Eppure...
La stessa sera in cui la tipografia ci dava la Lettera stampata che in questi giorni viene distribuita nelle nostre famiglie, gli occhi di tantissime persone erano fisse sul comignolo della Cappella Sistina, per la fumata bianca. Un gruppo della nostra Comunità era a Mozzo, per l’incontro del Vescovo Francesco con i cate chisti del Vicariato e proprio lì abbiamo vissuto insieme l’attesa e la gioia dell’elezione del nuovo Papa. Sul Bollettino ci sono alcune pagine dedicate a Benedetto XVI, introdotte dall’ editoriale: “Dove posare il capo”. E dal capo ripartiamo anche con Papa Francesco, quel capo chino a ricevere la benedizione di tutto un popolo per il Vescovo di Roma. Ma non è tutto. Abbiamo ancora in mente e nel cuore le immagini di Giovanni Paolo II, soprattutto negli ultimi tempi, malato, anziano, provato, muto. Veniamo da un Papa che non ha paura di riconoscere pubblicamente il venir meno di un vigore del corpo e dell’animo e, per questo, di aver deciso, con la sua coscienza e davanti a Dio, di rinunciare al ministero affidatogli. Gli occhi di tutti, nell’era di internet, si focalizzano su un camino con del fumo che arriva da una stufa, come quella delle case di tante case. Un gabbiano per due volte si posa su di esso e picchetta il tettuccio. L’Habemus Papam è fatto dal Protodiacono Tauran, un Cardinale con il morbo di Parkinson che fa accelerare le parole e irrigidire i movimenti (e lo si è visto e sentito bene). Il nuovo papa ha un polmone solo, ha già 76 anni e prende il nome del poverello di Assisi. Realtà semplici, addirittura dimesse, povere, fragili. Eppure… In questo “eppure” c’è tutta la forza dei segni che attirano i cuori e che rivelano come la Chiesa non sia forte in se stessa, ma in Colui che le dà vita. E quel capo chinato per essere benedetto, ci riserverà molte sorprese.
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