Cosa c'entra la Befana con il giorno dei Magi?

Cosa c'entra la Befana con il giorno dei Magi?

Nel libro Storia e leggende di Babbo Natale e della Befana gli autori riportano una leggenda secondo la quale i Magi, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni a un'anziana la quale, nonostante le loro insistenze a seguirli per far visita al Bambino, restò ferma.

Dopo si pentì della sua riluttanza e per questo preparò un cesto di dolci, uscì e cercò i re e non li trovò. A quel punto decise che si sarebbe fermata a ogni casa lungo il suo cammino, donando qualcosa ai bimbi, sperando che uno di essi fosse Gesù. Ecco quindi che “Epifania”, parola greca che significa “manifestazione divina, apparizione” (quella di Cristo Signore a tutti i popoli) si è guastato ed è diventato befana.

In Italia è comunque una festa molto popolare e sentita, ma nel 1978 il governo Andreotti la abolì, e fu, poi, reintrodotta nel calendario religioso e civile dal 1985.
È il Vangelo di Matteo a narrare l'episodio della visita dei Magi a Gesù Bambino che da Oriente giungono a Gerusalemme e chiedono “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? ... siamo venuti ad adorarlo”. Il significato è teologico: i Magi simboleggiano gli stranieri e i pagani che riconoscono la venuta del vero Dio. Leggende e interpretazioni si sprecano. I Padri della Chiesa ne hanno date diverse, ma al di là delle leggende, la Chiesa li ha sempre considerati come simbolo dell'uomo che si mette alla ricerca di Dio: «Essi», ha detto Benedetto XVI nell'omelia dell'Epifania del 2011, «erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di “leggere” negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini “in ricerca” di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita. Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare».

Nel 614 la Palestina fu occupata dai Persiani che distrussero quasi tutte le chiese cristiane, risparmiando la Basilica della Natività di Betlemme perché sulla facciata vi era un mosaico raffigurante i Magi vestiti con l’abito tradizionale persiano. Marco Polo afferma di aver visitato le tombe dei Magi nella città di Saba, a sud di Teheran, intorno al 1270: «In Persia è la città ch’è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre re ch’andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’uno ebbe nome Beltasar, l’altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re soppelliti anticamente» (Il Milione, cap. 30). Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa fece distruggere la chiesa di Sant’Eustorgio a Milano, dove erano state portate le salme dei Magi (alle quali era giunta, secondo la Tradizione, sant’Elena) e se ne impossessò. Nel 1164 l’arcicancelliere imperiale Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia, le sottrasse e passando in Lombardia, Piemonte, Borgogna, Renania, le traslò nella cattedrale della città tedesca, dove ancora oggi sono conservate.
Milano cercò ripetutamente di riavere le reliquie: il 3 gennaio del 1904, l’Arcivescovo Ferrari fece collocare in Sant’Eustorgio alcuni frammenti ossei in un’urna di bronzo con la scritta «Sepulcrum Trium Magorum».

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