letterina 20120818

Messa, messe e due paroline...

In alcune messe di giorni feriali ci si sorprende per la numerosa partecipazione. E qualcuno commenta dicendo: era la messa del tale... che ha molti parenti.
A parte che la messa non è mai del tale o della tale, ma è il grazie di Cristo al Padre, nel quale poi chiediamo un aiuto nella preghiera anche per i defunti (e qui troviamo il senso delle norme diocesane su “i
nomi nella messa”), ma mi domando: ci si muove per ricordare un “morto”, ma ci rendiamo conto che la messa è la festa del Risorto (cioè di un “vivo”?)
Come troviamo il tempo per andare, in un giorno feriale, perché c’è la messa del papà, della zia, del nonno, dell’amico...morti, non possiamo trovarlo per celebrare un Dio vivo?
Non dico di non partecipare alle messe per il caro estinto, ma di partecipare anche alle altre. Cioè: il richiamo di un vivo -il Cristo- dovrebbe essere più forte del richiamo di un morto.
So che qualcuno potrebbe dire: faccio già fatica ad andare la Domenica, figuriamoci nei giorni feriali… Ma la sfida è proprio qui: renderci conto che c’è una Parola e un Pane che non attendono la “festa comandata” per essere accolti, ma ci vengono offerti ogni giorno, sia che la messa abbia l’intenzione per un defunto con tanti o pochi familiari, sia che non l’abbia.
Come ci “portiamo avanti” per avere la messa il tal giorno per i nostri cari, perché non potremmo “portarci avanti” con una presenza anche nei giorni feriali?

 

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