L’isola dei famosi
Ho visto alcune inquadrature dei naufraghi dell’isola dei famosi nelle quali mangiavano avidamente con le mani quanta più pasta riuscivano a tenere.
Mi dicono che li si fa la fame ed è un’ottima occasione per chi vuole fare la dieta con risultati vistosi. Una fedele affezionata del programma mi ha spiegato che, come ricompensa di una prova, viene preparata una padella di cibo e, incominciando da chi l’ha vinta, parte il conto alla rovescia di due minuti e mezzo al termine dei quali non si può più mangiare.
Il primo comincia a mangiare; poi lascia il posto a un altro che lui indica e poi un terzo, un quarto... fino alla scadenza del tempo.
La fame gioca brutti scherzi lo sappiamo.
E allora i primi si avventano sul cibo senza calcolare troppo, con il rischio che gli altri rimangano senza, perché il tempo scorre (fugit irreparabile tempus, dicevano gli antichi e cioè: il tempo fugge) E infatti così avviene. Qualcuno resta escluso dall’abbuffata e dovrà attendere molto altro tempo prima di trovarsi davanti una pentola fumante. Eloquenti gli sguardi e le espressione di questi esclusi, anche se qualcuno di loro arriva addirittura a dire che non fa niente... forse perché è un po’ più gentile di altri.
Davanti a tutto questo mi chiedo: vuoi vedere che l’isola ci sta dicendo come vanno le cose nel mondo?
A quella pentola di pasta – i beni della terra – ci arriva qualcuno che comincia a papparsi tutto, non curante che altri – e nel mondo questi sono l’80% della popolazione – ne rimangano esclusi. Non sempre questi con gentilezza dicono: “non preoccuparti, non fa niente” anche perché a volte non hanno più nemmeno la forza di parlare. E noi, l’altro 20 % della popolazione che può permettersi di mangiare abbondantemente e, anche, di sprecare allegramente, non avevamo più meriti degli altri. Ci è andata solo bene.
Vuoi vedere che un programma come l’isola dei famosi, ci insegna qualcosa? Ma ce lo dovrebbe insegnare il buon senso, il senso di giustizia, la giusta attenzione ai problemi, il problema della fame e, anche, la fame di Vangelo.
Pensiamoci...
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