In principio non c’è la preghiera. In principio c’è l’amicizia: <<Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perchè è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli” ... vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perchè è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono>> (Lc 11,5-8). Sulla bocca di Gesù, l’amicizia è maestra di preghiera, <<amico>> è un nome di Dio, l’orante è l’amico del genere umano. In principio non c’è la preghiera, ma la vita: la carezza della gioia, la pressione del dolore, la fame di pane e di senso. Da qui nascono la supplica o la lode. Gesù racconta la preghiera come la vicenda di tre amici nella notte. Il primo esce di casa, è mezzanotte, cammina fino alla casa di un amico e bussa. Non chiede per sè, ma per un terzo amico che a sua volta ha camminato nella notte, guidato dalla bussola del cuore:<<Amico, dammi del pane, perchè è arrivato un amico>>. Bellissima questa circolazione d’amicizia, che ti porta ad amare perfino la notte, popolata non da paure ma da affetti. Ed ecco che nella parabola, nel sogno di Gesù, questo mondo e le sue notti, ricche di amici, povere di cose, si coprono di una rete di strade che ci portano da casa a casa, da cuore a cuore. Il cuore si copre di una rete di significati buoni. Ma anche di gesti concreti. La preghiera, infatti, si articola su due verbi: chiedere e dare. Chiedere è il verbo della nostra povertà che va in cerca della ricchezza dell’Amico. Dare è il verbo umile e forte con cui sempre nel vangelo si traduce il verbo <<amare>> (non c’è amore più grande di chi dà la vita...). L’amico chiede per dare, per essere nella vita datore di vita. La preghiera, come l’amore, apre il circuito del dono. Il mendicante di pane non si vergogna della sua povertà: davanti a Dio ho il diritto di essere debole e povero; posso tendere in alto le mani, nel gesto di cerca di aggrapparsi alla roccia perchè sta per essere sommerso dalle acque, proprio perchè non sono forte. Se essere debole fosse una colpa, non avrei neppure il diritto di pregare. Povertà è l’occasione, amicizia è condivisione: prego perchè amo, prego perchè sono povero. Chiedere il pane significa chiedere ciò che ci fa vivere e che ha i suoi granai nella casa di Dio.
da Ermes Ronchi: Come un girasole
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