letterina 20180325

A nudo...

Ogni volta che, la Domenica della Palme e poi il Venerdì Santo, ascolto la Passione, un nodo mi si stringe in gola. Non che non sappia che la mattina di Pasqua ci sarà un lieto fine, non che non sappia dove conduce la via della Croce ... ma non mi riesce di rimanere indifferente o di assopirmi nel disincanto, pur dopo tanto tempo e tante volte, quando penso che tutto questo è successo anche per me, perché anch'io potessi vivere di nuovo. Ogni volta che, la Domenica della Palme e poi il Venerdì Santo, ascolto la Passione, un nodo mi si stringe in gola. Non che non sappia che la mattina di Pasqua ci sarà un lieto fine, non che non sappia dove conduce la via della Croce ... ma non mi riesce di rimanere indifferente o di assopirmi nel disincanto, pur dopo tanto tempo e tante volte, quando penso che tutto questo è successo anche per me, perché anch'io potessi vivere di nuovo. Come accadde allora al misterioso ragazzo, che - non si sa come - si trovava lì vestito soltanto d'un lenzuolo (Mc 14,51: in lui gli interpreti hanno creduto di ravvisare la presenza dell'evangelista stesso, per il tratto del tutto personale di una simile osservazione), anch'io vengo messo a nudo, ricondotto a me stesso, spogliato della corazza, ben più di un lenzuolo, che avvolge il mio cuore intorpidito. Allora posso rivivere appieno quei tre giorni che hanno cambiato per sempre la storia del mondo e anche la mia. Ogni personaggio con cui mi identifico, ogni sguardo che cerco di far mio, ogni voce con cui mi metto a dialogare, bussano con insistenza alla porta della mia coscienza, rilanciando senza sosta l'eco di una sola domanda: «E tu?». E tu cosa avresti fatto, da che parte saresti stato? Non sei forse, anche tu, tra quelli che si dicono, ancor oggi, suoi amici? Il ragazzo in questione, perso il suo lenzuolo, fugge, come quasi tutti gli altri: e tu, una volta messo a nudo davanti a te stesso e davanti a Dio, hai il coraggio di continuare a seguire quello che chiami tuo Maestro, anche solo da lontano, in compagnia di Pietro (almeno finché regge lui), dentro il cortile del Sommo Sacerdote? Allora mi chiedo se anche a me basta l'obiezione di qualche sconosciuto o l'insinuazione di un amico per mettere in crisi la mia fede. E mi domando cosa avrei risposto davanti alle alternative poste da Pilato e che posizione prendo oggi davanti a quelle che la vita mi sottopone senza tregua. Giunto nel Pretorio, cosa avrei fatto davanti all'ignobile spettacolo della flagellazione? E cosa faccio, oggi, quando la violenza miete silenziosa le sue vittime, forse anche dietro la porta accanto?  Infine, avrei avuto il fegato, o almeno il cuore, di incamminarmi con le donne, le uniche rimaste, lungo la via del Calvario? E cosa avrei fatto, una volta arrivato in cima, mentre i soldati inchiodavano alla croce il mio Maestro, il mio amico e me lo ammazzavano sotto gli occhi? Cosa avrebbe scatenato, cosa scatena ora, nel profondo del mio animo, ascoltare le sue ultime parole, la sua invocazione al Padre, la sua preghiera e il suo grido? 

don Giovanni Gusmini

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