Estate 2014: abitare
“E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14)
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Estate 2014: abitare
“E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14)
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Gesù e Giovanni si assomigliano
In tutti i vangeli, la vita e il ministero di Giovanni Battista vengono premessi al racconto della nascita e della predicazione di Gesù; gli evangelisti lo identificano con il «messaggero» annunciato da Malachia (Ml 3,23-24; Le 1,17), come il redivivo Elia che doveva preparare l'avvento del Cristo (Mt 17,10-13; Le 1,17). Questo personaggio della storia di Israele, eminente fra tutti gli uomini (Mt 11,11), che nel Prologo del Vangelo di Giovanni viene definito il «testimone» per eccellenza dell'avvento del Verbo fra i suoi, ha tale importanza che taluni pensavano addirittura che fosse lui il Messia (Le 3,15; Gv 1,20). E questa possibile confusione tra il testimone della luce e la Luce vera (Gv 1,7.9; 5,35) scaturisce dal fatto che il Battista è 'figura' di colui che verrà dopo di lui (ma era «prima di lui»: Gv 1,30). Accogliendo Giovanni Battista noi accogliamo dunque colui che ci porta da Gesù, che ce lo 'fa vedere', non solo indicandolo con lo sguardo (Gv 1,35-36), ma incarnandolo, in qualche modo, nella sua vita: se diventiamo discepoli del testimone, egli ci farà accedere all'incontro con il Signore (Gv 1,29-37).
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Per fare la pace ci vuole coraggio
...Questo nostro incontro risponde all’ardente desiderio di quanti anelano alla pace e sognano un mondo dove gli uomini e le donne possano vivere da fratelli e non da avversari o da nemici. Signori Presidenti, il mondo è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino. Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio. E’ nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano. La loro memoria infonda in noi il coraggio della pace, la forza di perseverare nel dialogo ad ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti. Parole di Papa Francesco all’incontro di preghiera per la pace
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Gesto profetico
Il Papa ha invitato israeliani e palestinesi a Roma per fare finalmente pace. Parlando ai musulmani alla Spianata delle Moschee, il Papa ha detto che non dobbiamo più usare il nome di Dio per combattere… Da un’intervista a Enzo Bianchi
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Il coraggio nasce dalla fame
Mi sono messo a leggere ultimamente “Carne e sangue”, di Michael Cunningham: parla di una famiglia di greci poveri, che va in America. Il babbo fa un orto e il bambino di otto anni gli chiede “Babbo, fammi fare un pezzo d’orto anche a me”. E il babbo gli dà un pezzo di due metri per due di sabbia, e questo bambino di notte va nel pezzo di campo buono del babbo, prende una zolla di terra e se la mette in bocca, e la sputa sul suo pezzo. Vedete dov’è il coraggio di questo bambino? Non nell’aver chiesto un pezzo di orto, non nell’aver preso in bocca quelle zolle. Il coraggio vero di questo bambino è il coraggio della fantasia, quello di pensare che in due metri per due di sabbia ci può venire un orto, se ti dai da fare. Se noi abbiamo un problema o si usa la creatività o il coraggio. Non c’è un altro modo. don Luigi Verdi
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Regalare fiducia
Leggo da bastian contrario la parabola dei tre che un giorno si trovarono nelle mani una somma di denaro da capogiro, una cifra smisurata, solo che si pensi che un talento in quei tempi corrispondeva verosimilmente alla paga di sudore di anni e anni di fatica. E uno di loro di talenti se ne trovò tra le mani cinque, uno tre, il terzo uno, e non era poco! Il loro signore era in partenza per un viaggio, consegnava alla fantasia delle loro mani una parte ingente dei suoi beni. Era uno che credeva nelle loro capacità. Così è Dio. E’ un generoso, ha fiducia. Non è di quelli che ti stanno con il fiato sul collo, con mille controlli, non è della razza sospettosa dei sorveglianti, lui se ne va, si fida. Vuoi che, se tu ti dai da fare, non sia per occhi di padrone, ma per risposta a una fiducia. Il loro signore al ritorno li vide arrivare con un lago di gioia negl’occhi, tenevano in mano l’attesta di un aumento, di un raddoppio dei talenti. E, come fossero riusciti a tanto, forse non sarebbe stato felice nemmeno per loro spiegare. Che poi il loro signore fosse un generoso ne ebbero la riprova appena lo sentirono reagire: non solo non esigeva il ritorno dei talenti, che anzi li faceva partecipi della gestione del suo patrimonio. E non solo del patrimonio, anche della sua gioia. Ognuno dei due se lo sentì dire, le parole erano queste: "prendi parte alla gioia del tuo padrone". Quelle parole cantavano nell’anima. C’era da stropicciarsi gli occhi. Così fa Dio. Ma il terzo? Lo videro quello stesso giorno arrivare senza festa, aveva un lago buio negli occhi, un buio che teneva il viso, da parte a parte. Quando prese a parlare si accorse che le parole gli uscivano come legate e precipitose insieme, aspre, come il cuore che gli martellava dentro, disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra. Ecco ciò che è tuo!". La paura che ci fa nascondere, la paura che fa nascondere i talenti! La paura fa nascondere, sotterra la nostra intelligenza. Quasi fosse attentato all’umiltà o arroganza dello spirito il pensare con la propria testa. Mettere dunque in azione la nostra creatività, e nello stesso tempo sostenere la creatività degli altri. Come? Regalando fiducia. Perché anche quest’ anno facciamo la prima Comunione? Per regalare fiducia...
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