180 candele, 53 minuti
Anche quest’ anno le abbiamo accese: 180 candele che brillano sull’apparato di legno dorato del triduo. E molte volte, parlando dell’Eucarestia che celebriamo, che adoriamo, che portiamo nella processione del Corpus Domini -come abbiamo fatto giovedì- diciamo che essa è tesoro, vita, scaturigine, fonte, sorgente...
Ma noi abbiamo sete di questa sorgente? E ci diamo tempo per andare ad essa?
In uno dei tanti incontri che il Piccolo Principe fa nel racconto di Antoine de Saint-Exupéry troviamo questo dialogo:
"Buon giorno", disse il piccolo principe.
"Buon giorno", disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete.
Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
"Perché vendi questa roba?" disse il piccolo principe.
"E' una grossa economia di tempo", disse il mercante.
"Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre minuti la settimana".
"E che cosa se ne fa di questi cinquantatre minuti?"
"Se ne fa quel che si vuole..."
"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatre minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."
E’ così facile idolatrare la fretta e la vertigine nel nostro tempo ipertecnologico con il suo culto dell’istantaneità e dell’efficienza, mentre è il passo dopo passo dei piccoli gesti che ci fa prendere coscienza dei nostri bisogni.
“C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio. Prendiamo una situazione delle più banali: un uomo cammina per la strada. A un tratto cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge. Allora, istintivamente, rallenta il passo”. (Milan Kundera in 'La lentezza')
In questi giorni alcune persone hanno rallentato il passo, dandosi del tempo per camminare verso la sorgente. Le 180 candele possono brillare ma è il cuore che deve vibrare. Grazie perché questo aiuta anche me, prete, a non pensare di risparmiare cinquantatre minuti, ma a camminare adagio adagio verso una fontana...