letterina 20090322

L'affondo

Cammino in salita


A dire il vero, noi non siamo molto abituati a legare il termine “pace” a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire:”quell’uomo si affatica in pace” , “lotta in pace”, “strappa la vita con i denti in pace”. Più consuete nel nostro linguaggio sono invece, le espressioni: “sta in pace”, “sta leggendo in pace”, “medita in pace” e ovviamente “riposa in pace”, La pace, insomma ci richiama più la vestaglia da camera, che lo zaino del viandante. Più il conforto del salotto che i pericoli della strada. Più il caminetto, che l’officina brulicante di problemi. Più il silenzio del deserto, che il traffico delle metropoli. Più la penombra raccolta di una chiesa, che una riunione di sindacato. Più il mistero della notte che i rumori del meriggio. La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia, rifiuta la tentazione del godimento. Non ha molto da spartire con la banale “vita pacificata”, non elude i contrasti. Si, la pace, prima che traguardo, è cammino, cammino in salita. Vuol dire che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste. Se è così occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito. Ma chi parte.


Tonino Bello

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