letterina 20120331

Cristiani, mai contro

Quando si parla delle persecuzioni contro i cristiani, soprattutto in Paesi come il Pakistan dove vige la legge contro la blasfemia, viene spontaneo chiedersi come sia possibile che nel 2012, avvengano ancora simili misfatti contro Dio e contro l’uomo...D’altronde, a chi poteva aver nutrito l’illusoria convinzione di potersene stare in pace dopo il battesimo, è bene rammentare che il segno più qualificante dell’identità cristiana è la persecuzione. <<Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. >> (Mt 5,11-12). Sebbene la persecuzione sia, umanamente parlando, una sventura, nella fede essa rappresenta la parresìa di molte comunità cristiane presenti oggi in Africa, in Asia e, soprattutto, in Medio Oriente. La parassìa è un termine greco antico che indica, in generale, la loquacità e, più in particolare, la libertà di parola, la franchezza, l’imparzialità di discorso e di giudizio. In una sua celebre lettera, don Tonino Bello, scriveva che la parresìa <<è il parlare chiaro, senza paura, difronte alle minacce del potere…. con tutta franchezza e senza impedimento. Senza peli sulla lingua. Senza sfumature per quieto vivere. Senza mettere la sordina alla forza della Verità>>...Se da una parte è comunque doveroso che i cristiani si sentano sempre solidali con le comunità cristiane presenti nei Paesi più a rischio, è altresì giusto ricordare che non è aderente allo stile evangelico schierarsi contro qualcuno, tanto meno contro una religione. L’identità del cristiano è dialogica, fondata sull’impronta trinitaria di Dio, presente in ogni uomo. Ne consegue la ricerca con tutti di un terreno comune per vivere e lavorare insieme. Gesù Cristo ha chiesto agli apostoli di sostituire i rapporti di forza con l’affermazione dell’amore, quelli del dominio con quelli del servizio, quelli dell’interesse con quelli della generosità. Don Tonino Bello chiedeva: <<Se essere cristiani fosse un delitto, e voi foste condannati in tribunale accusati di questo delitto, riuscireste a farvi condannare?>>. Chissà, forse molti di noi, per mancanza di testimonianza, commentava provocatoriamente don Tonino, sarebbero prosciolti da ogni addebito, senza ulteriore rinvio a giudizio, per insufficienza di prove.

Da un articolo di Giulio Albanese, sul Messaggero di S. Antonio, recapitato da un partecipante alla messa di Domenica

 

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