letterina 20091018

L'affondo

"Le nazioni cammineranno alla sua luce" (Ap 21, 24)

Scopo della missione della Chiesa è di illuminare con la luce del Vangelo tutti i popoli nel loro cammino storico verso Dio, perché in Lui abbiano la loro piena realizzazione ed il loro compimento.
Dobbiamo sentire 1’ansia e la passione di illuminare tutti i popoli, con la luce di Cristo, che risplende sul volto della Chiesa, perché tutti si raccolgano nell’unica famiglia umana, sotto la paternità amorevole di Dio. È in questa prospettiva che i discepoli di Cristo sparsi in tutto il mondo operano, si affaticano, gemono sotto il peso delle sofferenze e donano la vita. Riaffermo con forza quanto più volte è stato detto dai miei venerati Predecessori:
la Chiesa non agisce per estendere il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo. Noi non chiediamo altro che di metterci al servizio dell’umanità, specialmente di quella più sofferente ed emarginata, perché crediamo che "l’impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo... è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l’umanità" (Evangelii nuntiandi, 1), che "conosce stupende conquiste, ma sembra avere smarrito il senso delle realtà ultime e della stessa esistenza" (Redemptoris missio, 2).
Tutti i Popoli chiamati alla salvezza
L’umanità intera, in verità, ha la vocazione radicale di ritornare alla sua sorgente, che è Dio, nel Quale solo troverà il suo compimento finale mediante la restaurazione di tutte le cose in Cristo. La dispersione, la molteplicità, il conflitto, l’inimicizia saranno rappacificate e riconciliate mediante il sangue della Croce, e ricondotte all’unità.
L’inizio nuovo è già cominciato con la risurrezione e l’esaltazione di Cristo, che attrae tutte le cose a sé, le rinnova, le rende partecipi dell’eterna gioia di Dio. Il futuro della nuova creazione brilla già nel nostro mondo ed accende, anche se tra contraddizioni e sofferenze, la speranza di vita nuova. La missione della Chiesa è quella di "contagiare" di speranza tutti i popoli. Per questo Cristo chiama, giustifica, santifica e invia i suoi discepoli ad annunciare il Regno di Dio, perché tutte le nazioni diventino Popolo di Dio.
È solo in tale missione che si comprende ed autentica il vero cammino storico dell’umanità.
La missione universale deve divenire una costante fondamentale della vita della Chiesa. Annunciare il Vangelo deve essere per noi, come già per l’apostolo Paolo, impegno impreteribile e primario.

Dal Messaggio di Benedetto XVI
per la Giornata Missionaria Mondiale




 

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letterina 20091011

L'affondo

 IL ROSARIO

 

Esiste una preghiera che ha attraversato i secoli (diffusasi principalmente dopo la battaglia di Lepanto, 1571), la preghiera di coloro che si rivolgono a Dio con il cuore più che con la testa, legata ad una profonda verità antropologica: l’essere umano è anima e corpo. Anche quando vuol pregare. Le persone pregano con il cuore, ma anche con la bocca e con le labbra, con le dita e con le mani, facendo scivolare i grani del rosario fra di esse.
A prima vista sembra essere una preghiera rivolta quasi esclusivamente a Maria, ma in realtà l’essenziale del rosario è la contemplazione dei quindici (e ora venti) misteri. Sono i misteri di Cristo: la sua incarnazione, la sua visita a Giovanni Battista nel seno di sua madre, la presentazione al tempio...il battesimo, le nozze di Cana, la Trasfigurazione...la passione, la morte, la risurrezione, la pentecoste...Per il rosario avviene come per la proiezione di un film. La bobina contiene migliaia di immagini e una banda sonora. Le immagini che raccontano la storia sono essenziali, sono quelle che vengono guardate. Ma c’è anche il suono, talvolta accessorio e sempre secondo rispetto alla vista. Però sempre presente, perché un film è composto, oltre che dalle immagini, di parole e musica. Talvolta non ce ne rendiamo conto. ma se non ci sono, lo notiamo: manca qualcosa. Lo stesso è per la preghiera del rosario. L’essenziale sono le immagini, i venti misteri. Sono questi che bisogna contemplare. Ma c’è l’accompagnamento della banda sonora: sono le Ave, Maria. Spesso ci si rende conto appena; ma se si interrompono, lo si percepisce immediatamente. Manca qualcosa.
Il rosario è questo: guardare Lui, mentre ci si rivolge a Lei. Le due cose ne costituiscono una sola. La preghiera del rosario è dunque perfettamente cristologica e allo stesso tempo mariana. Perché Maria, quando ci rivolgiamo a Lei, ci rimanda a Gesù:"Qualsiasi cosa vi dica, fatela" Gv 2,5
Non meraviglia quindi che questa preghiera abbia attraversato i secoli. E continuerà a farlo; il mese di ottobre è il mese del rosario.

Cfr Godfried Danneels: Reimpariamo a pregare


 

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letterina 20091004

L'affondo

 

FEDELTA'


Comincio a scrivere, ogni giorno, prima delle sei: resto lì per un’ora e produco una pagina, a volte un paio di frasi o nulla di nulla, e tuttavia sento che devo restare lì. Le parole hanno una vita, hanno bisogno di aria, di luce, di movimento per maturare, crescere e diventare feconde. La fedeltà vera vigila, aspetta il suo momento, esige una durata, un rimanere "fino alla fine", un perseverare e rimanere ai confini della notte, fino a che non si apre uno spiraglio di luce. La fedeltà è l’abbraccio tra il tuo modo d’essere e la direzione del cammino che hai intrapreso, esprime te stesso e conferma chi sei. Noi ci affidiamo agli altri senza garanzie né condizioni, solo perché crediamo in loro. Oggi occorrono dei rapporti d’amore che non sono solo delle buone relazioni ma un’alleanza, un promettere il futuro. Non c’è niente di più prezioso che la capacità di durare accanto ad un’altra persona: perché è la vita che dura sfidando il tempo, i dolori e la morte. Gli amori vivono se diventano storia, cioè lunga fedeltà nutrita da una resistenza che fa maturare situazioni, valori e prepara qualcosa. Fedeltà vuol dire esserci , essere alla porta, lì dove gli spazi sono aperti. Mancano oggi testimoni fedeli che non solo hanno creato cose nuove e originali, ma che sono andati oltre la superficialità e sono entrati dentro le cose e la vita. Testimoni che non imprigionano Dio nel loro concetto di onnipotenza, che non lo sfigurano erigendolo a giustiziere implacabile, ma che coltivano pazienza e vigilanza. Bella la fedeltà al cammino dell’uomo di Gesù risorto che si avvicina ai discepoli di Emmaus, si fa compagno di viaggio, si interessa della loro vita, li lascia liberi di scegliere fingendo di andare oltre, e solo alla fine spezza il pane con loro. La fedeltà a sé e all’altro è la capacità di "serbare e custodire", è amore che ha bisogno di tempo per crescere, di promesse da mantenere, di scelte che hanno dei prezzi. Nel dubbio bisogna scegliere di essere fedeli, perché anche quando le cose sembrano non cambiare, anche se tutto sembra continuare come prima, chi è fedele scruta l’orizzonte, fiuta l’aria, getta il seme e il sogno futuro è tutto dentro questa minuscola occasione che può fare del lampo una chiarezza, della scintilla una luce.

Luigi Verdi, Il domani avrà i tuoi occhi

 

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letterina 20090927

L'affondo

LA MORTE DELLA PARROCCHIA

Mi attendevo un po’ più di partecipazione all’assemblea parrocchiale di giovedì sera.
Certo, non sono così sprovveduto nel pensare che ci sarebbe stato il pienone dello scorso anno; forse era anche un giovedì con altri appuntamenti; forse non era stato fatto l’invito casa per casa come nel novembre scorso; forse la Lettera riportava già tutto il programma pastorale e il progetto della casa; forse anch’io, dopo un anno, sono ormai entrato nel panorama; forse non se ne vede l’importanza; forse...Ho ricordato una storia che avevo sentito tempo fa’: ve la propongo come stimolo alla riflessione.


Sui muri e sul giornale della città comparve uno strano annuncio funebre:"Con profondo dolore annunciamo la morte della parrocchia di Santa Eufrosia. I funerali avranno luogo domenica alle 11". La domenica, naturalmente, la chiesa era affollata come non mai. Davanti all’altare c’era il catafalco con una bara di legno scuro. Il parroco pronunciò un semplice discorso:" Non credo che la nostra parrocchia possa rianimarsi e risorgere, ma, dal momento che siamo quasi tutti, qui voglio fare un estremo tentativo. Vorrei che passaste tutti quanti davanti alla bara a dare un’ultima occhiata alla defunta.
Sfilerete in fila indiana, uno alla volta e, dopo aver guardato il cadavere, uscirete dalla porta della sacrestia. Dopo, chi vorrà potrà rientrare dal portone per la Messa". Il parroco aprì la cassa. Tutti si chiedevano:"Chi ci sarà dentro? Chi è il morto?" Cominciarono a sfilare lentamente. Ognuno si affacciava alla bara e guardava dentro, poi usciva dalla chiesa. Uscivano silenziosi, un po’ confusi. Perché tutti coloro che volevano vedere il cadavere della parrocchia di Santa Eufrosia e guardavano nella bara, vedevano, in uno specchio appoggiato sul fondo della cassa, il proprio volto.


La parrocchia ha anche il tuo volto...

 

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letterina 20090920

L'affondo

IL TESORO

Gli era  stata promessa per la sua festa di laurea un’auto nuova, fiammante, all’uscita dell’università, con il diploma di laurea sotto braccio. Quale non fu la sua amara sorpresa quando, il giorno fatidico, il padre lo abbracciò sorridente, non però con le chiavi della macchina, bensì con un libro in mano, appena ritirato nella vicina libreria. Una Bibbia.
Il giovane neo dottore scagliò rabbiosamente il libro fuori dalla finestra dell’aula, e da quel giorno non rivolse più la parola al padre.
Rimise piede in casa quando, anni dopo, gli fu comunicata la notizia della morte dell’anziano genitore. La notte del funerale, mentre rovistava tra le carte della scrivania paterna, trovò la Bibbia che gli era stata regalata il giorno della laurea. In preda a un vago rimorso, soffiò via la polvere che si era depositata sulla copertina del libro e cominciò a sfogliarlo. Scoprì tra le pagine un assegno datato il giorno della laurea e con l’importo esatto dell’auto promessa. Pianse..

La Bibbia: un libro sigillato, inutile e polveroso per tanti.
Eppure tra le sue pagine è nascosto il tesoro che tanto sospiriamo...

 

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letterina 20090913

L'affondo

 

Lettera ai cercatori di Dio


Iniziamo a leggere alcuni passaggi della lettera inviata dai Vescovi Italiani

I LE DOMANDE CHE CI UNISCONO

 

3.4 La dignità di chi lavora e la festa


Tra domande e risposte che toccano il lavoro e la nostra responsabilità verso gli altri e verso il creato, trova collocazione un’esigenza che è ormai patrimonio di quasi tutta l’umanità, almeno sul piano teorico. La tradizione cristiana la sottolinea con forza: è l’esigenza del riposo e della festa.
Sì, c’è un modo concreto per esprimere la dignità di chi lavora: sospendere l’attività lavorativa con il riposo settimanale, a somiglianza di Dio che, dopo avere creato il mondo, si riposò. L’uomo partecipa al lavoro e al riposo di Dio: entrambi sono per lui una benedizione e un dono, fecondi di vita e necessari per affermare la dignità della persona umana.
Il riposo settimanale non ha solo lo scopo di far recuperare le forze fisiche, al fine di lavorare di più e meglio nei giorni seguenti: questo sarebbe il riposo dello schiavo. Riposare e celebrare la festa sono espressione della "libertà" dell’essere umano, esperienza di comunione in famiglia e di incontro fraterno nella comunità, possibilità di ravvivare la relazione con la natura. Per i cristiani il riposo e la festa domenicali sono in modo particolare partecipazione alla vita del Signore Risorto, anticipazione e pregustazione della vita futura nella comunità radunata nel suo nome. Partecipando all’Eucaristia domenicale i cristiani sono chiamati a liberarsi dall’idolatria del denaro, del possesso, del lavoro ossessivo e a crescere nella sobrietà e nella solidarietà con i più deboli.
Certo, è più facile dirlo che farlo. La realtà sociale e la trama intricata in cui essa si svolge, esige da tanti uomini e donne una disponibilità che non consente giorni vuoti o tempi rigidi. La festa e il riposo restano per molti un’aspirazione, troppo lontana per essere sperimentata. Ma non è giusto rassegnarsi e non ci aiuta a crescere in umanità constatare le esigenze, senza venirvi incontro e immaginare alternative. Dobbiamo cercarle insieme, mettendo a frutto fantasia, amore, competenza e responsabilità. In questa ricerca tutti siamo chiamati a collaborare, perché la posta in gioco riguarda tutti. E lo sguardo della fede ci è di grande aiuto.

 

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