Fede è relazione
Don Michele Falabretti, prete bergamasco, guida il Servizio nazionale della pastorale giovanile dei Vescovi italiani ed è nel pieno dei lavori del Sinodo dei giovani.
“È interessante vedere – spiega – che ci sono movimenti e scambi di ricerca... La visione di una Chiesa in ascolto dei giovani e di una Chiesa maestra dei giovani non sono assolutamente in antitesi.
L’esperienza di ciascuno di noi ci dice che abbiamo apprezzato gli educatori che ci hanno ascoltato e ci hanno capiti. E da loro noi abbiamo appreso di più”.
“Credo che questa dimensione sia sempre esistita. Tanto più la Chiesa riesce a far emergere questa sua effettiva disponibilità nella pratica quotidiana di ascolto e attenzione per la vita dei giovani, tanto più la sua credibilità sarà forte. Forse – aggiunge – noi abbiamo immaginato che per spiegare tutto ciò che riguarda la nostra Fede, tutti i contenuti della nostra religione, avessimo bisogno di tanti libri e di tante parole. In realtà, i giovani che si sentono accolti e ascoltati riescono ad arrivare laddove li si vorrebbe portare, in termini di annuncio, con poche parole. Se infatti io mi dispongo all’ascolto, allora l’accompagnamento si trasforma in un’invocazione da parte dei giovani che accompagno. Sono loro a chiedermi di essere accompagnati. E allo stesso tempo sono loro che ci accompagnano perché ci portano il loro sentire: sono come le antenne, capaci di captare anche i segnali più difficili della cultura del nostro tempo”.
“Tutto ciò – precisa don Falabretti – ci aiuta a non chiuderci dentro il concetto della dottrina, dietro l’idea di una fede che si risolve solo nelle verità immutabili che vanno solo spiegate. E ci aiuta ad entrare in un concetto di fede che è relazione che si gioca nell’incontro tra le persone, come in effetti è stato il Vangelo di Gesù. Il Sinodo è davvero un cammino di conversione”, conclude don Falabretti “e spero davvero che diventi respiro di una Chiesa che insieme ai giovani continua a voler abitare questo tempo: non maledicendolo, ma considerando quello spazio tempo di grazia che ci viene offerto per vivere la cosa più bella che abbiamo: la vita e la fede nel Vangelo di Gesù”.