Telemaco non si sbagliava
Telemaco non si sbagliava, è il titolo dell’ultimo libro di Luigi Maria Epicoco, una riflessione e meditazione sulla vita del figlio. La giovinezza, ci dice, non è una malattia che deve essere curata. Il primo compito dell'educazione è dare fiducia alla vita del figlio.
La giovinezza non dovrebbe nemmeno essere considerata un periodo delimitato della vita, quanto una risorsa illimitata della vita capace di mantenere la vita sempre viva. Nulla è infatti più tragico di una vita che in vita si manifesta come vita morta. Per Gesù è il peccato più grande: rinunciare al proprio talento. Ecco perché Epicoco può scrivere che «la giovinezza è il tempo dell'amore», nel senso che essa accompagna la vita nel suo dispiegarsi, come se fosse la sua linfa vitale, come una energia - l'energia del desiderio e dell' amore - che rifiuta l'ombra spessa della morte, il peso opprimente del passato, che preferisce l'orizzonte aperto del futuro alla schiavitù infernale del proprio Egitto.
Non a caso alcune pagine tra le più intense sono dedicate al "complesso di Egitto", ovvero a quella attitudine della vita umana a rivolgersi al passato come se fosse una catena dalla quale non ci si riesce a liberare, a preferire le proprie catene alla propria libertà. Cosa significa essere figli? Cosa vuol dire ereditare? Qual è il dono più grande della genitorialità? Come si snoda il processo di filiazione simbolica? Chi è il figlio giusto?
Quella di Telemaco agisce come una figura di figlio che riassume e risponde positivamente a questi interrogativi. Telemaco è il figlio giusto perché sa che la sua vita necessita di quella del padre per trovare la propria via. Omero nell’Odissea ce lo presenta sulla spiaggia, mentre attende il ritorno del padre, non ossessionato dal perché il padre è dovuto andare via.
È il figlio giusto perché interpreta l'essere figlio alla luce del compito etico dell'ereditare: fare nostro, davvero nostro, quello che abbiamo ricevuto dalle generazioni che ci hanno preceduto; intersecare la provenienza con la destinazione; inventare un proprio percorso personale riconquistando quello che gli avi hanno consegnato nelle nostre mani; non restare paralizzati nel conflitto cieco coi padri, ma riconoscere il debito simbolico che ci vincola a loro; non volere la pelle del padre ma stabilire con esso una nuova alleanza nel nome della vita.
Telemaco è il figlio che sa vivere nell'attesa, nella preparazione della venuta dell'Altro senza melanconia, ma con la forza di chi è pronto a un nuovo viaggio.
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