Caro San Giuseppe, come ben saprai nella nostra chiesa hai un posto particolare. I nostri nonni ti hanno voluto ricordare come papà e come lavoratore. Il bimbo in una mano e nell’altra gli attrezzi del tuo lavoro. Come se le due cose potessero restare unite. Come se la tua presenza potesse rassicurare che il percorso del diventare grandi è possibile. Ma in queste due caratteristiche vediamo anche il Santo e il Giusto. Ascolta: Ci pare esserci una differenza netta tra il santo e il giusto. Il santo rappresenta un’eccezione: la trascendenza irrompe nella sua vita e la sconvolge, la stigmatizzazione del santo è il segno di questa radicale trasformazione, non più io ma Dio che vive in me (cf. Gal 2,20). Il giusto invece può rappresentare la regola perché giusti possiamo esserlo tutti. Il giusto tuttavia non è una specie di santo laico, un eroe della patria, l’alternativa di una religione fondata solo sull’uomo. Abramo “credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia” (Gen 15,6). La giustizia del giusto è fondata sulla fede. Qui non si tratta solo della giustizia distributiva, della giustizia dell’equità di cui pure l’uomo ha bisogno. Ma di una giustizia superiore (cf. Mt 5,20) che ti fa perdonare laddove la legge richiederebbe una pena, che ti fa amare laddove saresti portato a odiare. Non c’è giusto che abbia solo amministrato il suo capitale e che non abbia anche investito i suoi talenti, che non abbia rischiato, che non ci abbia anche rimesso e perso, non c’è un giusto che non abbia anche – non una volta, ma cento volte - scommesso nella sua vita su Dio. Di questi giusti c’è bisogno: disposti al sacrificio, alla donazione di sé, uomini capaci di sperare e di credere, non freddi calcolatori, amministratori questi sì davvero “ infedeli” di una grazia che a loro oggettivamente non appartiene. In te, San Giuseppe, noi guardiamo il Santo e il giusto: le due cose insieme. Grazie allora, perché ci ricordi che la grazia può fare del carpentiere un capolavoro di giustizia e di santità. Può fare anche di noi, se vogliamo, persone che tengono tra le mani gli attrezzi di lavoro e il Bambino Gesù.
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