L'affondo
Di inizio in inizio
Pensavamo che il Vangelo avrebbe cambiato il mondo, che l’avrebbe capovolto, e invece siamo qui con guerre dimenticate, con odio esibito, con Abele sempre ucciso, e la bambina speranza è ancora vestita di stracci. Eppure non ci arrendiamo. Il Vangelo non ha ancora trasfigurato la storia, eppure riprendiamo testardi a tessere un filo di luce, un filo da aggiungere alla trama così breve e così fragile dei giorni dell’uomo.
Ho ricevuto un messaggio d’auguri da un amico:" Passare splendendo per un istante anche se nessuno guarda il tuo lucente sguardo".
Una madre ha atteso tutta la notte e il figlio non è guarito; una sposa ha pianto per giorni e giorni e il marito non è tornato. La ninfea è fiorita nello stagno e nessuno l’ha vista; un fiore è sbocciato nel bosco e nessuno ne ha gustato il profumo; un usignolo ha cantato nel buio incurante se qualcuno lo ascoltava; un monaco ha pregato lungo la notte anche se nessuno lo saprà mai. Essi stanno confezionando l’abito da sposa della nostra terra. Il loro lavoro non è arrivare o raccogliere, ma partire ogni giorno, seminare a ogni stagione. Mi dà forza questo scialo di bellezza e di speranza, e la sommessa bontà delle cose. Io credo alla primavera dei cuori, l’unica che non è questione di clima o di stagioni. La primavera dei cuori è un’operazione ardita.
Ogni pratolina, ogni margherita per sorridere lì in mezzo al prato, contenta dei suoi colori, ha dovuto attraversare notti e deserti, ha dovuto ingaggiare battaglie senza pietà. La primavera dei cuori libera le possibilità. Per guarire non c’è niente come perdere la propria vita di sempre, quella con lo stesso volto di sempre, scommettendo sulla novità che ci abita, sulla virtù degli inizi.
Fiorire, dunque. Fiorire è profonda responsabilità.
"Fiorire è il fine... Colmare il bocciolo, combattere il verme, ottenere quanta rugiada gli spetta, regolare il calore, eludere il vento, sfuggire all’ape ladruncola, non deludere la natura grande che l’attende proprio quel giorno.
Essere un fiore è profonda responsabilità." (E. Dickinson)
Ermes Ronchi
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