L'affondo
Morire per amore
Quando, nel 1996, i sette monaci di Notre-Dame de l’Atlas in Algeria- una piccola comunità di trappisti di cui quasi nessuno aveva mai sentito parlare - vennero rapiti e poi uccisi, l’opinione pubblica si commosse a tal punto che ci fu chi scrisse che "quei monaci in quaranta giorni avevano rievangelizzato la Francia". In realtà non furono i giorni di prigionia e la successiva morte brutale, ma piuttosto i lunghi anni di vita fraterna in mezzo ai credenti dell’islam a essere testimonianza e annuncio del Vangelo. Ne è riprova il fatto che oggi, a quasi quindici anni dalla vicenda, l’uscita di un film come Uomini di Dio ridesta in Francia (e non solo) l’interesse appassionato per quelle vite donate fino all’estremo: davvero - come ha saputo ben cogliere il regista Xavier Beauvois - l’elemento decisivo non sta nelle modalità dell’uccisione dei monaci, bensì nell’insieme della loro vita, culminata tragicamente al pari di quella di migliaia di algerini in quegli anni...
La portata spirituale dell’evento e della vita che l’ha preceduto, fa pensare all’intera esistenza dei sette monaci come "martirio dell’amore", come vita donata fino all’estremo. Non a caso, il processo di beatificazione avviato nella diocesi di Algeri accomuna i 19 religiosi, uomini e donne, uccisi in circostanze diverse in quegli anni. "Vi troviamo persone miti e persone forti, mistici e poeti, attivi e contemplativi, uomini e donne dediti agli umili servizi quotidiani e pionieri della missione, persone dotate di parola potente e altre ricche di silenzio contemplativo. Tutti testimoni dell’amore, del servizio, del dialogo. Il loro sacrificio è una benedizione di pace per la piccola Chiesa d’Algeria e per tutto il popolo algerino, il loro prossimo d’elezione." Questa umanità testimonia che la barbarie non è un fatale destino e che le religioni non sono i tizzoni che alimentano i nuovi conflitti mondiali. Alla scuola del vissuto di queste persone semplici impariamo che il rispetto della vita umana è il fondamento di ogni convivenza civile, perché solo l’amore, il perdono, la comunione assicurano un futuro a ciascuno e all’umanità nel suo insieme. I monaci di Tibhirine hanno scritto giorno dopo giorno la testimonianza credibile del martirio d’amore, la verità ultima di tutte le religioni:"Non c’è amore più grande che dare la vita per quanti si amano."
Guido Dotti, monaco di Bose
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