“Homini et Sancti Alexandri”

“Homini et Sancti Alexandri”

La festa di Sant’Alessandro Martire patrono della Diocesi e della città di Bergamo si avvicina. Da otto anni, per la festa del patrono, è al lavoro una squadra, frutto della collaborazione di soggetti diversi, pubblici e privati, e principalmente Comune e Diocesi, con la partecipazione di gruppi e associazioni, che sceglie il tema e le proposte con cui declinarlo.

Ogni anno una virtù diversa, attorno alla quale la comunità religiosa e quella civile si riconoscono. Dopo Misericordia, Gratitudine, Coraggio, Speranza, Umiltà, Fraternità, Compassione, quest’anno è la volta della Fiducia.
La fiducia – scriveva San Giovanni Paolo II – non si acquista per mezzo della forza. Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti”. Non è, dunque, una virtù astratta, anzi, la fiducia è concreta, è una virtù che si basa sulla relazione.
E’ interessante che questo Patrono sia un laico, forse nato a Tebe nel III secolo e morto a Bergamo il 26 agosto 303, secondo la tradizione un soldato della legione tebea, che subì il martirio a Bergomum. Anticamente i bergamaschi si chiamavano “Homini et Sancti Alexandri” e ciò spiega il fatto che anche a livello civile c’era un riferimento a lui.
Mons. Gianni Carzaniga, prevosto della parrocchia S. Alessandro in colonna dice a proposito «Quest’anno il tema della fiducia è legato alla situazione che stiamo vivendo di ripresa di tutte le attività, dal lavoro alla scuola. Ovviamente la fiducia è una virtù che diventa poi capace di aprirsi agli altri. Accanto alla fiducia c’è il germe della speranza e il tema del progetto.
La fiducia può essere l’elemento di fondo sul quale si guarda con una prospettiva positiva senza dimenticare tutto quello che è stato drammatico nel recente passato. Quindi una fiducia motivata, rielaborando il vissuto. Faccio un esempio legato alla storia, certo in una situazione diversissima ma con qualche analogia. Pensiamo alla peste del 1630: se si gira in città e in alcuni paesi della bergamasca, come Valverde, Boccola e Longuelo vi sono alcune cappelle con i teschi. Come a voler dire: “La peste è andata via, ma potrebbe tornare”. In questo caso parliamo di fiducia consapevole, motivata, perché si guarda al futuro con realismo, forti dell’esperienza vissuta. Quindi in questo caso è una fiducia che respira e che cerca di uscire da una vicenda drammatica, non ignorandola ma assumendola, coscienti del fatto che stiamo andando verso la speranza e la ripresa del nostro cammino, tutti insieme, come comunità, laica e religiosa».

 

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