Il "rumore" dei giovani
È calato il sipario sul Sinodo dei Giovani: venticinque giorni di lavoro in Vaticano per 240 vescovi di tutto il mondo e 32 “uditori”, giovani ed esperti del settore. Un incontro intenso e vivace dove i giovani hanno “fatto rumore” sollecitati in questo dallo stesso papa - e hanno contagiato i vescovi con il loro entusiasmo - Ora la responsabilità di continuare torna alle diocesi, alle parrocchie, agli oratori: “Quello che è accaduto in Vaticano per 25 giorni – sottolinea don Emanuele Poletti, direttore dell’ufficio per la pastorale dell’età evolutiva (Upee) – dovrebbe continuare ad accadere qui, per portare a scelte concrete che siano utili e opportune per la nostra realtà, facendo ciò che è sostenibile per noi. Il documento finale offre un bello sguardo sulla realtà complessiva. Dall’altra parte indica che bisogna mettersi all’opera là dove si è”. Il Sinodo è iniziato nelle diocesi e con andamento circolare, alla fine ci torna.
Un cammino condiviso, adulti e giovani insieme, vescovi e laici, con pari dignità: è stata questa l’impressione delle persone che hanno partecipato all’assemblea.
“È stato interessante – sottolinea don Emanuele – il processo con cui il Sinodo è accaduto. Molti testimoni diretti mi hanno riferito di aver apprezzato il modo in cui è stato condotto: ognuno aveva diritto di parola, e ciò che dicevano veniva sempre preso in considerazione. Una prima indicazione arrivata alla fine – e ovviamente ce l’aspettavamo - è che la strada da percorrere nella pastorale giovanile è lunga e deve proseguire nei territori”.
Il documento finale, in attesa delle conclusioni di Papa Francesco, offre già alcune linee operative: “Dobbiamo continuare a costruire piccoli processi creando legami tra le generazioni, le responsabilità e i carismi, che in un modo o nell’altro si interfacciano con i mondi giovanili. Bisogna che gli adulti, ciascuno secondo la propria vocazione, si siedano intorno ad un tavolo e provino a interrogarsi e a lasciarsi provocare dai giovani”.
Particolare attenzione è stata data al tema della formazione, alla necessità di trovare spazi dove i giovani possano emergere e al loro protagonismo. E poi che posto occupa la fede nella vita dei giovani di oggi? “Il Sinodo – conclude don Emanuele – si è posto il problema, anche se non ha individuato soluzioni, ma rilanciando la necessità di ascolto, accompagnamento, contaminazione tra mondi diversi”, proprio come nelle frasi finali della Lettera dei padri sinodali ai giovani di tutto il mondo: “La Chiesa e il mondo hanno urgente bisogno del vostro entusiasmo. Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita. Siete il presente, siate il futuro più luminoso”.