Si sta come d’autunno

Si sta come d’autunno

Bastano queste parole del noto poeta per dire il senso di quanto viviamo in questi giorni, contrassegnati dalla festa dei santi e dal ricordo dei defunti.
Sono giorni nei quali siamo invitati a tornare sulle tombe dei nostri cari e a pregare per loro e con loro. Sono infatti giorni contrassegnati dal silenzioso ricordo e dall’inevitabile tristezza perché coloro che abbiamo conosciuto e amati, non sono più…


Tornare sulle tombe dei nostri cari ci aiuta pertanto a pensare e guardare alla nostra vita con realismo: “Siamo mortali”. Mai, come in questo tempo di pandemia, abbiamo sentito con violenza questa verità! E’ vero: abbiamo fretta di uscire da questo tempo così pesante. Tuttavia, non possiamo non trovare in esso un’occasione di crescita. La pandemia ci sta dicendo di nuovo questa cosa qui: “Siamo mortali”. Pertanto, “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.
“Si sta …” però, non superbamente nella vita e con gli altri, ma umilmente nella vita e con gli altri. E quando “Si sta …” con umiltà (“come d’autunno sugli alberi le foglie”), la precarietà e la mortalità diventano occasione di bene e di bene comune, dove l’umile condivisione di ciò che siamo e di ciò che abbiamo, diventa seminagione di vita nel presente e di vita piena nel futuro. In quella dimensione di eternità dove “Dio sarà tutto in tutti” e dove in quella “comunità di casa” che è la “comunione dei santi”, non saremo più “mortali” ma “eterni”, perché abitati dalla pasqua del Crocifisso Risorto.
E la Pasqua è sempre un passaggio, un attraversamento, che vive anche di precarietà e di fragilità: dalla vita alla morte e dalla morte alla Vita, come Gesù e con Gesù, dove ciò che conta è condividere umilmente ciò che siamo e ciò che abbiamo.
Se guardiamo così a questi giorni e a questo nostro tempo, anche la morte può diventare occasione non solo per vivere meglio, ma per vivere con autenticità la speranza cristiana, la vita buona del Vangelo.

d.Angelo

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