autore ignoto 1700-1749

Restauro 2012

 

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La tela è stata presentata nella settimana patronale nel giugno 2012, evidenziando i passaggi del restauro, l’iconografia e la “storia” dei Santi rappresentati, trovando interessanti agganci con il nostro Patrono.

E' posta in controfacciata nella chiesa prepositurale S.Giovanni Battista di Palazzago.

I Santi raffigurati nella tela sono di seguito dettagliati.


San Vincenzo Ferrer

(Sacerdote - Memoria liturgica: 5 aprile. Valencia (Spagna),1350 - Vannes (Bretagna-Francia), 1419)

Nato a Valencia intorno al 1350, Vincenzo si trovò a vivere al tempo del grande scisma d'Occidente, quqndo i papi erano 2 e poi addirittura 3. E, suo malgrado, egli si trova al centro della divisione che minaccia il vertice della Chiesa. Ancora giovane domenicano, era stato notato da Pietro de Luna, legato del papa avignonese. Seguendo da vicino il cardinale, si rese però conto che la Chiesa aveva più che mai bisogno del ripristino dell'unità e della riforma morale. Incominciò allora la sua attività di predicazione. Nel 1394 il suo protetture, il cardinale de Luna, divenuto papa con il nome di Benedetto XIII, lo nomina suo confessore, cappellano domestico, penitenziere apostolico. Egli intensifica la sua attività ma nel 1398 si ammala e ha una visione nella quale gli appare il Salvatore accompagnato da San Domenico e san Francesco. II Signore tocca la guancia del malato e gli ordina di mettersi in viaggio e conquistare molte anime. Vincenzo lascia allora Avignone ed intraprende vere e proprie campagne di predicazione in Spagna, Svizzera e Francia, in cui paria dell'Anticristo e del giudizio finale. Contribuisce così in modo decisivo alla fine dello scisma e al miglioramento dei costumi. Mori a Vannes nel 1419.

Patronato: Costruttori, fabbricanti di tegole e mattoni, invocato contro l'epilessia e il mal di testa.
Etimologia: Vincenzo = vittorioso., dal latino.
Emblema: rappresentato con l'abito bianco e il mantello nero dei Domenicani, il globo di fuoco, stella, tromba, ali e libro.

 

SFP

San Francesco da Paola

(Eremita e fondatore - Memoria liturgica: 2 aprile | Paola, Cosenza, 27 marzo 1416 - Plessis-les-Tours (Francia), 2 aprile 1507)

La sua vita fu avvolta in un'aura di soprannaturale dalla nascita alla morte. Nacque a Paola (Cosenza) nel 1416 da genitori in età avanzata devoti di san Francesco, che proprio all'intercessione del santo di Assisi attribuirono la nascita del loro bambino. Di qui il nome e la decisione di indirizzarlo alla vita religiosa nell'ordine francescano, Dopo un ano di prova, tuttavia, il giovane lasciò il convento e prosegui la sua ricerca vocazionale con viaggi e pellegrinaggi. Scelse infine la vita eremitica e si ritirò a Paola in un territorio di proprietà della famiglia. Qui si dedicò alla contemplazione e alle mortificazioni corporali, suscitando stupore e ammirazione tra i concittadini. Ben presto iniziarono ad affluire al suo eremo molte persone desiderose di porsi sotto la sua guida spirituale. Seguirono la fondazione di numerosi eremi e la nascita della congregazione eremitica paolana detta anche Ordine dei Minimi. La sua approvazione fu agevolata dalla grande fama di taumaturgo di Francesco che operava prodigi a favore di tutti, in particolare dei poveri e degli oppressi. Lo stupore per i miracoli giunse fino in Francia, alla corte di Luigi XI, allora infermo. Il re chiese al papa Sisto IV di far arrivare' l'eremita paolano al suo capezzale. L'obbedienza prestata dal solitario costretto ad abbandonare l'eremo per trasferirsi a corte fu gravosa ma feconda. Luigi non ottenne la guarigione, Francesco fu tuttavia ben voluto ed avviò un periodo di rapporti favorevoli tra il papato e la corte francese. Nei 25 anni che restò in Francia egli rimase un uomo di Dio, un riformatore della vita religiosa. Mori nei pressi di Tours il 2 aprile 1507.

Patronato: Calabria, Naviganti, pescatori.
Etimologia: Francesco = libero, dall'antico tedesco
Emblema: rappresentato con il saio francescano, con un bastone, spesso con lo scudo luminoso con la parola Charitas

 

GT

San Gaetano da Thiene

(Sacerdote - Memoria liturgica: 7 agosto | Vicenza, ottobre 1480 - Napoli, 7 agosto 1547)

Nacque a Vicenza dalla nobile famiglia dei Thiene nel 1480, e Fu battezzato con il nome di Gaetano, in ricordo di un suo celebre zio, il quale si chiamava così perché era nato a Gaeta. Protonotario apostolico di Giulio II, lasciò sotto Leone X la corte pontificia maturando, specie nell'Oratorio del Divino Amore, l'esperienza congiunta di preghiera e di servizio ai poveri e agli esclusi. È restauratore della vita sacerdotale e religiosa, ispirata ai discorso della montagna e al modello della Chiesa apostolica. Devoto del presepe e della passione del Signore, fondò (1524) con Gian Pietro Carafa, vescovo di Chieti (Teate), poi Paolo IV (1555-1559), i Chierici Regolari Teatini.
Fondò diverse case a Napoli e Venezia, prornuovendo opere di beneficenza come i Morti di pietà per combattere l'usura, gli ospizi, gli ospedali degli incurabili e dedicandosi all'apostolato tra i poveri. Per la sua illimitata fiducia in Dio è venerato come il santo della provvidenza.

Etimologia: Gaetano = nativo di Gaeta, dal latino
Emblema: in abito da chierico con veste talare nera e cotta. L'attributo è un cuore alato, essendo un "cacciatore di anime per il cielo"; spesso ha in braccio il Bambino, il rosario, un teschio o un giglio

 

IL

San Ignazio di Loyola

(Sacerdote - Memoria liturgica: 31 luglio | Azpeitia (Spagna), c. 1491 - Roma, 31 luglio 1556)

Il grande protagonista della Riforma cattolica nei XVI secolo, nacque ad Azpeitia, un paese basco, nel 1491. Era avviato alla vita di cavaliere, la conversione avvenne durante una convalescenza per una ferita alla gamba durante la difesa di Pamplona contro i francesi, quando si trovò a leggere dei libri cristiani. All'abbazia benedettina di Monserrat fece una confessione generale, si spogliò degli abiti cavallereschi e fece voto di castità perpetua. Nella cittadina di Manresa per più di un anno condusse vita di preghiera e di penitenza; fu qui che vivendo presso il fiume Cardoner decise di fondare una Compagnia di consacrati. Da solo in una grotta prese a scrivere una serie di meditazioni e di norme, che successivamente rielaborate formarono i celebri Esercizi Spirituali. Fece anche pellegrinaggio in Terrasanta, studiò filosofia e visse a Parigi dal 1528 al 1535. L'attività dei Preti pellegrini, quelli che in seguito saranno i Gesuiti, si sviluppa un po' in tutto il mondo. Il 27 settembre 1540 papa Paolo III approvò la Compagnia di Gesù. Il 31 luglio 1556 Ignazio di Loyola morì. Fu proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV.

Etimologia: Ignazio = di fuoco, igneo, dal latino
Emblema: rappresentato in abito talare nero o con i paramenti liturgici; a volte con il cuore trapassato da spine, il monogramma IHS e il motto Omnia ad maiorem Dei gloriam. Protezione: Gesuiti, Militari, invocato contro i malefici e i lupi.

 

LG

San Luigi Gonzaga

(Memoria liturgica: 21 giugno | Castiglione delle Stiviere, Mantova, 19 marzo 1568 - Roma, 21 giugno 1591)

Figlio del duca di Mantova, nato il 19 marzo del 1563, fin dall'infanzia il padre lo educò alle armi, tanto che a 5 anni già indossava una mini corazza ed un elmo e rischiò di rimanere schiacciato sparando un colpo con un cannone. Ma a 10 anni Luigi aveva deciso che la sua strada era un'altra: quella che attraverso l'umiltà: il voto di castità e una vita dedicata al prossimo l'avrebbe condotto e Dio. A 12 anni ricevette la prima comunione da san Carlo Borromeo, in visita a Brescia. Decise poi di entrare nella compagnia di Gesù e per riuscirci dovette sostenere due anni di lotte contro il padre. Libero ormai di seguire Cristo, rinunciò al titolo e all'eredità ed entrò nel Collegio romano dei gesuiti: suo maestro e direttore spirituale fu Roberto Bellarmino. Si dedicò agli umili e agli ammalati, distinguendosi soprattutto durante l'epidemia di peste che colpì Roma nei 1590. In quell'occasione, trasportando sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e morì. Era il 1591, aveva solo 23 anni.

Patronato: Giovani, scolari, studenti.
Etimologia: Luigi = derivato da Clodoveo, significa 'famoso nella battaglia'.
Emblema: giovane in abiti da religioso con la cotta e la veste nera. In mano il crocefisso, il giglio, cui si aggiungono a volte il teschio e un flagello.

 

Non potevamo pensare ad un regalo più prezioso alla Parrocchia di Palazzago da parte di Mons. Daniele Rota.
- Prezioso perché ci presenta il volto di Cristo -raccolto secondo la tradizione dalla Veronica- centro della nostra fede;
- prezioso perché ci viene lasciato da un figlio della nostra terra che non ha mai dimenticato le sue radici, anche nei diversi ambiti del suo ministero sacerdotale e professionale, fino all'ombra del cupolone;
- prezioso perché di mano prestigiosa e di fattura decisamente interessante.

 

VatSplen

 Le ultime mostre in America dove è stato apprezzato come uno dei pezzi migliori, lo hanno sempre presentato come "Veronica del Guercino" e, pur non essendo firmato, riflette sicuramente la maestria di Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino o della sua scuola. Così troviamo anche stampato sul volume "Vatican Splendors - A journey throught faith and art", pubblicazione in inglese dove sono presentati capolavori di autori e epoche diverse.

Grazie a Mons. Daniele da parte di tutta la Comunità. 

Un grazie che si trasforma in preghiera.

Clicca qui per scaricare l'opuscolo 'Vatican Splendors'

 

guercino volto dicristo veronica

 

Giovan Francesco Barbieri, nasce a Cento, nel Ducato di Ferrara, il 2 febbraio 1591 ed il soprannome di Guercino gli deriva dal notevole difetto agli occhi. Nel suo paese natale apprende da bambino le prime nozioni di disegno e di affresco, ma già a dieci anni viene mandato dalla famiglia, colpita dalla sua innata capacità di pittore, a Bologna, dove può osservare da vicino ed imitare le opere dei Carracci.
Lo stile pittorico del Guercino, già all'inizio si distingue dallo stile barocco allora in voga che tendeva ad abbellire nelle forme e nei colori il soggetto ripreso, preferendo dipingere in maniera più realista, utilizzando una forte luce che cade dall'alto e creando in sorprendenti effetti chiaroscuri. Nel 1617 la sua fama e bravura è tale da poter aprire a Cento una propria Scuola. Il viaggio a Venezia e l'incontro con le opere di Tiziano Vecellio e Jacopo Bassano concludono la formazione giovanile del pittore.
Nel 1621 si reca a Roma con l'incarico di decorare il casino di Villa Ludovisi, realizzando l'"Aurora" nella volta e le allegorie del "Giorno e della Notte" nelle lunette laterali. Sempre a Roma il pittore di Cento dipinge la monumentale pala della "Sepoltura di Santa Petronilla" (1622-1623), che misura più di sette metri per quattro, e che mostra un'attenzione particolare alla linea del disegno e un equilibrio compositivo di ascendenza classica, suggerendo il ritorno ad uno stile più tradizionale e idealizzante. Nel 1623 il Guercino lascia Roma; il questo periodo il gusto artistico del pittore si sposta verso il classicismo e l'eleganza di Guido Reni. Da questo nuovo gusto nasce il capolavoro "Apparizione di Cristo alla madre" (1629), in cui il gruppo piramidale di Cristo e la Madonna mostra una precisione del designo e un'armonia, molto ammirate dai contemporanei. Molto lodata è anche la pala d'altare con "La visione di San Bruno" (1647), opera caratterizzata dalla potenza e bellezza del colore.
Nel 1649 l'esistenza del pittore è immalinconita dalla scomparsa del fratello Paolo Antonio e nel 1661 Guercino subisce un infarto che anticipa il malore a causa del quale morirà a Bologna il 22 dicembre 1666.

 

Guercino

Foto del quadro originale arrivato in parrocchia in data 4 ottobre 2015

 

PREAMBOLO PER LA DONAZIONE “LA VERONICA” DEL GUERCINO ALLA PARROCCHIA DI SAN GIOVANNI BATTISTA IN PALAZZAGO (BG)

Il dipinto oggetto della presente donazione, olio su tela, detto “La Veronica”, unanimemente attribuito al Guercino (Gian Francesco Barbieri 1591-1666) è ritenuto opera d’arte di straordinaria efficacia e importanza. Oltre all’universale fama del suo celebre autore, a giudizio dei critici, in essa convergono felicemente arte e fede a comporre un connubio di particolare effetto pittorico e devozionale, tanto da far credere ad autorevoli periti che si tratti di uno dei capolavori meglio riuscito dell’artista.
Recentemente l’icona ha fatto parte di una mostra itinerante, promossa dai Musei Vaticani, denominata “Vatican Spendors” che ha toccato le principali metropoli americane riscuotendo ovunque singolare ammirazione quale soggetto di straordinario pregio. La varia stampa americana, che diede ampio rilievo alla mostra itinerante, presentò il dipinto alla pari con i capolavori di Michelangelo e di Giotto.
S’intende ora farne dono alla Parrocchia San Giovanni Battista in Palazzago, essendo il donante nato nel suo territorio, sulle pendici alte del Monte Linzone, durante l’alpeggio estivo, ma anche per aver egli sempre ricevuto dalla medesima comunità, particolare sostegno soprattutto per le iniziative richieste nel restauro, animazione, conservazione dell’ormai noto Santuario della Santa Famiglia di Nazareth sul Linzone, passato recentemente alla Diocesi di Bergamo. Dalle autorità civili, al gruppo degli Alpini, alla Protezione Civile, per nominare solo istituzioni pubbliche, vi sono sempre state e continuano ad esservi collaborazione e dedizione generosa e operativa.
Il quadro in dono vuol quindi essere un segno di gratitudine e un affidamento fiduciario volto al futuro che duri nel tempo e, di generazione in generazione, ne perpetui la memoria, unitamente alla dedizione generosa per il Santuario del Linzone, che insiste sul territorio di Palazzago.
Con la certezza che nel presente e nel futuro, questa Comunità Parrocchiale sia sempre consapevole dello straordinario valore artistico e devozionale della pregevole opera. Non risulta che altre Chiese della Diocesi di Bergamo si onorino di alcun altro dipinto del grande artista da Cento.
Con tale acquisizione il patrimonio pittorico già cospicuo della Prepositurale di Palazzago, riceve ulteriore, notevole incremento che la rende ora nota a tutto l’universo artistico, essendo il Guercino pittore di fama mondiale, ovunque conosciuto, studiato e ammirato.Codesta benedetta Chiesa Parrocchiale, ricca di fede vissuta e di nobili tradizioni, adorna ora di nuovo splendore, immagine riflessa della Gerusalemme celeste, continui sempre più intrepida, la sua missione di testimonianza, di redenzione e di salvezza per tutti i suoi figli che furono, che sono, che saranno.

Mons. Daniele Rota

 

Il quotidiano L’Eco di Bergamo così scriveva:

Domenica 4 ottobre la Parrocchia di San Giovanni Battista festeggia la Beata Vergine Maria del Rosario con momenti importanti per la comunità di Palazzago. Alle 10 la concelebrazione Eucaristica e Processione presieduta da monsignor Daniele nel suo 60° di ordinazione sacerdotale e accoglienza di don Roberto Plebani parroco a Gromlongo e vicario interparrocchiale. Durante la funzione la parrocchia di Palazzago riceverà da monsignor Daniele Rota un regalo inimmaginabile “la Veronica” del Guercino.
Il dipinto a olio su tela attribuito al Guercino (Gian Francesco Barbieri 1591-1666) è ritenuto un’ opera d’arte di straordinaria efficacia e importanza.
Oltre all’universale fama del suo celebre autore, a giudizio dei critici, in essa convergono felicemente arte e fede a comporre un connubio di particolare effetto pittorico e devozionale, tanto da far credere ad autorevoli periti che si tratti di uno dei capolavori meglio riuscito dell’artista. Recentemente l’icona ha fatto parte di una mostra itinerante, promossa dai Musei Vaticani, denominata “Vatican Splendors” che ha toccato le principali metropoli americane riscuotendo ovunque singolare ammirazione quale soggetto di straordinario pregio. La stampa americana, che diede ampio rilievo alla mostra itinerante, presentò il dipinto alla pari con i capolavori di Michelangelo e Giotto.
“Faccio dono di questo prezioso dipinto alla Parrocchia in Palazzago essendo nato nel suo territorio sulle pendici alte del Monte Linzone durante l’alpeggio estivo, ma anche per aver sempre ricevuto da questa comunità, particolare sostegno soprattutto per le iniziative richieste nel restauro animazione, conservazione del noto Santuario della santa famiglia di Nazareth sul Linzone, passato recentemente alla diocesi di Bergamo – rileva monsignor Daniele Rota - Dalle autorità civili al gruppo degli Alpini alla protezione civile c’è sempre stata e continua ad esservi collaborazione e dedizione generosa e operativa. Il quadro in dono vuole essere un segno di gratitudine e un affidamento fiduciario volto al futuro che duri nel tempo e di generazione in generazione, ne perpetui la memoria alla dedizione generosa per il santuario del Linzone.”
Entusiasta del regalo il parroco don Giuseppe Navoni che con un po’ di emozione afferma: “Non potevamo pensare ad un regalo più prezioso alla nostra Parrocchia da parte di monsignor Daniele Rota: prezioso perché ci presenta il volto di Cristo, raccolto secondo la tradizione dalla Veronica- centro della nostra fede; prezioso perché ci viene lasciato da un figlio della nostra terra che non ha mai dimenticato le sue radici, anche nei diversi ambiti del suo ministero sacerdotale e professionale, sino all’ombra del cupolone; prezioso perché di mano prestigiosa e di fattura decisamente interessante. Grazie a monsignor Daniele da parte di tutta la comunità. Un grazie che si trasforma in preghiera e un immenso augurio per i suoi 60 anni di sacerdozio: la sua affascinante avventura di pastore delle anime che ebbe inizio con l’ordinazione presbiterale il 4 giugno 1955 nel Duomo di Bergamo.”

Remo Traina

 

 

Scheda tecnica del Restauro

 Attribuzione: Fratelli Serassi di Bergamo, numero d'opera 608.

 

 Targhetta

 

Datazione: Il II catalogo degli organi costruiti dai Serassi (1858), redatto con criteri cronologico, cita lo strumento nel seguente modo: "Opera 608 Palazzago Bergamo,Parrocchiale anno 1851". La canna maggiore del prospetto di facciata, riportaincisala seguentescritta: "fratelli Serassi di Bergamo 1852".

Collocazione: in cornu evangeli, in apposito vano murale con cassa lignea di fattura ottocentesca, realizzata in legno d'abete tinteggiato, con fregi ad intaglio e dorati e lesenein fintomarmo.

 

DISPOSIZIONE FONICA ALLE MANETTE DOPO IL RESTAURO

Lato Sinistro 
 
CAMPANELLI (ricostruiti) 
FLUTTONI 8 
CORNETTO 
CORNETTO 
FAGOTTO 8' BASSI 
TROMBA 8' SOPRANI 
VIOLONCELLO 4'BASSI 
CORNO INGLESE 16' SOP.
VIOLA BASSI 4' 
VIOLA BASSI 2' 
FLUTTA 
FLAUTO 4' BASSI 
FLAGIOLETTO BASSI 
OTTAVINO SOPRANI 
VOCE UMANA 8' SOP.

Lato Destro 
 
PRINCIPALE 16' BASSI
PRINCIPALE 16' SOPRANI
PRINCIPALE 8' BASSI
PRINCIPALE 8' SOPRANI
OTTAVA 4' BASSI
OTTAVA 4' SOPRANI
XII
XV 
XIX
XXII
DUE DI RIPIENO
DUE DI RIPIENO
DUE DI RIPIENO
CONTRABASSI 16' E RINF.
TIMBALLI
BOMBARDA 12'

 

TASTIERA NUOVA RICOSTRUITA 

Materiale  osso ebano
Numero tasti 61
Estensione sonora Do 1 Do 61
Divisione bassi/soprani Si 2 Do 3 

 

COMANDI ACCESSORI 

N° pedaletti di servizio 5
Azionano da sinistra verso destra tasto al pedale, terzamano, fagotto, corno inglese, ottavino
Ultimo pedale pedaliera rollo
Tiratutti del ripieno presente
Combinazione libera presente
Pressione 45 mm. in colonna d'acqua
Temperamento equabile
Trasmissione interamente meccanica 
Corista La 34 448 Hz a 18° C
 
Restauro - data commissione opera: 1997 Ditta Cortinovis e Corna
Restauro - data consegna: Giugno 2000 Ditta Pietro Corna

Il quadro dell’Assunta rappresenta undici uomini ai piedi di Maria dei quali cinque stanno ammirando estasiati, mentre gli altri stanno discutendo animatamente. La Madonna è in piedi su una nuvola con 2 angeli accanto. La sua espressione è molto dolce. Ella sembra non curarsi delle discussioni sotto di lei. Gli Undici sono gli apostoli, ma stanno anche ad indicare la chiesa del sedicesimo secolo che è travagliata dalla discussione sul dogma dell’assunzione di Maria, che è stato proclamato solo nel 1950 da papa Pio XII.

Gian Battista Moroni rispetta anche in questo quadro una sua tecnica personale nell’uso dei colori, cioè prende i colori brillanti da una parte e più opachi al lato opposto.

Questo quadro è alto 3,5 m e largo 2,4 m.

 

Moroni per Lettera tbn                           Moroni per Lettera2 tbn

 

 

La pala d’altare rappresenta la predicazione di S. Giovanni Battista:

è dello Scaramuzza eseguito nel 1842.

2 quadro  la predicazione tbn

 1 quadro il nome tbn                                                         3 quadro La decollazione tbn

 

I due quadri laterali rappresentano rispettivamente l’imposizione del nome a Giovanni e la decollazione :

sono di Abramo Spinelli eseguiti nel 1893.