letterina 20140531

Disceso - Asceso

Nel giorno dell’Ascensione, colleghiamo la discesa e la salita al cielo, con un brano dell’omelia di Papa Francesco a Betlemme (25 maggio) dove cita tra l’altro l’Istituto che abbiamo visitato e che aiutiamo da alcuni anni come Comunità.
Che grazia grande celebrare l’Eucarestia nel luogo dove è nato Gesù.
Il Bambino Gesù, nato a Betlemme, è il segno dato da Dio a chi attendeva la salvezza, e rimane per sempre il segno della tenerezza di Dio e della sua presenza nel mondo. L’angelo dice ai pastori: «Questo per voi il segno: troverete un bambino…». Anche oggi i bambini sono un segno. Segno di speranza, segno di vita, ma anche segno “diagnostico” per capire lo stato di salute di una famiglia, di una società, del mondo intero. Quando i bambini sono accolti, amati, custoditi, tutelati, la famiglia è sana, la società migliora, il mondo è più umano. Pensiamo all’opera che svolge l’Istituto Effetà Paolo VI in favore dei bambini palestinesi sordo-muti: è un segno concreto della bontà di Dio. E’ un segno concreto che la società migliora. Dio oggi ripete anche a noi, uomini e donne del XXI secolo: «Questo per voi il segno», cercate il bambino…
Il Bambino di Betlemme è fragile, come tutti i neonati. Non sa parlare, eppure è la Parola che si è fatta carne, venuta a cambiare il cuore e la vita degli uomini. Quel Bambino, come ogni bambino, è debole e ha bisogno di essere aiutato e protetto. Anche oggi i bambini hanno bisogno di essere accolti e difesi, fin dal grembo materno. Purtroppo, in questo mondo che ha sviluppato le tecnologie più sofisticate, ci sono ancora tanti bambini in condizioni disumane, che vivono ai margini della società, nelle periferie delle grandi città o nelle zone rurali. Tanti bambini sono ancora oggi sfruttati, maltrattati, schiavizzati, oggetto di violenza e di traffici illeciti. Troppi bambini oggi sono profughi, rifugiati, a volte affondati nei mari, specialmente nelle acque del Mediterraneo. Di tutto questo noi ci vergogniamo oggi davanti a Dio, a Dio che si è fatto Bambino. E ci domandiamo: chi siamo noi davanti a Gesù Bambino? Chi siamo noi davanti ai bambini di oggi?
Siamo come Maria e Giuseppe, che accolgono Gesù e se ne prendono cura con amore materno e paterno? O siamo come Erode, che vuole eliminarlo? Siamo come i pastori, che vanno in fretta, si inginocchiano per adorarlo e offrono i loro umili doni? Oppure siamo indifferenti? Siamo forse retorici e pietisti, persone che sfruttano le immagini dei bambini poveri a scopo di lucro? Siamo capaci di stare accanto a loro, di “perdere tempo” con loro? Sappiamo ascoltarli, custodirli, pregare per loro e con loro?
O li trascuriamo, per occuparci dei nostri interessi?

 

 Scarica qui la letterina


 

Visita alle 7 chiese

Settimana Patronale

Iscrizioni al CRE

Mare stile familiare

Pellegrinaggio a Lourdes

Estate 2014

     
     
 

letterina 20140426

Due papi per una chiesa in cammino

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono canonizzati assieme questo 27 aprile.

C’è un unico incontro tra il giovane vescovo polacco e il vecchio papa Roncalli: a Roma l’8 ottobre 1962, quando Giovanni XXIII ricevette il primate Wyszyński e i vescovi polacchi "che circondai di ogni più cortese cordialità" scrive il papa nell’agenda. Wojtyla, vescovo da quattro anni e amministratore di Cracovia, era in quel gruppo.
Papa Giovanni è stato molto amato dai cattolici polacchi, per la compressione dimostrata verso la linea del primate nei confronti del comunismo: fermezza e dialogo, ma anche cautela nell’evitare il rischio dell’invasione sovietica. Giovanni XXIII aveva voluto incontrare i vescovi polacchi, appena arrivati a Roma per il Concilio, ricordando la sua visita in Polonia nel 1929. Allora era stato nel santuario della Madonna nera di Częstochowa. Aveva visitato pure Cracovia, dove aveva celebrato la Messa nella cattedrale di Wawel. Fece anche molto piacere ai vescovi una battuta di Roncalli che, con simulata casualità, ricordò l’erezione di un monumento a un bergamasco, Francesco Nullo, "nelle terre occidentali recuperate dopo secoli".

Karol Wojtyla ha amato e stimato Giovanni XXIII da vescovo e da papa, lo ha beatificato. Nel 1981 si è anche recato in visita al paese natale, Sotto il Monte. Del resto papa Roncalli ha rappresentato la rottura con quel pessimismo che aleggiava nella chiesa della guerra fredda. La sua apertura agli altri non è stata ingenua bonomia, ma un modo profondo di concepire la missione della Chiesa nel XX secolo. Per lui, la Chiesa doveva andare incontro agli altri con franchezza e amabilità. Gli altri erano i non cattolici: quelli ”uomini di buona volontà”, ricordati nella sua enciclica del 1963 sulla pace, Pacem in terris, quasi il suo testamento.

Roncalli amava viaggiare aveva percorso tutta la Francia durante la sua nunziatura; conosceva molti Paesi della riva sud del Mediterraneo; aveva visitato i Balcani e la Turchia. Divenuto papa, compì un viaggio fuori Roma con il pellegrinaggio a Loreto e Assisi, che suscitò tanto entusiasmo perché per la prima volta dal 1870 il papa usciva dall’Urbe. Con quello spostamento di un giorno, si apriva la via dei grandi viaggi papali. Giovanni Paolo II ha amato anche lui gli incontri e i viaggi. Giovanni XXIII aveva voluto rimettere in movimento la Chiesa, aprire le porte e le finestre all’aria del mondo con il Concilio per meglio comunicare la fede e la speranza.
Paolo VI è stato la guida del Concilio e l’architetto della riforma postconciliare. E Wojtyla ha camminato nello spirito dei  due predecessori, portando il  nome di  entrambi... consapevole che non si può comunicare senza incontrare.

 

 Scarica qui la letterina

 

 Scarica qui il Calendario del Palio 2014

 

 

Pellegrinaggio UP 1°Maggio

 

Pellegrinaggio a Lourdes

Lettera alla Chiesa di Sardi

 

Lettera alla Chiesa di Laodicea

     

 Dal 31 marzo 2014 il nostro sito fa parte della lista dei siti cattolici italiani ed è stato riconosciuto come sito CEI

 

 

letterina 20140503

La locanda di Emmaus

Io sono una locanda. Una sera di tanto tempo fa - era appena tramontato il sole - entrarono due che sembravano viaggiatori come ne vedevo continuamente.
Dietro di loro ce n’era un altro, diverso: era dietro a loro ma sembrava che li avesse guidati lì; era vestito come un viaggiatore ma il suo aspetto era sereno, era capace di attrarre. Scelsero il tavolo nel mio angolo più nascosto. Mentre gli altri avventori chiamavano l’oste e si lamentavano della sua lentezza essi parlavano fitto fitto tra loro. Anche se il tono della loro voce era basso, io potevo sentire tutto. Stavano ricordando la giornata trascorsa e si dicevano che peggio di come era cominciata non potevano immaginarselo. Si erano alzati - svegliati non si può dire, visto che avevano passato una notte insonne – presto, ancora prima che sorgesse il sole, perché avevano deciso di lasciare per sempre Gerusalemme e, con essa, anche la loro amicizia con Gesù. Sì, Gesù che per loro era stato un profeta potente in parole e opere, che aveva fatto nascere in loro la speranza di una vita nuova, diversa, una vita fatta di comunione, di generosità, di apertura verso tutti. Proprio Gesù che era appena stato crocifisso. Morto e sepolto da alcuni coraggiosi che ne avevano chiesto il corpo a Pilato. E con lui morte anche le loro speranze. Parlavano, meglio: borbottavano mentre si dirigevano fuori dalla capitale verso una piccola cittadina di nome Emmaus. Era da lì che venivano ed avevano deciso di tornare lì a riprendere la vita di prima. Erano delusi, arrabbiati, tristi e pensavano alla vergogna che i compaesani gli avrebbero fatto provare quando sarebbero arrivati a casa dopo aver “buttato via” mesi interi dietro al rabbì di Nazaret. Il loro cuore stava diventando di ghiaccio. Il gelo della morte di Gesù aveva preso anche le loro menti. Non sapevano più ragionare se non in modo negativo, pieno di pessimismo e rabbia. Borbottavano: “Ne è valsa la pena?” e “Che stupidi siamo stati a credere nel perdono, nell’amore, nella generosità! Guardalo, dov’è finito il maestro di queste cose: sulla croce!” ...Lo straniero ora prende il pane e lo spezza. Proprio come Gesù la notte del suo arresto. E la luce dalle sue mani! E il suo volto! E le parole che li hanno accompagnati per tutto il giorno… “Ma è lui! E’ Gesù! Ma allora è risorto! Ma allora il perdono è possibile, la comunione è possibile, allora non si è illusi se si crede all’amore, se si mantiene viva la speranza del bene!”. Eccoli adesso correre verso Gerusalemme, la città che volevano abbandonare, per dire a tutti che Gesù, come il sole, ha sciolto il loro gelo e così farà con tutti i cuori che gli daranno accoglienza. Oggi e per sempre!!! Mi piacerebbe essere ricordata per sempre come la locanda di Emmaus, quella dalla porta aperta.

 

 Scarica qui la letterina

 

 Scarica qui il Calendario del Palio 2014

 

 

Lettera alla Chiesa di Sardi

 

Lettera alla Chiesa di Laodicea

Pellegrinaggio a Lourdes

 

Family Fest

     

 Dal 31 marzo 2014 il nostro sito fa parte della lista dei siti cattolici italiani ed è stato riconosciuto come sito CEI

 

 

letterina 20140510

"SELFIE"

Ai giorni nostri ci si interroga, e non senza motivo, sulla “convenienza” delle nostre azioni. E così la “convenienza” tende ad essere il termometro della società e delle nostre scelte. Conviene studiare? Conviene laurearsi? E dove conviene di più? Tutte domande legittime che, tuttavia, vanno trattate con cautela. All’estremo potremmo infatti chiederci se conviene nascere per poi dover morire? Se ci limitassimo a questo approccio dimenticheremmo la cultura del dono e la specialità della persona umana, che sta nella sua “consapevolezza”. Consapevolezza che la vita, per credenti e non, è un dono e che se vissuta consapevolmente fa scorgere la fine come la restituzione attesa del donato. E così si studia e si va all’Università, per essere più consapevoli, per avere più coscienza di sé e della relazione con gli altri. Anche questo conviene anche se non si misura.
I giorni nostri sono poi anche la manifestazione un po’ stentata del “consumo tecnologico” ed è bello interrogarsi sul ruolo delle nuove tecnologie, anche sulla loro “convenienza” per la nostra qualità della vita. L’auspicio qui è che le nuove tecnologie non portino filtri alla realtà ma ci aiutino a vederla e a capirla meglio.
Mi hanno impressionato, a riguardo, le persone intorno al Pontefice in occasione della santificazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II. Quando Papa Francesco varcava la folla questa era tutta intenta a fotografarlo. Certo, ognuno si portava un ricordo, ma l’incontro visivo veniva filtrato da iPad, iPhone e altri dispositivi fotografici. E, tuttavia, la profondità di uno sguardo diretto, non filtrato anche se breve, vale forse più del miglior “selfie”. Ti ricorderai allora di aver visto il Papa non di averlo fotografato per poterti rivedere con lui. Dietro vi è sempre la consapevolezza che trasforma positivamente ogni scoperta scientifica e tecnologica.
I giorni nostri sono anche quelli della perdita della “calligrafia”. Ecco, vorrei dire ai giovani, non perdete la vostra “calligrafia” è una parte della vostra identità, quella che vi siete costruiti. Facciamo attenzione al processo di omogenizzazione indotto dalle nuove forme di comunicazione. Certo indietro non si torna, ma l’auspicio è che almeno si riesca recuperare in altro modo la propria identità e il proprio modo d’essere, affinchè l’innovazione sia ricerca del meglio piuttosto che “nervosi culturale e sociale”. 

Stefano Paleari

 

 Scarica qui la letterina

 

 Scarica qui il Calendario del Palio 2014

 

 

Iscrizioni al CRE

 

Lettera alla Chiesa di Laodicea

Pellegrinaggio a Lourdes

 

Family Fest

     

 Dal 31 marzo 2014 il nostro sito fa parte della lista dei siti cattolici italiani ed è stato riconosciuto come sito CEI

 

 

letterina 20140419

E sarà giorno...

Vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa (1Pt 2,9)
Abbiamo vegliato insieme. Non so che cosa abbiamo provato in cuore questa sera, vegliando, ascoltando, rivivendo insieme eventi ed eventi della storia, dell’umanità.
La prima sensazione è proprio questa: che la nostra veglia nella notte non è una veglia a sé. Altri uomini, altre donne hanno vegliato prima di noi.
Ricordate Abramo, chiamato nella notte: "Prendi il tuo figlio, il tuo unico figlio che ami". Quella notte fu il passaggio di Dio.
Ricordate la veglia degli ebrei nella notte, con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano. Mangiano in fretta. Quella notte era il passaggio di Dio.
Ricordate la veglia nella notte intorno al sepolcro sigillato, il sepolcro di Cristo: vegliavano i soldati, vegliava il vecchio sinedrio, vegliava la paura, la paura che il sepolcro si aprisse. Ma vegliava anche il Padre che è nei cieli.
" Venisti come un ladro, o Dio, per rubare alla morte
il nostro fratello Gesù, che ci aveva amati
fino a farci dono della sua vita".
Quella notte fu notte di Pasqua, notte del passaggio di Dio.
Queste notti del mondo, queste veglie dell’umanità, veglie che si prolungano nei tempi, veglie di donne e di uomini che cercano, che soffrono, che lottano, che amano. E questo passaggio, quasi insperato, di Dio nelle notti dell’umanità. Anche noi dunque questa notte a vegliare. Ma non per nostro conto, partecipi nel cuore di tutte le veglie dell’umanità.
"Nella notte, o Dio, noi veglieremo con le lampade, vestiti a festa. Presto arriverai e sarà giorno".

Buona Pasqua di luce

 

 Scarica qui la letterina

 

 

Modulo benedizione Case

Pellegrinaggio UP 1°Maggio

Pellegrinaggio a Lourdes

Lettera alla Chiesa di Sardi

 

Lettera alla Chiesa di Laodicea

     

letterina 20140412

I giorni della tenerezza

Non so se dico una cosa vera, non so, ma io penso che quella piccola festa che gli organizzarono alcuni, pochi giorni prima di pasqua, fu come un balsamo buono per Gesù, che si portava dentro la ferita d’andare a morire, balsamo sulla sua ferita. Come era stato balsamo buono per Gesù l’unguento profumato, con cui Maria poco tempo prima l’aveva unto nella casa di Betania. Gesù veniva da quel profumo e furono profumo anche quegli ulivi che la gente, piccoli e grandi, agitavano per lui.
Possano, in questi giorni, i rami di ulivo nelle nostre case, evocare ai nostri occhi da un canto, tutto l’amore di cui Gesù è segno per noi e dall’altro, dire tutto l’amore che abbiamo per Gesù, tutto il bene che gli vogliamo. Ne seguiamo in questa settimana stupiti le orme.
E vorrei farvi notare innanzitutto una cosa, forse qualcuno l’avrà pure notata: nel suo vangelo, raccontando di quell’ingresso, Giovanni sembra cambiare la direzione della festa. Infatti noi quasi sempre chiamiamo l’evento 'ingresso di Gesù in Gerusalemme'. Ed è anche vero. Ma per Giovanni è ingresso o è uscita? Rileggendo il brano, ci accorgiamo che è scritto: "presero rami di palme e uscirono incontro a Gesù". Erano entrati in Gerusalemme per la festa, cambiano direzione. Come se avessero intuito che la città santa era un’altra, il tempio verso cui andare era un altro, era Gesù. Era come un cambiare direzione e andare verso lui. Anche noi con rami d’olivo entriamo nelle chiese, ma non è la chiesa che ci salva, è Gesù. La chiesa semplicemente a dire: "Segui lui e va’ a vedere".
Quanti fossero a sventolare ulivi quel giorno, non lo sappiamo.
Una cosa sappiamo: che di li a pochi giorni, quando sarà là in alto, appeso al legno, il legno della croce, di quelli che avevano sventolato rami di palme e di ulivo non ci sarà quasi nessuno, se stiamo ai vangeli. C’erano solo delle donne a guardare da lontano. Solo loro, le donne. Solo loro balsamo. Gli altri si erano fermati prima. E tu, fin dove arriverai?

 

 Scarica qui la letterina

  Scarica qui il pieghevole per la Quaresima 2014

 

Link al cammino della Quaresima della nostra Comunità
nel sito www.santalessandro.org

 

Modulo benedizione Case

 

Pellegrinaggio UP 1°Maggio

Pellegrinaggio a Lourdes

 

Incontri Vicariali per Giovani