letterina 20141213

Non chiamateci preti di strada

Preparate la strada[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]S[/dropcap]iamo preti e basta. Ogni ulteriore qualifica - preti antimafia, preti antidroga, ecc... - è di troppo. Dire poi “preti di strada” non ha senso perché il Vangelo e la strada sono inseparabili. Nella parola prete è implicita la parola strada! «Preparate la strada del Signore» dice il Vangelo di Marco. La strada è incontro con Dio e incontro con le persone, è la saldatura di terra e cielo. Vivere il Vangelo non vuol dire soltanto insegnare e osservare la dottrina. Vuol dire prima di tutto incontrare e accogliere, avendo come unico criterio i bisogni e le speranze delle persone.

La strada maestra

Io lo intendo così il Vangelo, e non posso che gioire del fatto che papa Francesco abbia voluto caratterizzare la “sua” Chiesa come una Chiesa in cammino, sulla strada, diretta nei luoghi più poveri e dimenticati , poveri di risorse ma anche poveri di senso, le periferi e geografiche e quelle dell’anima.

«Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade – ha scritto nella Evangelii Guadium – che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze».

Ma la strada è anche un incessante cammino di crescita, di formazione. Quando mi ordinò prete e affidò come parrocchia la strada, Padre Michele Pellegrino aggiunse: «ci andrai a imparare, non a insegnare!». Come aveva ragione! La strada mi è stata maestra di vita, mi ha tenuto coi piedi per terra, mi ha protetto dal pericolo di sentirmi “arrivato”. Mi ha insegnato l’umiltà, il non dare nulla per scontato e il non giudicare mai, mi ha reso solidale con le umane debolezze e contraddizioni, a partire dalle mie. Sulla strada siamo piccole persone di fronte al grande mistero della vita.

Dalla Lectio magistralis di don Luigi Ciotti per la laurea honoris causa in "Comunicazione sociale e di impresa"

 

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letterina 20141206

Dopo di me - Prima di me

Avvento201416-25-17-15-20-7- numeri da mettere al Lotto?
Magari qualcuno ci tenta (e se vince si ricordi chi glieli ha dati...)
Ma questi sono i partecipanti ai gruppi nelle case, una proposta dell’Avvento, per questi anni in cui tutte le Parrocchie sono sollecitate dal Vescovo a prendere coscienza della necessità della catechesi per gli adulti e ad agire di conseguenza. Siamo partiti bene: 100 persone non sono poche, insieme alla disponibilità di chi apre la casa, degli animatori che si preparano e guidano l’incontro, di chi porta la torta... di chi, pur non partecipando sa dell’iniziativa e ci pensa, di chi vorrebbe esserci ma non può perché è sera, è anziano, malato o solo...
E’ partita anche l’iniziativa "venite adoremus", l’adorazione quotidiana, ad ore diverse ogni giorno, perché uno che non si alza alle 6 possa andarci alle 11 o alle 18... Penso poi alla casetta in cartonato affidata a tutti i bambini e ragazzi della catechesi (ne abbiamo date 200) con l’invito ad aprire la porta (nella Domenica) e le finestrelle (nei giorni feriali ) e recitare l’invocazione che lì si trova, aprendo un momento di preghiera in famiglia.    
E poi a tutto quello che uno può aver deciso per questo tempo forte. Mi pare sia questo il modo più vero per vivere l‘attesa del Natale.  
Allora, iniziando la seconda settimana lasciamoci sollecitare dal profeta dolcissimo e irsuto, il Battista, che ci invita ad aprire i cuori a qualcosa - in realtà Qualcuno - che "viene dopo di me" (Mc 1,7) facendogli posto, fino ad accettare e amare che venga “prima di me”. L’Avvento ci riporta all’essenziale, a quel 'prima' che ci ricorda una cosa molto semplice: van bene le luminarie (abbiamo messo anche noi sul campanile 4 stelle lucenti ), gli alberi (li abbiamo acceso in Oratorio e in Teatro), i presepi (lo inauguriamo in chiesa parrocchiale dopo la messa delle 10.30), i regali, i panettoni... ma non deve mancare Lui.
Qualcuno, sapendo dei gruppi nelle case, dell’adorazione... mi ha chiesto se sono contento di come abbiamo iniziato l’Avvento in Comunità.   
Sì, molto. Ma lo potremmo essere ancora di più. (E quel tale - P. -conclude: ma ta set mai contet...)
Avevo abbozzato questo affondo venerdì pomeriggio, quando all’appello mancava ancora un gruppo, quello in Campo delle Rane. Mi son detto: lascio lo spazio per completare i numeri, ipotizzando che ci potessero essere una ventina di persone; poi, scendendo da Città Alta, dal Consiglio Pastorale Diocesano con il Vescovo che finirà dopo le 10 di sera, completo e stampo. Ma, tornando, mi arriva il messaggio che all’incontro ce n’erano 6. Sì, 6, animatori compresi. Delusione. Profonda delusione, anche perché avevo esplicitamente chiesto io nell’incontro di preparazione di inserire quella zona, come attenzione ad una realtà giovane, con molti ragazzi e pensando alla benedizione delle case, alle famiglie dei battesimi, alle messe di maggio... E’ vero allora che la zona è difficile - come mi diceva qualcuno diverso da P. - che come dai il Bollettino lo trovi nella spazzatura, che di buste da lì ne arrivano 5 o 6, che non son proprio così carini come sembrano? Capite perché "ma ta set mai contet...?"

 

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letterina 20141129

Chiesa e Case

Logo[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]I[/dropcap]l segno che guida l’itinerario d’Avvento-Natale è la casa.
Ma non è solo un segno, è una realtà. Ecco perché vogliamo tentare questa proposta: alcune case si apriranno, in una sera della settimana, per un momento di confronto a partire da una pagina della Bibbia, guidati da uno o più animatori.
E’ una piccola sfida che lanciamo negli anni in cui tutta la Diocesi di Bergamo è invitata dal Vescovo a vivere forme di catechesi per gli adulti.
E’ ora di finirla di relegare la catechesi ai piccoli: sono soprattutto i “grandi” ad averne bisogno. Vi chiedo di osare un po’, di mettervi  in gioco, per fare sempre più della comunità una casa accogliente. Anche aprendoci a questa iniziativa nelle case.

Buon Avvento per un vero Natale del Signore.

 Ecco il prospetto:

 

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letterina 20141122

www.insiemeaisacerdoti.it

Logo[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]L[/dropcap]a Chiesa italiana celebra nella Domenica di Cristo Re, la Giornata Nazionale dedicata ai sacerdoti, nel grazie per il loro ministero, nella preghiera per tante necessità, nell’offerta per il loro sostentamento. www.insiemeaisacerdoti.it illustra le diverse possibilità di aiuto concreto.
Qui però vengono poste alcune domanda-risposta per fare luce in un ambito guidato spesso da luoghi comuni e male informazione. 


Dove vanno le Offerte donate?
All’Istituto Centrale Sostentamento Clero (ICSC) che le distribuisce equamente tra i circa 38mila preti diocesani. Si assicura, così, una remunerazione mensile dignitosa: da 862 euro netti al mese per un sacerdote appena ordinato, fino a 1.341 euro per un vescovo ai limiti della pensione. Queste Offerte sostengono, inoltre, oltre 3 mila preti ormai anziani o malati e raggiungono anche 600 missionari fidei donum nel Terzo mondo.

Perché ogni parrocchia non provvede da sola al suo prete?
L’Offerta è nata come strumento fraterno, per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose. Dal 1989 ha sostituito la congrua statale. Vuol dire che oggi i sacerdoti si affidano a noi fedeli per il loro sostentamento. Con una libera Offerta da riconfermare ogni anno o più volte l’anno.

Che differenza c’è tra le Offerte Insieme ai sacerdoti e l’obolo raccolto durante la Messa?
Ogni comunità dà un contributo al suo parroco. Il quale può contare così su una piccola cifra per il suo sostentamento, (quota capitaria) pari a 7 centesimi (0,0723 euro) al mese per abitante. Ma nella maggior parte delle parrocchie italiane, che hanno meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Perciò vengono allora in aiuto le Offerte Insieme ai sacerdoti destinate all’ICSC.

Perché versare l’Offerta all’ICSC se c’è già l’8xmille?
Perché queste Offerte indicano una partecipazione alla vita ecclesiale più matura e consapevole. Infatti l’8xmille non costa nulla ai fedeli. Le Offerte destinate all’ ICSC, invece, richiedono una piccola spesa. Tuttavia la loro raccolta copre circa il 3% del fabbisogno annuale, e dunque l'8xmille è ancora determinante per remunerare i sacerdoti. Vale la pena, quindi, farle conoscere, perché queste Offerte sono un dono importante per tutta la Chiesa.

Perché sono deducibili?
Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 euro l’anno

 

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letterina 20141115

Per paura si muore di paura

Logo[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]P[/dropcap]er il secondo anno sono partiti i circoli di R-ESISTENZA promossi dalle Acli di Bergamo, insieme al nutrito programma “Molti fedi sotto lo stesso cielo” (ad alcuni incontri sta partecipando anche qualche giovane della nostra Comunità). Sono luoghi sparsi su tutto il territorio bergamasco dove uomini e donne leggono insieme un testo, lo commentano e avviano delle riflessioni. Il testo, appositamente scritto da Silvano Petrosino e Giovanni Nicolini è: "Non abbiate paura!". Troviamo qui un assaggio sul tema, sapendo che "per paura si muore di paura. Insieme è nulla la paura."


La finitezza e la mortalità sono una condizione, ma rischiano in ogni istante di trasformarsi in un'obiezione: contro la vita, contro il bene e il giusto. E questa sarebbe la fine del mondo. È la grande tentazione che ci riguarda tutti, ma assecondarla porta inevitabilmente sempre verso la strada della distruzione. Come quando un uomo desidera trovare un fungo porcino e trova solamente funghi velenosi. E allora li schiaccia! Desidera una cosa (trovare un fungo da mangiare), ma il suo desiderio viene frustrato (trova solo un fungo velenoso: non è che non trovi alcun fungo, ma ne trova uno che è velenoso); quindi distrugge quello che ha trovato per vendicarsi, per reagire alla frustrazione di cui ha fatto esperienza. Allo stesso modo, chi non accoglie la condizione di finitudine che caratterizza la vita umana rischia di dirigere la sua vita verso la distruzione della vita altrui ed ultimamente verso la propria autodistruzione.
È invece fondamentale accogliere la condizione di cui solo noi umani abbiamo coscienza. Accoglierla, per esempio, vuol dire accettare l'idea che ci ascuno di noi ha dei difetti fisici... Accoglierla significa accettare i nostri limiti... Non seguire la strada dell’accoglienza significa intraprendere la strada della distruzione. Non ci sono alternative. Se qualcuno obbiettasse: "Ma perché dobbiamo imparare ad accogliere?" io risponderei: "Almeno per questa ragione: per non iniziare a distruggere/distruggersi".

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letterina 20141108

Cose serie

Cimitero Palazzago[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]U[/dropcap]na pagina proposta nella riflessione del giorno dei defunti al Cimitero, che alcune persone hanno chiesto di poter leggere. Eccola.
E’  tratta da: La camera bella di Laura Blandino, un romanzo che, dice la scrittrice, avrebbe voluto leggere quand’era adolescente, ma che non era stato scritto.

-Appuntamento come al  solito?
- Sì, a domani - rispose Pipetto, con un cenno di intesa.
La tradizione era ormai consolidata. Ogni anno, il 3 novembre, i due amici si recavano in gran segreto al cimitero. La folla del giorno prima era ormai solo un ricordo e tutto ciò che ne rimaneva era il colore variegato dei fiori. Immersi nel silenzio, Cecilia e Pipetto perlustravano tutte le tombe, viale dopo viale, e ogni  volta che ne individuavano una abbandonata e spoglia, rimediavano personalmente: liberavano il marmo dal muschio, strappavano le erbacce e riempivano il  vaso con splendidi fiori prelevati dalle tombe più adorne. Rubavano ai  defunti ricchi per dare a quelli poveri, insomma. E al tramonto il cimitero era assai più bello, allegro e democratico del giorno prima.

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- Se fossi morta mi farebbe piacere avere una bella tomba con tanti fiori colorati - osservò Cecilia tra sé e sé.
- Che stai dicendo? Che discorsi sono questi? - brontolò mamma Ansaldi, che aveva udito il commento.
- Perché? Preferiresti una tomba abbandonata e spoglia e tutta sporca?
- Insomma, piantala! Non mi sembra il caso di pensare a cose di questo genere!
- Ma a che cosa dovrei pensare in un cimitero?
Chiara intervenne: - Di' un "Eterno riposo" e chiudi il becco. "Sono proprio strambi i grandi - rifletté Cecilia.  - Parlano sempre di cose serie, ma se poi uno tira fuori l'argomento più serio di tutti, si scandalizzano subito".

 

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