Se ci fosse un uomo….

Se ci fosse un uomo….

Se ci fosse un uomo generoso e forte,
forte nel gestire ciò che ha intorno senza intaccare il suo equilibrio interno,
forte nell’odiare l’arroganza di chi esibisce una falsa coscienza,
forte nel custodire con impegno la parte più viva del suo sogno…

(Giorgio Gaber)

C’è da fare un grande lavoro di costruzione di una nuova umanità, dentro e attorno a noi. Ci deve essere qualcuno così forte da afferrarci la vita. Nessuno cambia se non viene incontrato da una presenza che lo emoziona, gli scalda il cuore, gli dà speranza. Ecco gli uomini delle città, dei consumi: sono gli uomini che hanno o avevano tutto e che continuano ad avere fame e sete di tutto. Ma quando si tratta di vigilare, di custodire, di andare alla ricerca, ci sentiamo un po’ tutti dei pastori come nel presepe. Il cui mestiere è la cura. Cura della natura, del mondo, dell’altro. Cura dell’uomo. Soprattutto, cura del mistero della vita, della parola che dà corpo alle nostre domande: Dio che si fa carne è al di là di ogni aspettativa. La nostra è la società della fretta e dell’efficienza. Abbiamo tante cose da fare, da costruire… ci sembra che nulla possa esistere se non è subito nelle nostre mani e sotto i nostri occhi. Anche le nostre città, i nostri quartieri, le nostre vie, così conosciuti, così familiari, così nostri, possono assomigliare a deserto, desolazione e solitudine, incomprensione e mancanza. Hanno bisogno di amore e di perdono. Hanno bisogno di essere popolati, come dice Giorgio Gaber nella sua canzone, da uomini che credono all’amore come una cosa concreta, da uomini che hanno scelto il loro cammino senza gesti clamorosi per sentirsi qualcuno.
Uno spazio che va ancora popolato.
Popolato da chi è certo che un uomo e una donna sono il grande motore del cammino umano.
Popolato da chi crede in una fede dove è la morte che scompare quando appare la vita.
Popolato da un uomo e una donna a cui non basta il crocefisso ma che cercano di trovare un Dio dentro se stessi.

Riccardo Perico

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