L'affondo
Spreco
Alla periferia della Pasqua, alla soglia della settimana decisiva, Gesù è a Betania e Maria gli unge i piedi con del nardo profumato, li asciuga con i suoi capelli, in silenzio, senza una parola: parlano le mani, la tenerezza delle mani (cfr.Gv12,1-8). Quel vaso di nardo era molto prezioso, valeva una cifra enorme, dieci volte ciò che daranno a Giuda per tradire Gesù. Perché questo spreco? Ma il Vangelo è pieno di questo richiamo a non calcolare, a non vivere con la logica del mercato. E’ un Vangelo pieno di spreco. C’è il seminatore che spreca la semente tra rovi e sassi e strade. C’è lo spreco di quella festa che il padre organizza per il ritorno del figlio prodigo e debole. Spreca il suo denaro quel padrone che dà la paga di un giorno a chi ha lavorato un’ora soltanto. C’è uno spreco d’amore quando Gesù ripete:” Amerai con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze” (Mt 22,37), ma l’amore o è eccessivo o non è. C’è uno speco di perdono nel cuore di Dio:” Fino a settanta volte sette, perdonerai” (Mt 18,22).
Nell’equilibrio illusorio del dare e dell’avere, il Vangelo in troduce lo squilibrio del dare per primo, dare in perdita, dare senza aspettare il contraccambio: a chi ti chiede la tunica, lascia anche il mantello; se uno ti chiede di accompagnarlo per un miglio, cammina con lui tutta la notte (cfr Mt 5,40-41). Il Vangelo ama lo spreco “per la vita”, perché questo mostra il volto dio Dio, un Dio che invia i suoi germi di vita a piene mani, senza contare né calcolare. Dio non è il grande calcolatore del consumo, non è il ragioniere dell’anima, non ha un cuore di mercante. Infatti, chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca avrà una ricompensa eterna.
Amare è dare: evangelicamente, dissennatamente, generosamente, divinamente dare, come Maria di Betania, e poi come Gesù: perché tutto ciò che dai con tutto il cuore ti avvicina all’assoluto di Dio.
Ermes Ronchi, Sulla soglia della vita
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