letterina 20160102

Canta e Cammina

CantaeCammina

Inizia un nuovo anno, un nuovo viaggio. Parlare di viaggio, o di cammino, significa parlare della vita umana. L’uomo nasce sulla terra come nomade: senza una città, né accampamenti, un essere sempre in moto, come d'altronde è sempre in movimento la natura intera. Il suo perenne vagabondare dimostra che il nomadismo appartiene alla sua natura. E’ quel moto interiore sempre impaziente e incapace di stasi... è quel moto interiore mai sazio che si chiama desiderio che fa dell’uomo un essere irrequieto.
La fatica dell’uomo, per tutta la vita, sarà quella di disciplinare il proprio desiderio; di orientarlo e di dargli un senso, una direzione. La fatica dell’uomo sarà quella di trasformare in itinerario ciò che rischia di essere solo erranza; la sua fatica sarà di rendere via ciò che sembra precipizio; di aprire un cammino, là dove tutto è segnato dal vuoto; di far crescere una comunione, una “compagnia di viaggio” in quel terreno informe e sterile del vagabondare. In verità è la vita stessa, nelle sue necessità oggettive che impone all’uomo di viaggiare: a volte per ragioni solo commerciali e cercare di vendere i propri manufatti; per ragioni politiche, per stipulare nuove alleanze e rinnovarle; o per ragioni di cruda sussistenza e cercare acqua, cibo, benessere e pace, là dove tutto questo non è dato.
Il fenomeno delle recenti migrazioni continua a testimoniarci con viva durezza la verità di tutto questo. Quando il cammino è segnato dalle sole ragioni della necessità è il dolore che prevale. Solo a noi occidentali che apparteniamo all’emisfero ricco del mondo è concesso il lusso di poter camminare e viaggiare per ragioni di piacere, di cultura, di studio, di curiosità. Spesso il cammino non ha nulla di romantico; non di rado nasce dal dolore. Il cammino rivela all’uomo tutta la sua incapacità di porre rimedio alla sua inquietudine. Il cammino comporta sempre un dolore. Il più evidente è il dolore del distacco dai luoghi amati, dalle persone amate. Non esiste cammino senza prezzo. Non c’è cammino fatto di sole gioie.
Sant’ Agostino descrive con grande capacità letteraria questo aspetto paradossale del cammino: l’unione degli opposti speranza e sofferenza.

Così scrive Agostino nel Discorso IV,256:

Come sogliono cantare i viandanti: Canta e cammina.
Non amare la pigrizia: cammina! Ma consolati dalla fatica: canta!
Cosa vuol dire “Cammina”? Avanza e non fermarti.
Cosa vuol dire “Canta”? Avanza nel bene!
Come sogliono ripetere i viandanti: Canta e cammina.

Auguri e benedizione

 

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