Cose di Chiesa ...

Cose di Chiesa ...

Qualche giorno fa, ho incontrato alcune signore di Gromlongo, le quali, non conoscendo ancora il (nuovo) parroco di Palazzago, simpaticamente, lamentavano a lui i nuovi aggiustamenti delle parrocchie: non sono molto del parere che Gromlongo “vada sotto” Pontida, attraverso quella che è l’unità pastorale.

E poi andavano avanti, argomentando: “Ma che senso ha? Siamo dello stesso comune di Palazzago... E poi, siamo in buoni rapporti con la Beita. E la Beita senza di noi che farà? Si sa che la Beita non è né di qui (Gromlongo), né di là (Palazzago). Per di più, è maggiormente vicina a Barzana. Se non viene con noi deve andare con Barzana …”. Poi concludevano: “Ma queste cose le fanno a Bergamo e con voi preti, perché non ci sono più preti”. E, in pochi minuti di incontro, tra una battuta e l’altra, abbiamo terminato forse quello che poteva essere più di un consiglio pastorale parrocchiale o diocesano.
Eppure, battute a parte, questi pensieri che sento qua e là, mi frullano non poco, e mi fanno rendere conto di come la gente semplice e comune non è poi così lontana dal leggere e dall’interpretare queste “cose di Chiesa” che, il più delle volte, ahimè, gestiamo noi preti, noi uomini di chiesa, consapevoli che, nonostante gli innumerevoli trattati di teologia pastorale su “parrocchia, unità pastorali, comunità pastorali, unità pastorali missionarie...”, e chi più ne ha più ne metta, la questione di fondo rischia di restare nel “clericale”: mancano preti e i preti devono sistemare con il Vescovo questa questione. E i laici? Rischiano di essere semplicemente consultati o poco di più, anche perché c’è poco da fare: se i preti diminuiscono, se i monaci non “tengono più la parrocchia” a Pontida, bisogna rimediare.
Dicendo questo, non voglio sembrare polemico o critico nei confronti di una Chiesa che sta facendo fatica, ma che dalle “cose di Chiesa”, passiamo a un “cammino di Chiesa”, tenendo (forse) un po’ più conto di quella Chiesa che la tradizione da sempre chiama il “popolo santo di Dio”, mi sembra necessario e indispensabile. In questa prospettiva ci sta l’intuizione del nostro vescovo Francesco di introdurre le Comunità Ecclesiali Territoriali (CET), che dovrebbero aiutare un po’ di più le nostre parrocchie a dare “spazio e azione” ai laici e ad ascoltare meglio il “popolo santo di Dio”! E per fare questo cammino, penso che sia fondamentale ritornare a quella sorgente che si chiama Vangelo. Tutti gli aggiustamenti delle “cose di Chiesa”, possono diventare “cammino di Chiesa”, quando “insieme”, ma “insieme per davvero!”, pastori e gregge, si mettono alla scuola del Vangelo. Il Vangelo, potrà alimentare il senso delle cose di Chiesa, ma non come “aggiustamenti” di confini e di territori, ma come “cammino credente di un popolo”. La Quaresima ci aiuti a ripartire da qui. 

d. Angelo

 

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