letterina 20161204

Balsamo per molte ferite

Monticelli

Con una formula originale, Alessandro D’Avenia nel suo ultimo libro: L’arte di essere fragili, si pone alcune domande decisive della vita, scrivendo lettere ad un poeta liquidato spesso come pessimista e sfortunato, Giacomo Leopardi. Ogni capitolo parte sempre da una citazione delle opere del poeta, anche quello dal titolo: L’adolescenza non è una malattia, di cui leggiamo un assaggio.
In questi anni di insegnamento e incontri, ho visto ragazzi già annoiati, stanchi, corrosi dalla monotonia, arrugginiti, dagli occhi spenti, quasi vecchi. Non la maggioranza, ma c'erano. Ma tu mi hai insegnato che serve poco per ravvivare quel fuoco nascosto tra la cenere: basta, per esempio, citare le parole di un poeta, di uno scrittore, magari proprio le tue, per scoprire ciò che dà consistenza alle speranze, ciò che rende reale l'invisibile: l'invisibile della statua nell'idea, dell'albero nel seme, della cattedrale nello schizzo, dell'amore in un primo sguardo.
Mi hanno colpito le parole di una studentessa di quindici anni che attraversava un momento di particolare fragilità e alla quale avevo prestato un libro, il diario di Etty Hillesum, una ragazza ebrea che racconta la sua maturazione a contatto con l'orrore nazista, che le spezzerà il corpo ma non lo spirito. Etty trasforma ogni cosa in vita, perché ogni cosa nell'interiorità, in particolare in quella femminile, può diventare vita feconda. Trasforma in vita persino la sua morte, chiudendo il diario con una frase che porto scolpita nel cuore e nella testa: "Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite".
Dopo aver letto il libro, quella ragazza mi ha scritto: "Volevo ringraziarla per avermi prestato un libro tanto prezioso: se prima mi limitavo a vedere il bianco e il nero nella vita, ora le sfumature fanno parte di me. Certo mi è impossibile non vedere, di tanto in tanto, cose che mi rattristano, ma non oso più incolpare la vita di questo, non la considero più ingiusta o cattiva. Semplicemente vivo le situazioni spiacevoli e affido a Dio il mio dolore. Etty è così simile a me che leggendo per la prima volta le sue parole mi sono sentita finalmente Bene (con la B maiuscola), era come se quelle parole fossero lo specchio dei miei pensieri. Ho segnato su un quaderno quasi ogni frase che mi è sembrata vicina a me e a ciò che sto provando in questo momento ed è stato liberatorio, come ammettere che quel dolore c'è e che anche qualcun altro lo ha vissuto.
Etty e io siamo così vicine che avrei tanto voluto parlarle, dirle proprio quelle cose che io vorrei sentirmi dire. Mi ha insegnato molto, con la sua giovane irrequietezza, forza, fede, ma soprattutto con il suo amore inarrestabile per la vita".

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letterina 20161127

La luce di una presenza

Monticelli

Al di fuori del contesto liturgico «avvento» è parola poco frequente. Comunque, quando la si impiega, indica una realtà già presente: «con l'avvento dell'automobile l'isolamento dei piccoli paesi è cessato», «con l'avvento di internet si è rivoluzionata la comunicazione» e così via.
Lo specifico della fede sta invece nell' associare questo termine a un'attesa: quale? Nel senso più comune si tratta della festa di Natale. L'Avvento è il periodo liturgico che prepara appunto quella festa.
Nella prassi è, il più delle volte, una realtà legata all'età infanzia. Tutti gli adulti ricordano i tempi passati in cui si aspettava che giungesse il regalo tanto desiderato. A partire dai primi di autunno, nella consuetudine dei genitori vige tuttora la tattica di rimandare al 25 dicembre la soddisfazione di desideri espressi da parte dei loro figli piccoli.
Una consuetudine propria dei paesi di lingua tedesca, ormai presente anche dalle nostre parti, sono i calendari dell'Avvento: ogni giorno si apre una finestrella in attesa di giungere a quella grande e doppia della vigilia di Natale. Se ci si riflettesse, da questa usanza si ricaverebbe un insegnamento da non sottovalutare: conosciamo la méta (tutti sanno che l'ultima finestra rappresenterà una Natività), ma ignoriamo cosa esattamente ci riserva la strada (non sappiamo quale disegno troveremo nella finestrella del giorno dopo: un cavallino a dondolo? Una pallina di vetro? Un bastone di zucchero?).
Anche la liturgia nel corso di quattro settimane prepara i fedeli alla solennità di Natale. Quanto le è proprio è di far rivivere un'attesa antica insegnando di nuovo ad attendere. La sintesi di questi due atteggiamenti si chiama speranza. E’ una virtù che la tradizione cristiana definisce teologale. Proprio perché l'Atteso è già giunto si è chiamati a sperare. Anche i credenti, come i bimbi, conoscono la meta mentre restano all'oscuro delle sorprese, belle, ma non di rado anche dolorose, nascoste dietro le finestrelle del nostro immediato futuro. Nessuno sa che cosa domani gli riserverà la vita; un motto che vale sia per individui sia per le collettività. La speranza ci dice che nella finestrella, anche dura, del nostro oggi e del nostro immediato domani, albeggia già la luce di una Presenza.

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letterina 20161120

Di cosa abbiamo bisogno?

Monticelli

«Abbiamo bisogno di tempo? Abbiamo bisogno di misericordia».

Si è conclusa così l’omelia del vescovo Francesco in occasione della chiusura della porta santa a Bergamo. Nella festa di Cristo Re è il papa a Roma a chiudere quella di San Pietro. Basterebbe questa conclusione per comprendere il senso di un cammino durato un anno.
La Chiesa ha iniziato a camminare l’otto dicembre scorso con un intento ben preciso: ricordare a un mondo martoriato dall’odio e dalla violenza la forza della misericordia.
Misericordia... La parola che è stata al centro del giubileo è stata analizzata, studiata, smembrata, osservata sotto ogni punto di vista fino ad essere percepita come un forte sentimento, lo stesso provato dal vescovo Francesco nel chiudere la porta che, in un anno, ha accolto innumerevoli fedeli.

«Ho provato lo stesso forte sentimento del giorno in cui ho aperto la porta santa – dice monsignor Beschi - perché la porta di Cristo non si chiude mai. La misericordia di Dio è eterna e la nostra preghiera dev’essere consapevole di ciò».

Un’ulteriore esperienza vissuta durante il giubileo e di cui far tesoro è quella del perdono che ha introdotto grandi e piccole realtà alla riconciliazione con Cristo.
«Questo Giubileo è stato un anno di grazia – sottolinea il vescovo – molti pellegrini sono giunti in cattedrale per assaporare il perdono di Dio e ventotto erano le chiese distribuite in tutta la diocesi che facevano altrettanto. Sono stati giorni in cui abbiamo anche dedicato tempo ed energie all’accoglienza dei migranti e alla disoccupazione che mette in ginocchio diverse famiglie. È stato anche un tempo in cui 2000 giovani hanno potuto vivere esperienze forti come la veglia delle palme con i carcerati e la Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia.
Ora ci troviamo dinanzi a una grande sfida: continuare il percorso intrapreso durante il giubileo arricchendo il tempo di significato, grazie all’amore e alla grazia di Dio. Il giubileo, dopo queste parole, assume le sembianze di un viaggio in cui continuare a vivere la misericordia così come il Vangelo ci ha insegnato: "In verità, vi dico: tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me!" (Mt 25, 40)» .

 

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letterina 20161113

Case da salvare

Monticelli

In questi anni, e soprattutto nell’ultimo, sentiamo spesso parlare di casa. Casa di Comunità. E la Lette...Rina puntualmente ci aggiorna sui lavori, sulle entrate e uscite, abbinando sul sito anche alcune foto dell’iter. Ma non dobbiamo dimenticare l’emergenza casa che in bergamasca e non solo investe molte famiglie.
In occasione delle Giornate Diocesane della Carità, sabato 12 e domenica 13 novembre, introdotte con la raccolta di San Martino e dei viveri porta a porta, don Claudio Visconti, direttore della Caritas Diocesana Bergamasca, richiama l’attenzione delle parrocchie sul tema delle famiglie che si trovano a vivere situazioni di emergenza abitativa. A partire da ottobre 2014, infatti, su indicazione del Vescovo Francesco, grazie alla collaborazione tra Caritas Diocesana Bergamasca e diversi altri soggetti ed enti, è stato istituito il fondo Famiglia-Casa in favore di famiglie momentaneamente in difficoltà economica. Duplice l’obiettivo del progetto: da una lato evitare che le famiglie incapaci di pagare l’affitto della propria casa si trovino ad affrontare situazioni di esclusione sociale, dall’altro contrastare il fenomeno degli sfratti dovuti ad incolpevole morosità, garantendo ai proprietari delle case un pagamento certo, anche se in maniera ridotta, del canone.
Le famiglie beneficiarie del servizio, 138 dall’inizio del progetto, 64 quelle ancora attualmente coinvolte nell’iter, si rivolgono in primis ai servizi sociali del Comune di residenza, che, una volta valutata la richiesta, attivano l’ “Accordo per la casa” che vede come attori Caritas, principale erogatrice del fondo, oltre che responsabile della parte (in)formativa, il Comune, contribuente per il 25% del canone di locazione, il proprietario dell’immobile, invitato a ridurre fino al 15% il costo dell’affitto per tutta la durata dell’accordo e la famiglia stessa, che, a seconda della condizione economico – finanziaria, partecipa al pagamento dell’affitto con un minimo del 10%.
Si riporta che l’età media dei soggetti aiutati è 47 anni, che nella quasi totalità dei casi sono presenti minori, che il 32% dei richiedenti il fondo è di origine italiana.

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letterina 20161106

Gruppi case 2016-2017

Mamma, io vado a catechismo: perché tu e il papà non ci andate?

Monticelli

 

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letterina 20161030

Chiesa missionaria, testimone di misericordia

Monticelli

Dal Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria:

Cari fratelli e sorelle,
il Giubileo Straordinario della Misericordia, che la Chiesa sta vivendo, offre una luce particolare anche alla Giornata Missionaria Mondiale del 2016: ci invita a guardare alla missione ad gentes come una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale. In effetti, in questa Giornata Missionaria Mondiale, siamo tutti invitati ad “uscire”, come discepoli missionari, ciascuno mettendo a servizio i propri talenti, la propria creatività, la propria saggezza ed esperienza nel portare il messaggio della tenerezza e della compassione di Dio all’intera famiglia umana.
In forza del mandato missionario, la Chiesa si prende cura di quanti non conoscono il Vangelo, perché desidera che tutti siano salvi e giungano a fare esperienza dell’amore del Signore. Essa «ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo e di proclamarla in ogni angolo della terra, fino a raggiungere ogni donna, uomo, anziano, giovane e bambino.
La misericordia procura intima gioia al cuore del Padre quando incontra ogni creatura umana; fin dal principio, Egli si rivolge amorevolmente anche a quelle più fragili, perché la sua grandezza e la sua potenza si rivelano proprio nella capacità di immedesimarsi con i piccoli, gli scartati, gli oppressi (cfr Dt 4,31).
Egli è il Dio benigno, attento, fedele; si fa prossimo a chi è nel bisogno per essere vicino a tutti, soprattutto ai poveri; si coinvolge con tenerezza nella realtà umana proprio come farebbero un padre e una madre nella vita dei loro figli (cfr Ger 31,20). Al grembo materno rimanda il termine usato nella Bibbia per dire la misericordia: quindi all’amore di una madre verso i figli, quei figli che lei amerà sempre, in qualsiasi circostanza e qualunque cosa accada, perché sono frutto del suo grembo. È questo un aspetto essenziale anche dell’amore che Dio nutre verso tutti i suoi figli, in modo particolare verso i membri del popolo che ha generato e che vuole allevare ed educare: di fronte alle loro fragilità e infedeltà, il suo intimo si commuove e freme di compassione (cfr Os 11,8).
E tuttavia Egli è misericordioso verso tutti, il suo amore è per tutti i popoli e la sua tenerezza si espande su tutte le creature (cfr Sal 145,8-9).
La misericordia trova la sua manifestazione più alta e compiuta nel Verbo incarnato. Egli rivela il volto del Padre ricco di misericordia...

 

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