Non chiamateci preti di strada
[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]S[/dropcap]iamo preti e basta. Ogni ulteriore qualifica - preti antimafia, preti antidroga, ecc... - è di troppo. Dire poi “preti di strada” non ha senso perché il Vangelo e la strada sono inseparabili. Nella parola prete è implicita la parola strada! «Preparate la strada del Signore» dice il Vangelo di Marco. La strada è incontro con Dio e incontro con le persone, è la saldatura di terra e cielo. Vivere il Vangelo non vuol dire soltanto insegnare e osservare la dottrina. Vuol dire prima di tutto incontrare e accogliere, avendo come unico criterio i bisogni e le speranze delle persone.
La strada maestra
Io lo intendo così il Vangelo, e non posso che gioire del fatto che papa Francesco abbia voluto caratterizzare la “sua” Chiesa come una Chiesa in cammino, sulla strada, diretta nei luoghi più poveri e dimenticati , poveri di risorse ma anche poveri di senso, le periferi e geografiche e quelle dell’anima.
«Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade – ha scritto nella Evangelii Guadium – che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze».
Ma la strada è anche un incessante cammino di crescita, di formazione. Quando mi ordinò prete e affidò come parrocchia la strada, Padre Michele Pellegrino aggiunse: «ci andrai a imparare, non a insegnare!». Come aveva ragione! La strada mi è stata maestra di vita, mi ha tenuto coi piedi per terra, mi ha protetto dal pericolo di sentirmi “arrivato”. Mi ha insegnato l’umiltà, il non dare nulla per scontato e il non giudicare mai, mi ha reso solidale con le umane debolezze e contraddizioni, a partire dalle mie. Sulla strada siamo piccole persone di fronte al grande mistero della vita.
Dalla Lectio magistralis di don Luigi Ciotti per la laurea honoris causa in "Comunicazione sociale e di impresa"