Una fede nuda
Una fede nuda non ha bisogno di tante teorie. Le bastano poche cose. Poche come le dita di una mano. Ho provato a scandirle, dentro di me.
Semplice è chi è essenziale, chi passa dalla porta stretta da solo, perché la porta diventa stretta solo perché cerchiamo di passarci tutti insieme.
“Siate leggeri come gli uccelli, non come le piume” diceva Paul Valéry. Leggero è chi toglie il nocciolo della vita. La leggerezza richiede un lavoro profondo, una disciplina interiore...come l’andatura di quelle donne africa ne che, con una brocca in testa, trasportano l’acqua al villaggio. “Sognai talmente forte che mi uscì sangue dal naso” dice una frase di Fiume Sand Creek di Fabrizio De Andrè. Il sogno chiede sforzo, addirittura il sangue dal naso. Amo chi cammina e guarda un metro oltre l’orizzonte, solo un metro. Quel metro in più separa quelli che hanno paura da quelli che hanno coraggio di vivere.
Se non c’è più nulla da fare, se hai paura, c’è una cosa che puoi fare sempre: tornare sulla strada...con uno zaino leggero. Io ci metterei due cose: un pezzo di pane e la Bibbia, perché non c’è nulla di più creativo della parola di Dio. Sulla strada serve poi trovare il passo... Infine ci occorre lo sguardo: in genere chi guarda troppo in alto o troppo in là, cade. La profezia è di coloro che sanno guardare in profondità.
Nella sura di Miriam, secondo il Corano, c’è una visione di Maria molto bella. S’insiste sul fatto che viene visitata dallo Spirito e ne rimane gravida. Lei accetta questo mistero, mentre la sua famiglia non l’accetta. Così quando Miriam sa che è il momento se ne va nel deserto. Lì partorisce da sola. Ma Dio manda l’angelo Gabriele. Maria si appoggia ad un albero di datteri e l’angelo fa maturare i datteri e fa sgorgare una vena d’acqua perché si lavi. Don Luigi Verdi
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