letterina 20150124

€ 150.000,00: S.Lucia a Gennaio

8 per mille

Sì, avete letto bene: la Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) ha stanziato 150.000 € per la nostra casa di Comunità.  Questo contributo era molto atteso per poter cominciare i lavori. Ora  manca soltanto un ultimo permesso dalla Soprintendenza di Milano, dopo che il Comune di Palazzago ha inviato parere favorevole all’intervento, compatibile con il contesto territoriale. Qui trovate la scansione della attesa lettera. Nel frattempo, il Consiglio Affari Economici ha inviato alcune lettere alle Ditte Edili presenti sul territorio perché possano presentare le proposte d’appalto.

 

N.B. L’impegno finanziario ha natura forfettaria. Esso decadrà improrogabilmente se entro otto mesi non saranno iniziati i lavori, ai sensi dell’art. 7, quinto comma del Regolamento. Il contributo sarà erogato in due parti uguali, all’inizio dei lavori e alla loro conclusione. Il pagamento della rata di saldo è condizionato alla ultimazione del progetto entro un triennio dalla data dell’inizio lavori.

 

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letterina 20150117

Chiesa senza frontiere, madre di tutti

Chiesa senza frontiere

Questo non è solo il titolo del messaggio del Santo Padre, un bello slogan ad uso dei giornalisti. Piuttosto riassume efficacemente l’universalità, e quindi la cattolicità, della Chiesa. Una Chiesa senza frontiere, madre di tutti, che diffonde nel mondo la cultura dell’accoglienza e della solidarietà. La frontiera ha sempre caratterizzato la geografia politica ma soprattutto quella mentale, andando a definire un noi e un loro, un chi sta dentro e un chi sta fuori.
Il secolo appena trascorso è stato caratterizzato dall’erezione e dall’abbattimento di frontiere e di muri… e purtroppo ancora oggi c’è chi pensa che la soluzione sia quella di erigere muri. Ma forse mai ci siamo accorti che, come afferma Kapuściński:

“il lato peggiore del muro è quello di sviluppare in alcune persone un atteggiamento da difensore del muro, di creare una mentalità per la quale il mondo è attraversato da un muro che lo divide in dentro e fuori: fuori ci sono i cattivi e gli inferiori, dentro i buoni e i superiori”.

Abbattere le frontiere diviene così uno dei compiti della Chiesa, compito che si traduce ed esemplifica nel realizzare il comandamento biblico dell’accoglienza dello straniero con rispetto, “assumendosi nuovi impegni di solidarietà, di comunione e di evangelizzazione”.
Solidarietà, come quella messa in campo dalla Chiesa, per affrontare la nuova emergenza profughi. In quest’ultimo periodo siamo provocati dall’arrivo, spesso massiccio, di persone che scappano dalle guerre e dagli sconvolgimenti a sud del Mediterraneo e non solo. In quanto cristiani dobbiamo essere capaci di applicare il Vangelo a cominciare da coloro che “vanno alla ricerca di condizioni di vita più umane”.

“Nessuno va considerato inutile, fuori posto o da scartare”

così possiamo rileggere il messaggio di Papa Francesco, augurandoci che migranti e rifugiati possano aiutare la Chiesa ad allargare il suo cuore per manifestare la sua maternità verso l’intera famiglia umana.

Don Massimo Rizzi

 

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letterina 20150110

Belfie

Narciso

Narciso, giovine di bell'aspetto, nel mito greco si fermava a guardare la propria immagine in ogni superficie riflettente.
Oggi invece ci siamo noi - ad esempio noi italiani - che, a quanto riporta la ricerca Human Highway ci facciamo un milione di selfie ogni giorno. A differenza dell'autoscatto tradizionale il selfie possiede la caratteristica di essere fatto per diventare immediatamente pubblico, per essere visto da quanta più gente possibile. Non certo per metterlo in cornice a casa della nonna. A proposito: «Nonna, ci facciamo un selfie? Eh, ma io non bevo!»: basterebbe questo dialogo (da uno spot pubblicitario) per demolire in diretta questa mania divenuta selvaggiamente perniciosa Un antidoto? Ce lo indica, anche se un po' tangenzialmente, l'ultimo film di Gabriele Salvatores, «Il ragazzo invisibile». «Anche io da ragazzo mi sono sentito invisibile - ha dichiarato il regista - Il mio superpotere? È stato l'Oscar, mi ha dato la possibilità di fare sempre cose nuove». Michele, l'adolescente protagonista del film infatti si sente «invisibile» nei confronti degli altri a volte rammaricandosene, come quando è appunto «invisibile» agli occhi di Stella, la compagna di classe di cui è innamorato, altre volte sperando di esserlo come quando è vittima del bullismo dei compagni di classe. Morale della favola: in un mondo in cui tutti, sempre, dovunque e comunque si sentono in dovere di esserci, di mostrarsi, un buon antidoto potrebbe proprio essere quello di rendersi, in qualche modo almeno per un po' «invisibili».
Parafrasando l'amletico dubbio «essere o non essere?», mai come ora sembra tornato di attualità il celebre aforisma di un film di Nanni Moretti, in cui il protagonista dichiarava: «Mi notano di più se non vado o se vado e sto in disparte?»: andiamo pure, anche restando in disparte, ma non facciamoci un selfie.
La domanda che alcuni cominciano a porsi è: quanto tempo durerà questa moda e come eventualmente evolverà? Tra le novità lessicali del 2014 c'è infatti anche il termine «belfie», dove la lettera «b» indica l'autoscatto del proprio lato posteriore. A furia di vedere e fare foto a milioni di facce, sorrisi e smorfie, forse qualcuno avrà esaurito lo spettro espressivo del proprio lato «a» ...Narciso, insomma, rischia davvero di affogare nelle acque che tanto ha rimirato, l'immagine di sé lo ha letteralmente inghiottito, anche se è un'immagine oggi ripresa con il telefonino.

 

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letterina 20150103

Incarnazione

Papa Francesco

Il Verbo si fece carne.
Notizia stupefacente: ciò che gli uomini della religione avevano in gran parte separato, Dio e il corpo, è sorprendentemente accaduto, non la separazione, ma il congiungimento: Dio nella carne, nel corpo, nella storia come uno di noi. Dio si è comunicato a noi non per mezzo di dottrine sublimi che solo i dotti potevano capire, si è comunicato con una vita di uomo.
Pensate: un corpo diventa il luogo della rivelazione di Dio. Un corpo lo possono leggere tutti, è un libro che possono capire tutti. Dovremmo ricordarlo anche noi. Con le parole possiamo ampiamente imbrogliare, mentire. Il corpo raramente sa mentire, se lo guardi attentamente, racconta. Così la carne di Gesù, il vissuto della sua vita, il suo corpo sono diventati racconto, per questa incredibile luminosa unione tra corpo e Verbo.
Perdonate se mi esprimo così, voi mi capite. Non ci hanno forse raccontato di Dio i suoi piedi, lui che camminava senza sosta come lo bruciasse una passione per tutti e per tutto? Non ci ha forse raccontato di Dio la sua voce, che apriva sogni agli emarginati e incupiva gli uomini dell'ipocrisia e della meschinità? Non ci hanno raccontato di Dio le sue mani, che accarezzavano i bambini, sollevavano i paralitici, spalmavano di fango rigeneratore gli occhi dei ciechi, spezzavano il pane? Non ci ha raccontato di Dio la sua sensibilità, che si sentiva sorpresa anche dal gesto timido della donna che gli aveva toccato il mantello, o della donna che lo stava profumando? Non ci hanno raccontato di Dio i banchetti con pubblicani e peccatori, che facevano festa a un rabbì che non aveva chiuso con loro? Non ci ha raccontato di Dio quel corpo senza più sangue, donato tutto, sulla croce?
Mi rimane la domanda: raccontano DIO le mie mani, i miei piedi, la mia voce, la mia sensibilità, il mio vissuto, la mia quotidianità? Come non pregare perché questo avvenga?

Da: I giorni dello stupore di Angelo Casati

 

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letterina 20141227

Non più schiavi, ma fratelli

Papa Francesco

1. All’inizio di un nuovo anno, che accogliamo come una grazia e un dono di Dio all’umanità, desidero rivolgere, ad ogni uomo e donna, così come ad ogni popolo e nazione del mondo, ai capi di Stato e di Governo e ai responsabili delle diverse religioni, i miei fervidi auguri di pace, che accompagno con la mia preghiera affinché cessino le guerre, i conflitti e le tante sofferenze provocate sia dalla mano dell’uomo sia da vecchie e nuove epidemie e dagli effetti devastanti delle calamità naturali. Prego in modo particolare perché, rispondendo alla nostra comune vocazione di collaborare con Dio e con tutti gli uomini di buona volontà per la promozione della concordia e della pace nel mondo, sappiamo resistere alla tentazione di comportarci in modo non degno della nostra umanità.
  
2. Il tema che ho scelto per il presente messaggio richiama la Lettera di san Paolo a Filemone, nella quale l’Apostolo chiede al suo collaboratore di accogliere Onesimo, già schiavo dello stesso Filemone e ora diventato cristiano e, quindi, secondo Paolo, meritevole di essere considerato un fratello. Così scrive l’Apostolo delle genti: «E’ stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo» (Fm 15-16). Onesimo è diventato fratello di Filemone diventando cristiano. Così la conversione a Cristo, l’inizio di una vita di discepolato in Cristo, costituisce una nuova nascita (cfr 2 Cor 5,17; 1 Pt 1,3) che rigenera la fraternità quale vincolo fondante della vita familiare e basamento della vita sociale....

3. Sappiamo che Dio chiederà a ciascuno di noi: “Che cosa hai fatto del tuo fratello?” (cfr Gen 4,9-10). La globalizzazione dell’indifferenza, che oggi pesa sulle vite di tante sorelle e di tanti fratelli, chiede a tutti noi di farci artefici di una globalizzazione della solidarietà e della fraternità, che possa ridare loro la speranza e far loro riprendere con coraggio il cammino attraverso i problemi del nostro tempo e le prospettive nuove che esso porta con sé e che Dio pone nelle nostre mani.

Franciscus
Dal Messaggio del Papa per la XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

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letterina 20141220

Natale con gli Angeli

Arcangelo Gabriele[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]N[/dropcap]elle narrazioni che circondano il Bambino Gesù troviamo diversi personaggi, una sorta di settenario con cui costruire il nostro presepe: Maria con la sua maternità e col suo mistero; Giuseppe, col suo dramma segreto di sposo e padre solo legale; i pastori, gli "ultimi" che diventano primi; i Magi, gli stranieri che si trasformano in cittadini del regno; Quirinio ed Erode, il potere con le sue prevaricazioni; gli Innocenti, che incarnano l'immenso popolo delle vittime; e infine gli angeli, rivelazione della presenza del disegno divino anche nel groviglio delle vicende umane. È l'arcangelo Gabriele ad apparire a Maria (e, prima, a Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, il "profeta" di Cristo). È «un angelo del Signore» a spingere Giuseppe alle nozze con Maria, nonostante lo "scandalo" della sua maternità extramatrimoniale; è ancora lui a indicargli la necessità della fuga in Egitto per evitare la strage di Erode e a suggerirgli il tempo opportuno per rientrare. Anche i pastori sono interpellati dagli angeli che, sopra di loro, cantano in coro. Gli angeli sono una presenza «necessaria» perché segnano il ponte di comunicazione tra la trascendenza e la storia, tra la divinità e l'umanità, avvicinando Dio all'uomo senza costringere la divinità nei limiti spazio-temporali. Essi sono la presenza del divino, della trascendenza, della luce fra gli uomini, soprattutto in questo evento capitale della loro storia.
A Natale, dunque, con gli Angeli cantiamo: “Gloria in excelsis Deo..”

Auguri               
don Giuseppe e don Giampaolo

 

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