E’ stato montato l’apparato del Triduo, con un’infinità di candele e luci che vogliono far corona al sole dell’Eucarestia. Vivremo le giornate eucaristiche (ex Quarantore) accendendo questi segni ma, soprattutto, accendendo i cuori, perché sarebbe un controsenso far brillare centinaia di candele e lasciar spenta la nostra presenza. Le riflessioni che seguono ci aprono al senso dell’adorazione eucaristica alla quale siamo tutti invitati, ben sapendo che non è una preghiera immediatamente facile, ma alla quale continuiamo ad invitare nei primi venerdì del mese e in occasioni particolari come questa. Adorare è voler ascoltare “Gesù dentro di noi”, significa prendere tempo per essere silenziosi e scoprire quanto siamo amati da Dio, nonostante tutto il peso della nostra vita passata, i nostri rifiuti, le nostre angosce, le nostre resistenze. Dio ci ama nonostante le ferite e le fragilità che ci portiamo dentro. La sua presenza è un punto di riferimento per tutte le nostre piaghe, per tutti i nostri disorientamenti. Dio è una certezza che mi fa sentire di essere amato con tutte le mie nullità, con tutto ciò che in me è bello e che io non so più vedere. Adorare è accettare Dio, che scelga con tutto se stesso di essere presente nella povertà e nelle grandezze del mio essere. Adorare è intuire il desiderio di Dio verso di me. Adorare è scoprire che Dio mi ama così come sono e che non devo essere perfetto per ricevere il suo amore. Ecco l’antica novità: Dio mi ama così come sono e anch’io ho il diritto e il dovere di amarmi così come sono. Adorare è fare la scelta di ciò che non appare agli occhi degli uomini, di ciò che non luccica, di ciò che non si può pensare di sostituire con il “vitello d’oro” fatto dalle nostre mani. Adorare è accettare Dio nella sua presenza povera, è scoprire il mistero dell’Incarnazione, perché Lui si è fatto come me, ed è proprio a partire dalla mia povertà che posso toccare Dio, posso sentirlo: sono immenso nella sua presenza. Egli è dentro il mio povero cuore e mi fa sentire che io sono la cosa più importante del suo amore. Solo quando avremo le pupille strette nello sforzo e per l’attesa di saper scorgere il volto di Dio, poi ci rimarranno dilatate, perché al suo apparire avremo fatto il pieno della luce e solo allora potremo parlare di Lui.
Adorare è...ciò che farai tu...
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