letterina 20160508

Cose di casa 1

Palazzago

 

Per alcune volte l’affondo settimanale parla di cose di casa nostra, così, per intenderci di più e magari sfatare alcuni luoghi comuni.

Cominciamo con la prima puntata:

“C’è la macchina, quindi il don c’è”.
E’ vero che il territorio da Collepedrino alla Beita... è vasto, ma non mi muovo solo in macchina. Quindi, la macchina può esserci, ma posso essere fuori a piedi, in bici, in macchina con qualcuno...
Poi, tra l’altro, c’è chi la confonde con una simile spesso parcheggiata accanto alla casa.

“Sono stato in ospedale tanti giorni e io il parroco non l’ho mai visto”
Mi posso sognare che qualcuno sia malato? Normalmente cerco di fare visita a chi è in ospedale o alle case di riposo, tant’è vero che più di una volta è capitato di sentirmi dire dai compagni di stanza: ”Ma lei va a trovare i malati della sua Parrocchia?” Certo che vado. Ma non posso sapere se nessuno dice.
E provare a parlare? E’ così strano fare una telefonata o mandare un messaggio con i mezzi che abbiamo o attraverso i familiari? Tutte le settimane chiedo a chi fa volontariato alla Clinica di Ponte se ha trovato qualcuno... e appena lo so ci vado. Ma se non mi si dice e magari vengo a saperlo da altri, posso avere il dubbio che la visita non sia gradita?
“Ma fa sempre piacere...” mi vien detto. Ma io non posso sognarmi chi e dove... Quindi, a chi ha il vezzo di parlare, mi sento di consigliare molto chiaramente: dite pure “sono stato in ospedale tanti giorni ma il parroco non l’ho mai visto”, ma aggiungete per correttezza: “ma, né io né i miei glielo abbiamo detto”.

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letterina 20160501

Dal messaggio dei Vescovi per il 1° maggio

Vescovi

Il dato prevalente è che il lavoro in Italia manca. Una scarsità che porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l’idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano...
Intimoriti e atterriti da un mondo che non offre certezze, scivoliamo nel disinteresse per il destino dei nostri fratelli e così facendo perdiamo la nostra umanità, divenendo individui che esistono senza trascendenza e senza legami sociali.
...Oggi più che mai c’è quindi bisogno di educare al lavoro e la situazione è tale da richiedere una riscoperta delle relazioni fondamentali dell’uomo. Il lavoro deve tornare a essere luogo umanizzante, uno spazio nel quale comprendiamo il nostro compito di cristiani, entrando in relazione profonda con Dio, con noi stessi, con i nostri fratelli e con il creato. Bisogna, in altre parole, fuggire dall’idea che la vera realizzazione dell’uomo possa avvenire nell’alternativa “solo nel lavoro o nonostante il lavoro”... Il lavoro deve essere sempre e comunque espressione della dignità dell’uomo, dono di Dio a ciascuno.
...Ciò che colpisce e inquieta di questa situazione è la mancanza di consapevolezza rispetto al fatto che il destino delle diverse aree del Paese non può essere disgiunto: senza un Meridione sottratto alla povertà e alla dittatura della criminalità organizzata non può esserci un Centro-Nord prospero. Non è un caso che le mafie abbiamo spostato gli affari più redditizi nelle regioni del Nord, dove la ricchezza da accaparrare è maggiore...
La strada è ancora lunga perché l’Italia è stata per troppo tempo ferma: è giunto il momento di ricominciare a camminare, nessuno escluso, mettendo in pratica quell’ «ecologia integrale», che è la base del nostro stare al mondo.

Dal Messaggio “Il lavoro: libertà e dignità dell'uomo in tempo di crisi economica e sociale”.

 

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letterina 20160424

Sete di Dio in Cina

Cina

Nella notte di Pasqua, oltre 100 persone adulte sono state battezzate nella sola cattedrale di Pechino. Avvolti da una mantello bianco, accompagnati da padrini e madrine, si sono apprestati a confessare la loro adesione alla fede in Gesù Cristo morto e risorto per poi essere battezzati dall’arcivescovo mons. Giuseppe Li Shan. Lo stesso rito si è riproposto in tutte le chiese cattoliche della Cina, che la notte della Veglia pasquale, negli ultimi anni ha visto il battesimo di oltre ventimila nuovi fedeli... Altri battesimi vengono celebrati a Natale, a Pentecoste e all’Assunzione.
Si stima che in un anno vi siano almeno centomila battesimi di adulti che entrano nella Chiesa cattolica. Il governo e il ministero degli affari religiosi guarda con grande preoccupazione questa crescita. Si calcola che ormai il numero di cristiani nel Paese di mezzo si aggiri sui 100 milioni, un numero maggiore perfino dei membri iscritti al Partito comunista cinese (Pcc), che sono 85 milioni. Secondo osservatori, è proprio la politica del Pcc a catalizzare la ricerca religiosa che sfocia poi nella adesione al cristianesimo.
Il materialismo teorico e pratico, con la spinta a diventare ricchi e a possedere, porta molte persone nelle città a domandarsi se il senso della vita sia solo il consumismo. Diversi nuovi battezzati confermano che la vita nel benessere
“non bastava” e che erano alla ricerca di “un senso più profondo”, di “valori oltre quelli materiali”: ciò che un vescovo della Cina centrale ha definito “una grande sete di Dio”. La spinta materialista ha creato molto individualismo e sfruttamento. Molte persone si sentono sole e senza nessuno che li aiuti, trattati come schiavi e malpagati. “Incontrando alcuni cattolici – dice uno di loro appena battezzato – mi sono sentito accettato e accolto come persona, con una dignità, con un valore che non dipende dalla mia ricchezza o dalla mia povertà”. Wang Zhicheng
Sete di Dio in Cina. E noi di cosa abbiamo sete?

 

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letterina 20160417

Qualcosa di buono

Marone

Si dice che il carattere di una persona si formi nei primissimi anni di vita. Sono i primi anni che influenzano tutto il resto.
Una bella fregatura. Perché basta che per un motivo o per l'altro quel periodo non vada per il verso giusto, che sei rovinato per sempre. Hai voglia ad andare a cercare cos'è stato a farti diventare come sei, qual è l'avvenimento che a un certo punto ti ha fatto deviare dal percorso. Col tempo, il fatidico istante si perde nei meandri della memoria e diventa quasi impossibile recuperarlo.
Per gli altri, forse. Non per me. Ero nel corridoio di casa, da un lato mia madre e dal lato opposto mio padre. La crisi dei miei durava da sempre, ma quella sera esplose con tutta la sua forza e lo tsunami fu devastante. A papà toccò il divano, a me, invece, la scelta. Che non era da chi dei due farmi portare a letto, ma a chi dei due voltare le spalle. Mentre piangevo loro mi dicevano di stare tranquillo, che non era successo nulla, ma io sapevo che non poteva essere così; se a cinque anni ti trovi a dover scegliere fra tua madre e tuo padre non può essere tutto a posto.
In quel momento avrei dovuto prendere la prima decisione importante della mia vita, invece mi accovacciai con le spalle al muro e chiusi gli occhi, in attesa che uno dei due venisse a recuperarmi, mentre lo stomaco gorgogliava.
Sono passati trentacinque anni e il povero organo non ha ancora smesso di farsi sentire, di reclamare qualcosa di buono con cui nutrirsi davvero.

E’ la prima pagina del romanzo: La tristezza ha il sonno leggero di Lorenzo Marone. Mi ha fatto pensare...

 

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letterina 20160410

Amoris laetitia

AmorisLaetitia

7.04.2016 Finalmente ci siamo! Ecco la data di pubblicazione della Esortazione apostolica post-sinodale sull’amore nella famiglia di papa Francesco, anche se il documento porta la firma il 19 marzo, festa di San Giuseppe.
Nell’Esortazione si parla di tutto, compresi sesso, divorziati, risposati, coppie gay: cosa cambia e cosa no. Tre parole chiave: discernimento, misericordia e integrazione. Un film che diventa magistero: Il pranzo di Babette.

Il testo, molto lungo, ma non di difficile lettura. è diviso in 325 paragrafi, con indicazioni pratiche.
Di che documento si tratta? Innanzitutto va chiarito che è un insegnamento di carattere pastorale che non va visto affatto come una contrapposizione al diritto. La Verità infatti non è astratta, ma si integra nel vissuto concreto - umano e cristiano - di ciascun fedele.
L’obiettivo è chiaro: inculturare il Vangelo nell’oggi, perché sia significativo e raggiunga tutti. E questo, a maggior ragione, quando si parla di famiglia. Papa Francesco lo spiega, in modo efficace, nella Evangelii gaudium, quando chiede di «essere realisti e non dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo completo di ciò che diciamo o che possano collegare il nostro discorso con il nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva». Tutto ciò, in materia di pastorale familiare, richiede tre atteggiamenti di fondo che si completano e si richiamano a vicenda: discernimento, accompagnamento e integrazione. E non è un caso che in cima ci sia proprio il discernimento.
Questo è il criterio per affrontare anche le situazioni più attese, almeno dal punto di vista mediatico e cioè riguardanti le coppie cosiddette irregolari e la comunione ai divorziati risposati. Non vi è nell’Esortazione alcun cambio della dottrina e nemmeno delle disposizioni canoniche. Lo dice il Papa precisando tuttavia che “ciò non impedisce che esistano modi diversi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano”. In una nota, la numero 351, Bergoglio spiega che "in certi casi potrebbe essere anche l'aiuto dei sacramenti".
Il discernimento va fatto caso per caso, ma senza che esso diventi norma generale altrimenti si arriverebbe a codificare una “casistica insopportabile”.

 

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letterina 20160403

Perdono e com-passione

Compassione

La festa della prima riconciliazione nella Domenica della Misericordia, ci affida ancora alcuni pensieri sul tema del perdono.

“Ora comincio a essere discepolo”, scriveva Ignazio di Antiochia ai cristiani di Roma, mentre si approssimava al martirio. E, in un’altra lettera, raccomandava di pregare per i suoi persecutori. Diventava discepolo nel dono della vita e nel perdono, di cui riconosceva con realismo la fatica...
È qualcosa che va contro tutti i nostri istinti, eppure è una possibilità dell’uomo. Non è detto che si riesca a perdonare, ma può accadere. Addirittura ad Auschwitz, nei gulag, nelle carceri dell’apartheid, così come nella quotidianità dolorosa degli amori feriti. Solo dopo un lungo cammino, però, un vero e proprio lavoro interiore che può durare anni e anni.
Nell’esperienza cristiana è fondamentale la consapevolezza del perdono ricevuto, di essere in primo luogo noi stessi dei perdonati, sempre accolti da Dio. E da lui riceviamo lo Spirito che ci rende capaci di perdono. Il valore personale e sociale del perdono è nell’interruzione delle dinamiche del risentimento che impediscono comunicazione e solidarietà. Non si torna a prima dell’offesa, cosa impossibile in molti casi, ma la si può superare. Si può guarire il veleno del male e del rancore che suscita in noi...
Ecco che cos’è il perdono, è il dono della pace che dà sollievo alla rabbia e al dolore per le ferite subite! E il passo successivo è la “compassione”, la quale nella Bibbia accompagna sempre la misericordia di Dio. Egli si rivela come “misericordioso e compassionevole” (cf. Es 34,6; Sal 85,15; Sal 102,8; Sal 110,4; Sal 144,8-9; 2Cr 30,9; Gen 4,2).
Se la misericordia è il sentimento profondo dell’essere “presi nelle viscere” dall’altro, la compassione è un atteggiamento di condivisione della sua sofferenza. Infatti, secondo la sua etimologia latina, la compassione è il cumpatior, il “soffrire con” la persona che incontriamo, l’essere coinvolti nelle sue sofferenze. Tutto l’opposto di quell’anestesia sociale che ci fa passare accanto agli altri con l’indifferenza che si riserva a delle sagome di cartone. Umanamente, non sempre ci sono soluzioni e rimedi al male. Ma la compassione, il non lasciare una persona sola nella sofferenza è alla portata di tutti.
Eppure, oggi sembra così difficile!

 

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