L'affondo
“STATO INTERESSANTE”
Sarà per la statua della Madonna incinta che ho spesso davanti agli occhi -raramente ma teneramente fissata in quei nove mesi che lei pure avrà vissuto col pancione- ma pensare all’Avvento e all’attesa, mi richiama immediatamente un grembo. Non per niente, di una donna incinta si dice “in attesa” ma, anche, la si colloca in uno “stato interessante”. Questa è bella: l’attesa è interessante e, forse proprio per questo, ogni anno ci misuriamo con essa. E in questo “stato interessante” la “tensione” non finisce mai: cosa mi succede? Ce la farò? Posso muovermi liberamente? Sarà sano? E se mangio qualcosa di piccante? Se faccio degli sforzi? Posso continuare a ballare? Sarà maschio o femmina? Avrà i begli occhi del papà?
La tensione per ciò che sarà diventa attenzione per ciò che già c’è e si sente. Forse, questo tempo, dovrebbe poter coniugare tensione e attenzione.
Ecco quindi l’Avvento: l’esatto contrario della disattenzione.
Ma allora attendere è vocazione all’attenzione, simile a quella di una madre che custodisce la vita nel grembo; molto vicina allo sguardo del contadino sul campo seminato, d’inverno. Uguale al fremito per lo squillo del telefono con una voce tanto desiderata. Attendere è sentire tua la sorte di ogni creatura. E’ vivere tra le stranezze dell’uomo e le consolazioni di Dio. Attendere è tensione per il bello, il giusto, il vero. E poiché “il pericolo non sta nella partenza e nemmeno nell’arrivo. Il rischio è la traversata” (Joào Guimaràes Rosa), esso è pure ricerca di una stella polare e obbedienza a qualche regola di navigazione. E’ già e non-ancora. E’ Proprio perché “è”, l’attesa si trasforma in “c’è”.
Avvento-Natale: l’”è” e il “c’è” di Dio, per l’uomo.
E per il suo at-tendere.
Questo è veramente uno “stato interessante”…
P.S.: articolo apparso su L’Eco di Bergamo martedì 25 novembre 2008