letterina 20140809

Buone nuove

Nel cuore dell’estate, dopo il Cre, il Baby Cre, il dopo Cre, la vacanza al mare con gli adolescenti e la biciclettata e  mentre parte la vacanza in stile famigliare, giunge alla nostra Comunità una bellissima notizia: tra poco avremo tra noi don Davide Perico, come vicario parrocchiale.
Sì, avete capito bene, un sacerdote giovane per età (ha 31 anni) e per ordinazione (3 anni di messa) che condividerà il nostro cammino di chiesa.
Io e don Davide ci siamo da poco conosciuti, lui è venuto alcune volte a Palazzago, abbiamo visto a grandi linee i diversi ambiti in cui potrà immettere le sue energie, abbozzando un possibile percorso insieme.
Quando i superiori mi hanno chiesto la disponibilità ho accettato con gioia, sapendo che anche per me sarà una bella occasione di confronto, direi anche una sfida di comunione,  insieme all’aiuto che può giungere per il complesso cammino pastorale di Palazzago e non solo. Nella festa della Madonna del Rosario (5 ottobre) lo accoglieremo ufficialmente.
Condivideremo la casa dove dimoro provvisoriamente, in attesa della casa di Comunità nella quale sono già previsti più moduli abitativi.
E qui l’altra bella notizia: tornando dalla biciclettata ho trovato un plico con gli ultimi progetti approvati dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e dalla Curia Vescovile (ci saranno tempi e modi nell’assemblea parrocchiale d’ inizio anno per illustrare le diverse tappe e il molto lavoro fatto), che autorizzano i lavori.
Si ipotizza di partire per novembre.
Bene, questo quanto. Il resto un po’  alla volta.
Buona estate con buone nuove.

 

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Estate 2014

 

Mare stile familiare

Festa di Comunità 1

 

Festa di Comunità 2

     
 

letterina 20140802

Oggi siamo felici?

La storia di Meriam aveva commosso e, al  tempo stesso, inorridito il mondo:
dopo la condanna a morte e a 100 frustate per adulterio (per aver sposato un cristiano) inflitta a maggio scorso, la giovane era stata arrestata e messa  in cella insieme al piccolo figlio di  20 mesi con una sentenza che aveva  fatto mobilitare molte diplomazie,  in primis quella  italiana. Nella prima udienza, quella  in cui  gliera stata inflitta la condanna a morte, il giudice si  era rivolto all’imputata chi amandola con  il  nome arabo, Adraf  Al-Hadi  Mohammed  Abdullah, chiedendole di  convertirsi  nuovamente all’Islam. “Io sono cristiana e  non ho commesso apostasia”,  fu  la replica della donna che gli costò la condanna a morte e la carcerazione.
Solo poche settimane dopo Meriam,  in cella, ha dato alla  luce una bimba in  condizioni  durissime. “Ha partorito in catene”, rivelò  il marito Daniel  Wani, cittadino sudanese e americano. Il  23 giugno il  tribunale sudanese  ha poi  deciso la  liberazione della donna che  fu  fermata ancora una  volta, per un “controllo dei documenti ”,  in aeroporto, mentre con i  bambini era  in procinto di  partire per gli Stati  Uniti . Successivamente rilasciata, Meriam, con  la sua  famiglia, ha trovato rifugio all’ambasciata americana a Khartoum, dove ha ricevuto il  passaporto che le  ha permesso  di   lasciare  il Paese diretta come prima tappa in Italia, prima di raggiungere New York...
“Oggi siamo felici. Oggi è soltanto un giorno di festa...” così  il Primo Ministro italiano ha salutato il suo arrivo in Italia. È vero. La storia a  lieto fine di  Meriam accende  la speranza.
Ma questa donna è lo specchio che riflette i  cristiani  in fuga da Mosul  perché minacciati  dagli   integralisti   islamici dell’Isil,  le tante Asia Bibi detenute per la  loro fede,  le migliaia di   fedeli  che  vivono in  Kenya, Mali, Nigeria, Ciad, Tanzania, Congo, India, Cina, Afghanistan, Pakistan, Mindanao, Vietnam, Corea del  Nord, Egitto, Siria, Iran, Turchia, Arabia Saudita, per una lista che comprende anche Paesi  dell’Occidente dove  le violazioni sono  in prevalenza di carattere sociale e ideologico. Uno specchio che inchioda  la comunità internazionale e i Governi  davanti alle propri e responsabilità. Sempre che non sia troppo tardi...

 

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Estate 2014

 

Mare stile familiare

Festa di Comunità 1

 

Festa di Comunità 2

     
 

letterina 20140726

Voce rassicurante

Mentre nei Vangeli di queste Domeniche continuiamo ad ascoltare un Gesù che racconta la vita e il Regno attraverso le parabole, vi propongo queste righe di Massimo Gramellini in : La magia di un buongiorno. Parla di favole, ma la cosa bella è che una favola -come una parabola, una storia…-va raccontata. Da una voce rassicurante, appunto.
Le favole sono come i panda. Stanno scomparendo.
Ormai soltanto il 16 per cento dei bambini fra i due e gli otto anni - recita una ricerca inglese - si addormenta al suono di una storia raccontata dai genitori. Dieci anni fa erano ancora il 30 per cento, trent'anni fa il 75 per cento. La deduzione inesorabile è che la prossima generazione avrà un'infanzia senza favole, se non nella versione transgenica offerta da computer e tv.
Secondo gli psicologi, quei dieci minuti prima della buonanotte in cui papà o mamma si sedevano accanto alletto del pupo per raccontargli di Biancaneve o di un altro personaggio inventato lì per lì non erano solo il più straordinario sonnifero mai creato dall'uomo. Rappresentavano il momento decisivo nella formazione morale del bambino: era in quel mondo popolato da mostri e fate che il piccolo apprendeva dalla voce rassicurante dei genitori la differenza fra bene e male.
Meno favole, più baby gang: un' equazione facile da dimostrare.
Perché milioni di genitori abbiano rinunciato a educare con la fantasia è un discorso che conosciamo bene: stanchezza da lavoro, pigrizia, famiglie dimezzate (e compiti raddoppiati) dai divorzi.
Smettiamola almeno di incolpare la scuola e la tv per la maleducazione dei nostri figli. Rimane la speranza di un'illuminazione collettiva sull'orlo dell'abisso: le favole sono come i panda, ma nessun WWF potrà salvare i sette nani.

 

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Estate 2014

 

Mare stile familiare

Festa di Comunità 1

 

Festa di Comunità 2

     
 

letterina 20140719

Terra e... Pianoterra

Il nostro cuore è un pugno di terra, seminato di buon seme e assediato da erbacce. “Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania?” domandano i servi.
La risposta è perentoria: «No, perché rischiate di strappare il buon grano!».
L'uomo violento che è in me dice: strappa subito tutto ciò che è immaturo, sbagliato, puerile, cattivo. Il Signore dice: abbi pazienza, non agire con violenza, perché il tuo spirito è capace di grandi cose solo se ha grandi motivazioni positive, non se ha grandi reazioni immediate. Mettiamoci sulla strada su cui Dio agisce, adottiamo il suo stile: per vincere la notte accende il mattino, per far fiorire la steppa getta infiniti semi di vita, per far lievitare la massa immobile immette un pizzico di lievito. Questa è la attività solare, positiva, vitale che dobbiamo avere verso noi stessi. Dobbiamo liberarci dai falsi esami di coscienza negativi, centrati sul male. La nostra coscienza chiara, illuminata e sincera deve scoprire prima di tutto ciò che di vitale, bello, buono, promettente, Dio ha seminato in noi. E far sì che porti frutto.
Arriviamo al termine del Cre e vorrei avere questo sguardo: lo so, io per primo vedo alcune criticità, ma voglio, proprio guardando questa parabola, vedere il buon grano: la vivacità dei ragazzi, il darsi da fare degli animatori, la passione delle mamme dei laboratori e della cucina, la partecipazione dei genitori alle serate, la possibilità di pregare insieme ogni giorno, l’amicizia nata tra tanti, l’esultanza per la squadra che vince, la genuinità di una frase scritta sul quaderno in fondo alla chiesa, la verifica serale, il desiderio di ritrovarsi anche oltre il tempo del Cre, le foto ricordo... Tutto questo è buon grano che biondeggia al vento e che ci stimola a continuare.
Non preoccupiamoci prima di tutto della zizzania, dei difetti, delle debolezze, ma di coltivare una venerazione profonda per le forze di bontà, di generosità, di attenzione, di accoglienza, di libertà che Dio ci consegna. Facciamo che queste erompano in tutta la loro forza, in tutta la loro bellezza, in tutta la loro potenza e vedremo le tenebre scomparire. Questo è il messaggio della parabola: venera la vita che Dio ha posto in te, proteggila, porta avanti ciò che hai di positivo e la zizzania avrà sempre meno terreno. Tu pensa al buon grano, ama i tuoi germi di vita, custodisci ogni germoglio buono, sii indulgente con tutte le creature.
E anche con te stesso. E tutto il tuo essere fiorirà nella luce.

 

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Attività dopo CRE

Estate 2014

Mare stile familiare

     
     
 

letterina 20140712

Entusiasmo

L’entusiasmo è contagioso. Ma voi sapete da dove viene questa parola: entusiasmo? Viene dal greco e vuol dire “avere qualcosa di Dio dentro” o “essere dentro Dio”. L’entusiasmo, quando è sano, dimostra questo: che uno ha dentro qualcosa di Dio e lo esprime gioiosamente. Siete aperti – con questo entusiasmo - alla speranza e desiderosi di pienezza, desiderosi di dare significato al vostro futuro, alla vostra intera vita, di intravedere il cammino adatto per ciascuno di voi e scegliere la via che vi porti serenità e realizzazione umana. Cammino adatto, scegliere la via… cosa significa questo? Non stare fermi – un giovane non può stare fermo! – e camminare. Ciò indica andare verso qualcosa; perché uno può muoversi e non essere uno che cammina, ma un “errante”, che gira, gira, gira per la vita… Ma la vita non è fatta per “girarla”, è fatta per “camminarla”, e questa è la vostra sfida! 

Da un lato, siete alla ricerca di ciò che veramente conta, che rimane stabile nel tempo ed è definitivo, siete alla ricerca di risposte che illuminino la vostra mente e scaldino il vostro cuore non soltanto per lo spazio di un mattino o per un breve tratto di strada, ma per sempre. La luce nel cuore per sempre, la luce nella mente per sempre, il cuore riscaldato per sempre, definitivo.
Dall’altro lato, provate il forte timore di sbagliare - è vero, chi cammina può sbagliare –, provate la paura di coinvolgervi troppo nelle cose - l’avete sentita, tante volte -, la tentazione di lasciare sempre aperta una piccola via di fuga, che all’occorrenza possa aprire sempre nuovi scenari e possibilità. Io vado in questa direzione, scelgo questa direzione, ma lascio aperta questa porta: se non mi piace, torno e me ne vado. Questa provvisorietà non fa bene; non fa bene perché ti fa venire la mente buia e il cuore freddo.
...Tuttavia, cari giovani, il cuore dell’essere umano aspira a cose grandi, a valori importanti, ad amicizie profonde, a legami che si irrobustiscono nelle prove della vita anziché spezzarsi. L’essere umano aspira ad amare e ad essere amato.
Questa è la nostra aspirazione più profonda: amare e essere amato; e questo, definitivamente.

Papa Francesco ai giovani di Abruzzo-Molise, 5 luglio 2014

 

 

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Estate 2014

 

Mare stile familiare

     
     
 

letterina 20140705

Catastrofe? No, parto

 

Da alcune settimane la Diocesi di Bergamo ha sette preti in più, i novelli.
Ci sono state feste e accoglienze nei paesi nativi o del ministero. Dopo la festa, il conto. Occorre, cioè, guardare dentro i numeri. Per evitare illusioni e, se abbiamo coraggio, per cominciare a sperimentare quello che, inevitabilmente, saremo costretti a fare tra qualche anno. Che piaccia o meno. I numeri restituiscono, brutalmente, anche nella nostra diocesi, un dato incontrovertibile: la continua, progressiva – e, a prima vista, inarrestabile – diminuzione dei preti. Anno dopo anno, nonostante alcune eccezioni, il numero degli ordinati diminuisce. Un saldo negativo sempre più pesante. Tra i sacerdoti che muoiono e quelli che abbandonano (e non sono pochi nell’ultimo decennio) sono sempre meno e si alza la loro età media. Un numero ogni anno più grande di parrocchie non vede più la presenza del curato. Certo, il trend è in linea con quello europeo (non mondiale, dove grazie all’incremento di preti in Africa e in Asia il segno è positivo): dal 1978 ad oggi i sacerdoti diocesani in Italia sono calati del 30% ...Una situazione di questo genere è vista da molti come una catastrofe, una rovina. A me piace immaginarla, invece, con un’altra immagine: quella del parto. Si sono rotte le acque, la disgregazione del precedente equilibrio è in funzione di uno nuovo. Ciò che sta accadendo nelle Chiese d’occidente non è la fine del mondo ma la fine di un certo mondo e l’inizio di un mondo nuovo. Non è la fine del Cristianesimo ma di un certo Cristianesimo. E se uno ha gli occhi della fede può cominciare a intravedere i germi di un ricominciamento. Mi chiedo infatti se la cosiddetta crisi vocazionale sia piuttosto un segno dei tempi con cui Dio vuole parlare ad una Chiesa distratta per costringerla a prendere decisioni inedite ma epocali, adeguate alle esigenze del presente per rispondere in tempo all’anelito di Dio che sale dalle viscere del mondo...È necessario che il prete non assommi in sé tutti i ruoli funzionali: leader, liturgo, economo, organizzatore, animatore ecc., ma riservi a sé il servizio dell’unità, della preghiera e della Parola, lasciando tutto il resto a chi può e sa farlo meglio di lui. Non è forse giunto il momento di cominciare a mettere in pratica tutto questo?

Da: Diario di un laico di Daniele Rocchetti

 

 

 

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Estate 2014

 

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