Ma il profeta si lascia condurre ancora dalla Parola che lo ha chiamato

Ma il profeta si lascia condurre ancora dalla Parola che lo ha chiamato

Lasciamo spazio ad alcuni passaggi dell’omelia dell’Arcivescovo Metropolita di Milano, Mons. Mario Delpini, che domenica scorsa, nella solennità del Patrono, ci ha consegnato. Lasciando nella prossima Lettera il testo integrale.

Nel frammento la grazia  In un paese sconosciuto della Giudea, in una casa qualsiasi, forse insignificante e un po’ depressa per una vecchiaia sterile irrompe lo stupore: Giovanni è il suo nome. L’opera di Dio percorre vie secondarie, coinvolge persone sconosciute alla cronaca mondana e agli annali della storia, persone da poco, che conducono una vita qualsiasi. Non cerca il clamore. Piuttosto offre ai poveri la speranza, promette il futuro. Si manifesta come vocazione: si chiamerà con un nome che indica la sua origine (la grazia) e interroga sul suo futuro (che sarà mai questo bambino? Lc 1,66).

Nella debolezza la potenza  Il profeta sconfitto, umiliato dal suo fallimento accoglie la rivelazione di Dio: la sua missione non attinge alle risorse, alle energie, all’inventiva dell’uomo, ma nell’opera di Dio. È troppo poco che tu mi sia servo per restaurare le tribù di Giacobbe …io ti renderò luce per le nazioni. La missione universale è una impresa sproporzionata alle forze del profeta. Ma l’intenzione di Dio è di accendere nella debolezza del profeta una luce che illumini tutte le nazioni. Il discepolo non è chiamato per “tenere in piedi la Chiesa”, ma per irradiare luce nelle oscurità dei popoli. Il mondo intero ha infatti bisogno di luce, di speranza, di gioia di vivere, di medicina per le proprie ferite. Il discepolo non ha la risposta a tutte le domande. Ma ha una parola da dire da parte di Dio. Ecco viene dopo di me uno al quale io non sono degno di slacciare i sandali (At 13,25)

La missione della Chiesa non è di attirare a sé, ma di chiamare all’incontro con Gesù. Giovanni è solo “precursore”: io non sono quello che voi pensate. La comunità cristiana riconosce il Signore, l’unico Signore, annuncia la sua parola, l’unica parola, annuncia la speranza della salvezza nella risurrezione di Gesù, l’unico nome sotto il cielo che si possa invocare per essere salvati.  La comunità che celebra il patrono san Giovanni Battista, il precursore. In conclusione celebrare la festa patronale rivela alla comunità di Palazzago e di Burligo la sua missione. Niente è invano! Il fallimento non è il segno dell’inutilità o dell’irrilevanza. Ma la via da percorrere è quella di Dio: nel frammento la grazia: a casa mia, nella mia vita da nulla … nella debolezza la potenza: “io ti renderò luce per le nazioni…” annunciare non se stessi, ma il Signore.

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