Cose di casa 5
- Visita ai malati nelle case: normalmente ogni mese, io o un altro sacerdote e, da alcuni anni, soprattutto nei tempi forti, ogni domenica da parte dei ministri straordinari della comunione.
Il minimo è spegnere la televisione che certo può fare compagnia, ma in quel momento accogliamo quella del Signore. Alcuni la abbassano, tolgono il volume... è più veloce spegnere. Alcuni non se ne rendono conto tanto è entrata nel panorama casalingo. E’ bene spegnere. A volte si stendono tovagliette ricamate per accogliere il Santissimo (retaggio di un tempo in cui non c’era biancheria firmata o con pizzi, ma il set per l’Eucarestia preparato da mani fini sì); qualcuno accende una candela, altri mettono un’immagine, una croce, un fiore... piccoli segni che dicono consapevolezza. Belli.
-Spero che almeno qualcuno sappia il motto della nostra Parrocchia (riportato anche sul disegno con le sette chiese) : “Ut unum sint” cioè :”che siano una cosa sola” (fa parte della preghiera sacerdotale di Gesù nell’ultima cena cfr Gv 17,11). A volte, vedendo il modo di cantare e pregare in assemblea mi dico: ma come faremo ad essere una cosa sola se non ci si ascolta neppure? Mi riferisco al fatto che la musica degli strumenti va da una parte (normalmente quella segnata sugli spartiti e che quindi fa da riferimento) e le voci da un’altra; che nella recita dei salmi, ad esempio, ci sono velocità diverse (a volte anche 4-5) come se si dovesse fare gara a chi arriva primo; così anche per il rosario (a proposito : come stiamo con la Salve Regina? Mi pare che non solo non si sappia cantare quella in latino -con tutti gli strafalcioni del caso- ma neppure recitare quella in italiano).
Ascoltare e ascoltarsi: prima regola per “essere una cosa sola”.
E poi mi spiegate perché in alcune celebrazioni (soprattutto funerali, quando ci sono persone anche di altre comunità) l’assemblea sembra impedita? Non ci si alza nei momenti giusti (è brutto che il sacerdote faccia segno con le mani o con sguardi poco benevoli), non si canta come normalmente, non si risponde... Dovrebbe essere chi già vive la Comunità a “trascinare” chi arriva. O no?