Sono rimasto solo. La chiesa, così grande, lo sembra ancora di più. L’apparato del Triduo, così solenne, sembra quasi incutere paura. Le candele, così numerose, anche se accese in parte, sembrano ciò che resta di una festa finita troppo in fretta, o mai iniziata veramente. E loro? Dove sono? Non è l’orario giusto? Sta venendo il temporale? Stanno finendo una settimana di lavoro e quindi sono stanchi? Nessuno… Mi viene in mente la domanda di Gesù ai suoi amici, quando lui stava male e loro a dormire:”Così non avete saputo vegliare un’ora sola con me?” Siamo stanchi, Signore, gli occhi si chiudono, non ti capiamo, ci chiedi troppo, stiamo pensando ad altro, ti sentiamo lontano… Potevano essere le scuse degli apostoli e quante ne potremmo aggiungere noi. “Non avete saputo vegliare un’ora soltanto?” E io che sono qui, non sono certamente migliore di chi non c’è. Ho questa opportunità che, certo, va anche scelta perché non è immediatamente facile, ma capisco che tutte quelle scuse sono anche le mie, rincarate magari dal pensare che, se si tratta di far bisboccia ci si sta, ma “perdere tempo” per adorare no. Sto qui; Signore, per me: ho così bisogno. Sto qui Signore, per la mia comunità, per i miei fratelli e sorelle nella fede; per chi fa fatica o non ha voglia di fermarsi; per chi ha chiuso con te; per chi vorrebbe essere qui e non può – perché ammalato, lontano, solo, schiacciato da preoccupazioni-; per chi non se la sente di riannodare un filo che si è spezzato... Stare qui anche per loro. E con loro, perché sto qui con te. Ah, qualcuno è arrivato. Grazie Gesù…
(preghiera di un prete-parroco nelle giornate eucaristiche)
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