancora la forza di risollevare lo sguardo e vedere un volto che può ridonargli speranza e fiducia. Il castigo è non vedere il volto dell'altro; la consolazione è vedere il volto del fratello.
In cammino per... Avvento 2015