Maschio e femmina li creò...
Il testo biblico della Genesi non parla di "uomo e donna", bensì di "maschio e femmina".
Questo è un dettaglio importante, poiché suggerisce che la realtà ontologica del "uomodonna" ha bisogno di scaturire dal "maschio-femmina" e non è considerata come un elemento dato, ma deve emergere da una singolare elaborazione della differenza tra maschio e femmina. Noi siamo in realtà maschi e femmine, come la natura ci ha creati. Per diventare uomo e donna cresciamo lungo un percorso che solo il genere umano è in grado di compiere e che dipende da aspetti culturali, ambientali, relazionali, ecc. La genesi ci invita, quindi, a considerare che la differenza dei sessi nella pienezza della sua realtà antropologica, implica un processo ed una elaborazione.
Come dice Jacques Maritain, "il sesso fonda soltanto la differenza animale, per quanto importante ed immediatamente evidente possa essere, ma non fonda le differenze propriamente umane tra l'uomo e la donna".
Nel contesto attuale l’accoglienza delle differenze sembra a rischio, minacciata da una prepotente tendenza all’omologazione, persino tra uomo e donna. Lo stesso papa Francesco ci invita a non rimuovere le differenze, oggi messe in discussione da alcuni sviluppi degli “studi di genere” comunemente indicati come “teoria del gender”.
Questa sostiene che non esistono differenze biologiche tra femmine e maschi, essendo la femminilità e la mascolinità costruzioni culturali indotte, dalle quali bisogna liberarsi per stabilire una autentica uguaglianza tra gli essere umani. In quest’ottica, la parola gender va contrapposta alla parola sesso, che si riferisce, invece, alle differenze biologiche tra maschi e femmine. In altri termini, nella coppia sesso-genere, il primo indica la contrapposizione tra l’anatomia dell’uomo e della donna (sesso), mentre il secondo riguarda i costumi, i compiti ed i ruoli che vengono attribuiti al maschile e al femminile (genere).
Nel dibattito sulla teoria del gender, si contrappongono spesso un riferimento fissista alle differenze dei sessi, date come elementi rigidi, ed un riferimento “liquido” che si traduce nell’indeterminata trasformazione di una base corporea sempre da riscrivere.
I sostenitori della teoria del gender oppongono frontalmente natura e cultura, tolgono al corpo la sua consistenza, negano la differenza sessuale a vantaggio di un costruttivismo. Nella prospettiva di quest’insieme di teorie, le identità sessuali si riducono ad essere mere convenzioni culturali, dunque arbitrarie e quindi revocabili e la pretesa dell'uomo ad autodeterminarsi si scontra con il corpo sessuato, indice assoluto della nostra finitudine...
Il dibattito è dunque aperto e ci fa percepire l’urgenza di un’antropologia che integri tutte le dimensioni costitutive dell’essere umano: il corpo, la psiche, la società, la cultura e, soprattutto, la libertà come regista. Ma è necessario ricordare che la libertà diventa costruttiva quando è unita alla responsabilità: “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati alla libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri” (Gal 5, 13).