letterina 20110723

L'affondo 

La blogger Amina

Sono perlopiù giovani i manifestanti che hanno messo in discussione regimi e potentati a sud del Mediterraneo, innescando rivolte e cambiamenti impensabili fino a pochi mesi fa. Internet è lo strumento più usato dai giovani, capaci di muoversi con disinvoltura tra blog, twitter, messenger, youtube e quant’altro la rete mette a disposizione per comunicare e trasmettere informazioni. Senza dimenticare naturalmente Facebook e gli altri social network. Giovani e internet, dunque. Forze dirompenti e difficilmente controllabili.  E, infatti, non si sa ancora quale volto dare ai sommovimenti innescati nel mondo arabo-  tra religione e politica, desiderio di democrazia e occidentalizzazione dei costumi—così come, nello stesso tempo, diventa difficile comprenderne i confini.
In questo scenario, fa riflettere il caso blogger Amina — così l’hanno conosciuta un po’ tutti gli osservatori — omosessuale siriana che ha raccontato a più riprese sul blog, appunto, la rivolta nel proprio Paese. Ha appassionato tantissime persone, ha coinvolto tutti nel proprio destino e nei propri sentimenti, è stata anche arrestata...fino a scoprire che Amina non è mai esistita. Una bufala. Amina era una 40enne statunitense che si era semplicemente inventato tutto, o quasi. Una personalità virtuale, vicende e sentimenti non suoi, immaginati. Uno scherzo? Forse si può chiamare così. Ma la questione, in realtà, è maledettamente seria e riguarda la credibilità degli strumenti di comunicazione e in particolare di Internet, così diffuso, così facile da usare e nello stesso tempo estremamente complicato da gestire.
Già, perché la questione della verità e della credibilità è seria e proprio la rete, in proposito, presenta  molti “buchi”. Nella sua “democraticità” è un insieme di indicazioni/fonti tutte uguali, difficili da verificare. Si fatica a dare una gerarchia alle notizie; si fa fatica a verificare, come è accaduto per Amina: la bufala è stata scoperta per caso, quando l’unica foto della presunta blogger messa in rete è stata riconosciuta come quella di un’altra donna. La rete va presa con le pinze.  Il rischio non è solo quello di una “distrazione virtuale” (un mondo distante dalla realtà), ma anche quello più subdolo, di travisare il mondo vero, i fatti “duri e cocciuti” e di perdere la bussola  che ci orienta sulle strade della quotidianità.   

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